Trump e l’Europa

Trump e l’Europa
American and European Union Relations Concept - Merged Flags of the USA and the EU 3D Illustration

di Raffaele Gaggioli

Più di sei decenni di alleanze politiche e militari tra gli Stati uniti e l’Europa sono stati gettati nel caos da Donald Trump in meno di due mesi. Non solo il presidente americano ha adottato una politica estera fortemente ostile nei confronti di Bruxelles, ma sembra disposto ad abbandonare l’intero continente europeo in favore di Mosca.

Dal punto di vista economico, Trump ha apertamente dichiarato che considera l’Unione Europea una minaccia per gli interessi americani e che imporrà dazi del 25% sulle automobili e altri prodotti europei. La Casa Bianca vorrebbe usare la pressione economica per costringere Bruxelles a concedere maggiore libertà d’azione alle industrie americane presenti in Europa.

Dal punto di vista politico, Trump e il resto della sua cerchia interna favoriscono apertamente forze politiche europee di estrema destra e contrarie all’esistenza della comunità europea. Durante la sua seconda inaugurazione presidenziale, Trump ha infatti invitato solo i vari leader dei movimenti euroscettici piuttosto che i leader dei vari Paesi europei (con l’eccezione della presidente del consiglio Giorgia Meloni e del primo ministro ungherese Viktor Orban). 

Durante una conferenza a Monaco con i leader europei, il vice presidente americano Vance ha attaccato i presenti con l’accusa di voler censurare i loro oppositori politici, in particolare le forze di estrema destra filo-russe, e ha sminuito il pericolo rappresentato dalle ambizioni territoriali della Russia. Il politico ha poi rifiutato di incontrare i rappresentanti del governo tedesco o di quello ucraino, ma ha invece discusso con Alice Weidel, leader dell’estrema destra tedesca.

Musk, l’uomo più ricco del mondo grazie alla sua influenza nella Casa Bianca, non è stato di meno. Da molti anni, il multimiliardario sostiene l’estrema destra europea con donazioni finanziarie e con i suoi post sul suo social media X (precedentemente conosciuto come Twitter), peraltro accusato da molti analisti di favorire i profili social di vari politici anti-europeisti.

Più che da questo scontro politico ed economico, la crisi diplomatica tra Washington e Bruxelles è stata però innescata dall’aperta ostilità di Trump verso Kiev. Sin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, Trump si è infatti distinto per la sua opposizione al sostegno militare e diplomatico per il Paese esteuropeo e la sua personale inimicizia con il suo presidente Volodymyr Zelesky.

Il suo ritorno alla Casa Bianca è quindi coinciso con un brusco cambiamento nella politica estera americana relativamente al conflitto. A differenza di Joe Biden, Trump sembra infatti disposto ad assecondare tutte le richieste del Cremlino per ottenere un possibile cessate il fuoco a discapito dell’integrità territoriale e dell’indipendenza dell’Ucraina.

Negli ultimi giorni, gli Stati Uniti hanno quindi votato contro una mozione delle Nazioni Unite che definiva la Russia unica responsabile del conflitto in Ucraina (gli unici Paesi a fare lo stesso sono stati la stessa Russia, la Bielorussia e la Corea del Nord), mentre Trump ha iniziato ad accusare Zelesky di essere un dittatore che ha rubato miliardi agli Stati uniti. Ogni speranza di poter risolvere per via diplomatica questa ostilità anti-ucraina è stata poi cancellata dall’incontro tra Trump e Zelesky alla Casa Bianca.

Trump e il vicepresidente Vance hanno infatti attaccato verbalmente Zelensky mentre sedeva accanto a loro nell’Ufficio Ovale, accusandolo di essere un ingrato e di stare rischiando di dare inizio alla Terza Guerra Mondiale a causa della sua insistenza nel sostenere che Kiev ha bisogno di garanzie per assicurarsi che Putin non violi in alcun modo un possibile cessate il fuoco. Il leader ucraino è stato poi allontanato dalla Casa Bianca e oggi Trump ha annunciato che il suo governo non sosterrà più la ricostruzione delle infrastrutture ucraine distrutte dalla guerra.

La gravità della crisi è stata confermata dal nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz, il quale ha dichiarato esplicitamente che l’Europa non può più fare affidamento sugli Stati Uniti. Non a caso, la prima visita diplomatica di Mertz è stata la Francia, unico Paese europeo con un arsenale atomico autonomo. 

Molti altri leader europei stanno reagendo in maniera simile. Non solo il primo ministro britannico Keith Starmer ha annunciato che incontrerà prossimamente Zelesky per discutere di ulteriori aiuti militari, ma ha anche proposto la formazione di un contingente armato europeo da inviare in Ucraina per garantire il rispetto del possibile cessate il fuoco da parte del Cremlino.

Allo stesso tempo, la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen vuole convincere i membri dell’UE ad aumentare i fondi per gli aiuti militari destinati all’Ucraina e, forse, a discutere maggiore coordinazione tra le varie forze militari sul continente. Fino ad ora i Paesi dell’Ue hanno speso 202,6 miliardi per aiutare militarmente l’Ucraina, a fronte dei 119 miliardi stanziati dagli Stati Uniti, dei 27,2 miliardi del Regno Unito, dei 15 miliardi della Norvegia e dei 12,4 miliardi del Canada.

L’agenda della Von Der Leyen prevede ora incontri con molti capi di stato stranieri, in particolare il primo ministro indiano Narendra Modi, nella speranza di creare nuovi accordi commerciali in grado di diminuire l’impatto della guerra commerciale iniziata da Washington. Nonostante l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea nel 2016, anche il governo inglese sembra interessato ad entrare a far parte di queste discussioni al punto che il prossimo vertice tra Zelesky e i leader dell’UE si terrà a Londra.

Rimangono ovviamente molte incognite. L’industria bellica europea non è infatti sviluppata quanto quella americana e ci sono molteplici forze politiche che possono intralciare questo progetto.

Raffaele Gaggioli

foto istockphoto

 

Redazione

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