Il punto di vista di un’insegnante, tra sagge riflessioni ed alcune perplessità

Il punto di vista di un’insegnante, tra sagge riflessioni ed alcune perplessità

  Il punto di vista di un’insegnante, tra sagge riflessioni ed alcune perplessità: un libro per comprendere cosa significa insegnare …

La scuola raccontata al mio cane – Paola Mastrocola – Libro – Guanda – Le fenici rosse | IBS

Questo il titolo del libro di Paola Mastrocola, torinese di nascita, autrice di molti testi tra cui Una barca nel bosco, con cui ha vinto il prestigioso Premio Campiello.  Insegnante di Lettere che sa e conosce bene l’istituzione scolastica, è vissuta tra l’evoluzione e involuzione, cambiamenti, riforme e innovazioni, insieme all’amore, la dedizione per i suoi studenti e per il suo meraviglioso mestiere. A tal proposito, parla di cosa voglia dire insegnare, trasmettere saperi e studiare per capire, ma soprattutto permettere ai ragazzi di avere mezzi e strumenti a disposizione per la loro personale formazione:” […] credo che le finalità di un insegnante sia quella di insegnare meglio che può”. Non esistono dei fini espliciti come afferma l’autrice, anzi, avviene tutto in una silente connessione tra alunno e maestro:” C’è un enorme valore del silenzio dentro il verbo insegnare”. Proprio come avviene in uno straordinario film, Karate Kid, la storia di un ragazzino che vuole imparare il karate, e trova in un saggio maestro giapponese la chiave per far avverare il suo sogno. L’autrice, per chi non lo avesse visto o conosciuto, ne riporta il racconto di una piccola parte, ma fondamentale e centrale per comprendere il senso del film, il valore di quell’“implicito”, e cosa deve fare un insegnante per saper di aver “colto nel segno” l’obiettivo: Il maestro lo accetta come allievo e gli dice di presentarsi il tal giorno per la prima lezione.

Ma poi, invece di fare lezione, gli ordina di dipingere la palizzata che circonda la sua casa, e gli mostra per bene il gesto con cui deve muovere il pennello su e giù lungo il legno. Il ragazzo, un po’ malvolentieri, esegue. Quando ha finito, spera che il maestro gli darà lezioni di karate. Ma il maestro gli chiede di dipingere anche il retro della palizzata, e poi di dare una seconda mano […]. Così per giorni e giorni. Il ragazzo è ormai al limite della sopportazione, quando finalmente il maestro accetta di dargli la prima lezione. Gli mostra i primi movimenti che dovrà saper compiere con le braccia e… di colpo, vediamo che il ragazzo li conosce già, perché sono quegli stessi gesti che ha dovuto imparare per dipingere la palizzata […]. Di colpo capiamo che il maestro gliele aveva già date le lezioni di karate, senza che l’allievo se ne accorgesse, anzi, proprio nel momento in cui l’allievo pensava di perdere tempo e di essere preso in giro. Questo è insegnare”.

…  STUDIARE E CONOSCERE, IN UN MONDO IN CUI “L’IDEA DI STUDIO È RADICALMENTE INATTUALE”

Paola Mastrocola  continua raccontando il rapporto con un suo maestro, un suo carissimo insegnante di italiano nel triennio del liceo: un uomo entusiasta del suo lavoro, appassionato e che sapeva appassionare aprendo il libro e cominciando a parlare, dai suoi occhi e dalla sua voce trapelava il lume della sua interiorità, un sorriso gioioso di chi non avrebbe potuto trovarsi altrove; uno studioso di Dante, che nel libro viene chiamato “maestro-studio”, colui che era riuscito a trasmettere l’unico vero senso del trascorrere del tempo sui libri : amore puro e una vita di passioni.  Dal latino, “studeo” che, oltre alla parola passione, significa zelo e costanza; come ci dice l’autrice, valori oramai non più radicati nel contesto in cui oggi ci troviamo a vivere. In una società che richiede sempre più velocità, movimento, dinamismo e “performance”, di certo non c’è più spazio per rimanere concentrati, per sviluppare una mente “ferma”, salda e focalizzata sul suo compito e costante, in grado di dedicare molte ore, pomeriggi interi, allo studio.

 La scuola a sua volta si è e poi adattata alle richieste della società, del mondo del lavoro, divenendo sempre più orientata ad accrescere competenze, piuttosto che trasmettere conoscenze; meno sostegno alla crescita culturale e personale degli studenti, molta più  incentivazione di menti “smart”, svelte, veloci e flessibili, già pronte in (pre) e durante l’adolescenza a scegliere il proprio futuro, ad affrontare quello che dovrebbe avvenire, invece, dopo aver concluso un percorso di maturazione.  

Paola Mastrocola insieme al marito Luca Ricolfi, sociologo e coautore del libro Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza – Paola Mastrocola – Luca Ricolfi – – Libro – La nave di Teseo – I fari | IBS, non esprimono giudizi positivi sull’introduzione e la conseguente diffusione delle valutazioni fatte di test “a crocette”, come possono essere i test INVALSI, che certamente pongono in evidenza informazioni utili sulle scuole, sul loro funzionamento, ma è altrettanto vero, che   non mettono realmente in risalto la totalità di uno studente, la personalità, il lavoro e l’impegno dimostrati. Gli studenti non vengono chiamati, attraverso queste prove “a punteggio”, a ragionare, elaborando un pensiero, che sia scritto o orale, ad esprimersi su di un argomento per farsi conoscere, mostrando la propria preparazione, ma semplicemente a scegliere, come si afferma nel testo menzionato:” […] a selezionare una risposta fra un piccolo numero di risposte preconfezionate”.

di Roberta Favorito

foto Oggi Scuola

Redazione

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