Un mese in Germania durante la guerra

Un mese in Germania durante la guerra

Un inviato di guerra d’eccezione, un giornalista passa un mese in Germania all’inizio della Grande Guerra, quando  l’Italia era ancora neutrale.

Il libro di oggi è di Luigi Ambrosini.  Fu giornalista per La Stampa. Fu un polemista vivace e autore di opere come Fra Galdino alla cerca (1920) e Teste di legno contemporanee (1920).

Nacque a Fano il 2 novembre 1883 e studiò a Bologna sotto la guida di Carducci, Pascoli e Acri, laureandosi nel 1906. Amico di Renato Serra, si distinse per un approccio critico indipendente, rifiutando sia il crocianesimo sia il neoromanticismo e il decadentismo. Collaborò con La Voce di Prezzolini, dove si occupò di temi letterari, politici e giornalistici, ma rimase culturalmente isolato.

Sostenitore di Giovanni Giolitti, si allontanò dalle posizioni di Prezzolini e Salvemini, criticandone il dottrinarismo. Partecipò come inviato alla campagna libica del 1911 e divenne articolista de La Stampa, difendendo la politica giolittiana su varie testate. Inizialmente contrario all’intervento dell’Italia nella Prima guerra mondiale, temeva un’eccessiva retorica interventista.

Si oppose al fascismo, tanto che sulla rivista Il maglio venne dato ordine ai fascisti torinesi di schiaffeggiarlo. Morì a Torino il 10 dicembre 1929 a 46 anni, ma La Stampa, ormai controllata da Giovanni Agnelli e diretta da Curzio Malaparte, non pubblicò alcun necrologio ufficiale, tranne un annuncio mortuario a pagamento della famiglia.

Questo testo è una sintesi della prefazione di Luigi Ambrosini al suo libro Un mese in Germania durante la guerra, raccolta di corrispondenze inviate a La Stampa tra febbraio e marzo.

L’autore chiarisce che il volume non è un’analisi politica, ma una serie di impressioni e osservazioni dirette sul clima tedesco durante il conflitto.

Ambrosini respinge l’accusa di eccessivo ottimismo, sottolineando che il suo giudizio finale è pessimista e che il contributo del collega Felice Rosina rafforza le preoccupazioni sulla politica tedesca. Riconosce la tragedia della guerra e la devastazione che lascerà su tutti i popoli coinvolti, sottolineando il sentimento di comune sofferenza.

Descrive la Germania come una nazione dalla straordinaria capacità di resistenza, grazie alla sua disciplina, organizzazione e spirito patriottico. Pur non affermando che la Germania vincerà, ne riconosce la forza e la determinazione. Il testo si conclude con un riferimento alla difficile attesa dell’Italia, ancora incerta sul proprio ruolo nel conflitto.

Sono 150 pagine da leggere, un focus sui temi della guerra che fa riflettere su tutte le ingenutà dei ragionamenti di geopolitica di oggi sulle guerre attuali.

Un inviato all’estero che con il tipico stile giornalistico immediato, senza chiose e artifizi letterari, ci porta dentro la tragedia della guerra. la sua intima stupidità, come più volte ha detto il nostro amato Papa che ora un malessere fisico blocca al decimo piano del Gemelli.

Da leggere scaricando da qui

Roberto De Giorgi

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