Il paradosso Usa e la (ri)nascente Europa

L’immagine dei presidenti americani ancora in vita ai funerali di Jimmy Carter il 9 gennaio scorso simboleggia un’epoca di straordinaria crescita economica per gli Stati Uniti, nonostante l’ascesa di Cina, India e America Latina.
Il Pil americano, dopo un calo al 21% dell’economia mondiale post-Grande Recessione, è risalito oltre il 26%, mentre quello dell’Unione Europea è sceso dal 25% al 13,4%.
Tuttavia, al di là del successo finanziario e tecnologico, l’America affronta vulnerabilità geopolitiche che mettono l’Europa di fronte a una scelta inevitabile: diventare un’entità politica e militare più coesa o rimanere in balia degli eventi.
Dal 1999 l’America ha vissuto un declino nella politica estera e un crescente indebitamento pubblico. Quell’anno segna l’ultimo successo chiaro con l’intervento in Kosovo, che evitò un disastro umanitario.
Tuttavia, dal 2001, con l’11 settembre, iniziano errori strategici: la guerra in Iraq, basata su false prove, e il lungo conflitto in Afghanistan, entrambi costosi e fallimentari.
Il ritiro caotico dall’Afghanistan nel 2021 rafforzò la percezione di debolezza americana, incoraggiando l’invasione russa dell’Ucraina. Intanto, il debito federale è passato dal 54% al 122% del Pil, con le guerre che hanno contribuito in modo significativo al deficit.
Negli ultimi decenni, l’America ha accumulato sconfitte in politica estera e un crescente deficit pubblico. La Grande Recessione, le guerre, la crisi finanziaria e il Covid hanno spinto il debito al 132% del Pil, mentre la politica estera ha registrato errori gravi: l’espansione russa dopo l’integrazione nel G8, le fallite Primavere Arabe, il caos in Libia e Siria e l’inesorabile avanzata dell’Iran in Medio Oriente.
Obama ha sottovalutato Putin, e dopo l’annessione della Crimea nel 2014, l’Occidente ha risposto con sanzioni deboli. Tuttavia, Biden ha ottenuto un successo con la difesa dell’Ucraina, contrastando Putin e infliggendo danni enormi alla Russia. Ora, solo un ritorno di Trump potrebbe offrire a Mosca un’uscita vantaggiosa dal conflitto.
Il paradosso Usa
L’America vive un paradosso: mentre colleziona successi tecnologici ed economici, accumula sconfitte geopolitiche e un debito sempre più insostenibile. Il deficit americano richiede un crescente afflusso di denaro dall’estero, rendendo il Paese vulnerabile. Trump promette nuovi tagli alle tasse, aggravando ulteriormente la situazione. Il segno negativo di Wall Street e la conseguente recessione ne è la cartina al tornasole.
Indipendentemente da Trump, gli Stati Uniti si sarebbero comunque ritirati dagli impegni in Europa. Di conseguenza, l’Europa non ha altra scelta che rafforzare la propria sovranità politica e militare. L’illusione di un’America sempre garante della sicurezza europea è finita: l’Italia e l’UE devono decidere se assumersi nuove responsabilità o restare irrilevanti.
Trump, con il suo atteggiamento da gangster globale, sta paradossalmente facendo nascere una nuova Europa. Ricattando l’Ucraina, minacciando gli alleati e minando la solidità economica americana, ha costretto l’Europa a una presa di coscienza senza precedenti.
In soli 45 giorni, l’UE ha accelerato il proprio processo di definizione, riconoscendo che la sicurezza collettiva conta più delle singole nazioni. Da decenni, l’Europa ha garantito la pace tra popoli che un tempo si combattevano. Ora, però, deve trasformare questa unità da ideale in realtà concreta, accettando la responsabilità di proteggere se stessa.
L’Europa, spinta dall’urgenza creata da Trump, si sta finalmente muovendo sulle due questioni decisive: difesa e debito. L’illusione di poter contare per sempre sull’ombrello americano è svanita, e ora l’UE deve costruire la propria sovranità strategica.
L’approccio scelto è quello delle “avanguardie”: chi è pronto avanza, gli altri possono aggregarsi più tardi. È il metodo che ha già funzionato con l’euro e che ora si applica alla sicurezza collettiva. La Commissione UE propone debito comune per finanziare il riarmo, mentre Francia, Germania e Regno Unito – al di là delle loro differenze politiche – convergono su una strategia condivisa.
L’Europa sta affrontando la sfida più grande della sua storia recente, costretta dall’ostilità dell’amministrazione Trump-Vance a ripensare la propria strategia di sicurezza e autonomia.
Le principali direttrici dell’azione europea sono chiare:
- Mantenere la NATO in vita il più a lungo possibile, pur preparandosi a un futuro in cui la difesa europea sarà indipendente dall’ombrello americano.
- Evitare scontri diretti con Trump, mantenendo con lui un rapporto diplomatico, nonostante le sue posizioni ostili. Starmer e Macron stanno gestendo questa linea con grande abilità.
- Non cedere ai diktat americani, rispondendo con fermezza agli attacchi verbali e politici di Washington, senza però compromettere irrimediabilmente i rapporti transatlantici.
- Difendere l’Europa nel suo insieme, riconoscendo che il confine dell’UE si estende fino all’Ucraina e alla Groenlandia, e che la resistenza ucraina è anche una battaglia per la sicurezza europea.
- Accelerare il processo di sovranità europea, ispirandosi all’appello di Mario Draghi. Questo significa incontri ad alto livello, la creazione di un contingente militare europeo (guidato da Francia e Regno Unito, ma aperto ad altri) e la storica decisione della Germania di superare il tabù del debito per finanziare il riarmo e accettare la protezione nucleare franco-britannica.
Questa reazione mostra che l’Europa sta imparando a difendersi da sola. L’era della dipendenza totale dagli Stati Uniti è finita: ora è il tempo della costruzione di una nuova sovranità.
Il dibattito sulla sovranità europea e sulla nuova centralità dell’UE sta ridefinendo gli equilibri politici del continente, mettendo alla prova le leadership nazionali, comprese quelle italiane.
Le principali sfide per l’Italia:
- Giorgia Meloni è in difficoltà di fronte alla rapida evoluzione dell’Europa. La sua strategia di “ponte” tra UE e USA è stata travolta dall’accelerazione impressa da Trump. Non ha ancora aderito a nessuna delle iniziative europee di difesa e sicurezza, mostrando esitazione proprio nel momento in cui gli altri leader si muovono con determinazione.
- Il concetto di “sovranismo europeo” rappresenta per lei un paradosso difficile da digerire. Ha sempre combattuto l’idea di un’Europa sovranazionale, ma ora vede che è l’unico sovranismo davvero efficace. La domanda è se riuscirà ad adattarsi a questa nuova realtà o se resterà ancorata alle vecchie posizioni.
- Elly Schlein ha perso un’occasione storica per affermare la leadership del PD nell’europeismo. La sua ambiguità su difesa e riarmo ha rafforzato la percezione di un partito incerto, mentre i leader europei della sinistra, come Starmer e i socialisti europei, hanno scelto una linea chiara.
- Il rischio per l’Italia è l’irrilevanza, mentre Francia, Germania e Regno Unito guidano il nuovo corso europeo.
L’Europa si sta muovendo, e chi non è pronto rischia di restare indietro.