I popoli balcanici, secondo Oscar Randi

I Balcani tornano nella cronaca di questi giorni per il ricordo delle Foibe, per il monito di Mattarella, ma qual è la storia di questa frazione di mondo che in parte ci appartiene?
Ecco l’autore di oggi.
Oscar Randi nacque a Zara il 19 giugno 1876, in un contesto politico e culturale complesso, in cui gli italiani di Dalmazia si opposero alle ideologie nazionaliste croate e jugoslave. Cresciuto in un ambiente autonomista, Randi studiò giurisprudenza a Graz e si unì al movimento autonomista guidato da Roberto Ghiglianovich.
Divenne un attivo scrittore e storico, difendendo l’identità italiana in Dalmazia e contrastando le teorie nazionaliste croate che negavano l’autenticità della presenza italiana nella regione.
Nel 1914, Randi pubblicò il libro L’Adriatico, sostenendo il legame storico della Dalmazia con l’Italia. Durante la Prima Guerra Mondiale, collaborò con i servizi segreti italiani, e dopo la guerra si trasferì in Italia, dove lavorò come funzionario del governo fascista. Nonostante il suo supporto al regime, fu critico del Trattato di Rapallo del 1920, che limitava le acquisizioni italiane in Dalmazia.
Nel corso degli anni, Randi scrisse numerosi saggi storici e politici, sostenendo la causa dell’italianità dalmata e partecipando attivamente alla vita politica e culturale fascista. Durante la Seconda Guerra Mondiale, sostenne l’annessione di tutta la Dalmazia all’Italia, ma, dopo l’8 settembre 1943, divenne esule a Roma.
Nel suo ultimo lavoro, Dalmazia etnica, Incontri e fusioni (1943), Randi rifletteva sulla distruzione dell’identità italiana dalmata e sulla fine della convivenza pacifica tra le diverse etnie.
Morì a Roma il 13 dicembre 1949, osservando la scomparsa della civiltà in cui era cresciuto.
Oscar Randi, nel suo scritto, evidenzia la complessità e la difficoltà di studiare i Balcani, sottolineando la necessità di una preparazione approfondita, che include la conoscenza di numerose lingue e dialetti, oltre a una comprensione dei vari ambiti culturali, storici e politici che caratterizzano questa regione.
I Balcani sono descritti come un crogiolo di influenze latine, greche, bizantine, slave, turche, germaniche e altre, che rendono difficile una comprensione superficiale.
Randi critica il fatto che, nonostante il mix di etnie e culture nei Balcani, molti studi e descrizioni siano limitati, come nel caso del giornalista tedesco Federico Wallisch, che ha trattato unicamente alcune aree della regione, ignorando altre come Bulgari, Greci e Turchi.
Inoltre, Randi lamenta che gli italiani siano tra i peggiori conoscitori dei Balcani, un’area che, pur essendo geograficamente vicina, è storicamente e culturalmente poco esplorata dal punto di vista italiano.
Nel suo libro, il nostro autore di oggi, non intende correggere tutte le lacune degli altri studi, ma propone un’introduzione alla conoscenza dei Balcani dal punto di vista degli interessi italiani. Il suo obiettivo è sensibilizzare gli italiani sull’importanza di un approfondimento sulla regione e suggerisce la creazione di un Istituto specializzato per gli studi balcanici.
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