La fine del mondo di Volt

Un autore e un’opera discutibili, ma non per questo non interessanti.
Del resto nei tempi che viviamo dove l’incertezza domina negli spiriti democratici capire la cultura che c’è dietro al di là di semplificazioni, aiuta a comprendere meglio la realtà
Vincenzo Fani Ciotti, noto come Volt, nacque a Viterbo nel 1888. Dopo gli studi al collegio dei gesuiti e una laurea in legge alla Sapienza nel 1913, si avvicinò alla politica, inizialmente alla Democrazia Cristiana, per poi aderire all’Associazione Nazionalista Italiana.
Collaborò con L’Idea Nazionale e partecipò al dibattito politico contro il cosiddetto “blocco radical-massonico”.
Interventista nella Prima guerra mondiale, non poté combattere a causa della tubercolosi. Si dedicò agli studi e al Futurismo, pubblicando Archi voltaici e adottando lo pseudonimo Volt. Fu viceconsole a Nizza e contribuì a vari manifesti futuristi.
Nel 1919 scrisse a Mussolini esortandolo a unificare le forze nazionaliste e divenne un sostenitore della destra integralista nel fascismo. Collaborò con Il Popolo d’Italia, Gerarchia, Critica Fascista e L’Impero, e nel 1924 pubblicò Programma della destra fascista, delineando una visione aristocratica e gerarchica dello Stato.
Precursore di alcune idee poi riprese dal fascismo e da Evola, suggerì soluzioni come quella che portò ai Patti Lateranensi. Morì di tubercolosi a Bressanone nel 1927.
Il romanzo La fine del mondo, pubblicato nel 1921 è ambientato nel 2245 in una Terra devastata dal degrado ecologico e dalla sovrappopolazione. La scoperta del “piombide” da parte dello scienziato Assenna, un materiale che annulla la gravità, permette i viaggi interplanetari e porta alla fondazione della Società di Navigazione Transeterica, con l’obiettivo di colonizzare altri pianeti.
In un futuro in cui la pace mondiale ha spento la competizione e la vitalità dei popoli, il Partito Dinamico, erede del movimento futurista, promuove l’espansione umana nello spazio con un approccio imperialista e violento. La colonizzazione di Giove diventa un obiettivo centrale, e gli abitanti del pianeta, i “Lemuri”, vengono considerati un ostacolo da eliminare.
Il protagonista, Paolo Fonte, è un alter ego dell’autore e condivide la visione di Volt sull’espansione e sulla guerra come forze dinamiche della civiltà. Il romanzo critica la stagnazione della società pacificata, governata da Massoneria, Teosofia e Comunismo, e presenta un’apocalisse profetizzata dal papa Silvestro, ormai esiliato fuori dal Vaticano, divenuto sede del Parlamento degli Stati Uniti d’Europa.
L’opera culmina con la distruzione totale: nessuno sfugge alla fine dell’umanità, poiché il Sole esplode, decretando l’annientamento della Terra e dei suoi abitanti.
Temi principali:
- Imperialismo spaziale: La colonizzazione di Giove come metafora della guerra e dell’espansione.
- Critica alla società pacificata: La pace secolare ha spento il dinamismo umano.
- Visione apocalittica: Il mondo è destinato alla distruzione totale, preannunciata da segnali catastrofici.
- Futurismo e guerra: La guerra come elemento necessario per l’evoluzione e la sopravvivenza delle civiltà.
L’opera, fortemente ideologica, riflette la visione futurista della guerra come strumento di rinnovamento e della tecnologia come mezzo per il dominio.
Ma vedi!
Nonostante le sue idee discutibili, il romanzo è un’interessante anticipazione di temi che saranno sviluppati nella fantascienza successiva.
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