Lo scontro di Vance e Trump con la Chiesa Cattolica sui migranti

Lo scontro di Vance e Trump con la Chiesa Cattolica sui migranti

La reazione del Cardinale Dolan, che ha offerto preghiere in ambedue gli insediamenti di Trump nel 2017 e 2025, riflette i valori tradizionali della Chiesa verso i poveri che contrasta con l’aspra politica del 47esimo presidente, specialmente nella gestione dell’immigrazione. Durante il primo mandato di Trump, Papa Francesco aveva definito la politica del muro alla frontiera col Messico una “vergogna”. La deportazione di massa proposta e attualmente messa in atto dal presidente americano è stata di nuovo etichettata come “una vergogna” dal Papa il quale ha anche messo in rilievo la tragica situazione dei poveri migranti costretti a fare le spese degli “squilibri” economici globali.

La Chiesa Cattolica in America ha cercato di assistere i migranti con programmi che hanno beneficiato di fondi del governo. Un’analisi del Washington Post ha concluso che nel 2023 la Chiesa ha ricevuto 123 milioni di dollari per l’assistenza ai migranti e ne ha spesi 134 milioni. Quando Vance accusa la Chiesa, dunque, si sbaglia poiché i dati suggeriscono che non ci sono stati affatto guadagni ma perdite dalle casse della Chiesa.
Al di là delle aspre e offensive parole di Vance, anche lo Stato del Texas ha attaccato la Chiesa denunciando alcune parrocchie di offrire alloggi a migranti per proteggerli dalle autorità. Il procuratore generale del Lone Star ha chiesto ai tribunali di chiudere alcuni centri e di consegnare tutti i documenti alle autorità. Il caso continua per gli appelli in corso.

Il direttore esecutivo della Catholic Charity di San Diego, Appaswamy Pajanor, ha difeso la Chiesa esprimendo la sua frustrazione. Pajanor ha continuato dicendo che i suoi collaboratori sono visti da Vance come dei “cattivi” quando l’unica cosa che fanno è assistere gente che probabilmente sarebbe costretta a vivere in strada.

Difendere i poveri e i migranti inevitabilmente non è popolare né per Trump né per i suoi sostenitori. Ne sa qualcosa Marianne Budd, vescova alla National Cathedral di Washington, la quale ha difeso i poveri nel suo sermone durante la preghiera inaugurale della nuova presidenza di Trump. La vescova ha esortato il presidente con toni molto pacati ad avere “pietà” per i poveri migranti, i gay, e tanti altri che provano una forte paura per il clima creatosi con il risultato politico del 2024. La destra non ha gradito le sue parole caritatevoli e un parlamentare della Georgia ha dichiarato che la vescova meriterebbe di essere “deportata” dimenticando che è nata negli Usa. Sono seguite le tipiche minacce alla vescova di cui è bersaglio chiunque osi criticare Trump.

Se la Chiesa manifesta idee diverse sui poveri e i migranti, il voto dei cattolici nell’elezione del 2025 ha però sorriso a Trump. Gli elettori cattolici americani hanno preferito Trump invece di Kamala Harris (56% vs. 41%). Ciò si deve in buona misura alla posizione in comune della Chiesa e Trump sull’aborto e anche sulla questione dei transgender. Infatti la Chiesa, nonostante abbia dissentito sugli ordini esecutivi di Trump sui migranti, ha favorito la posizione dell’amministrazione sulla questione dei transgender.

I punti in comune fra Trump e la Chiesa potrebbero servire da ponti ma due nomine ci fanno pensare che la distensione sarà solo temporanea. Papa Francesco ha nominato Robert McElroy a cardinale della prestigiosa e influente Catholic Church di Washington D.C.

McElroy, che dal 2015 ricopriva la carica di vescovo di San Diego, si è spesso scontrato con Trump sulla questione dei migranti. Trump, da parte sua, ha nominato Brian Burch, un attivista conservatore e critico di Papa Francesco, come Ambasciatore in Vaticano. Il presidente americano ha giustificato la nomina di Burch asserendo che l’attivista gli ha fatto guadagnare più voti cattolici di qualunque altro candidato presidenziale. Non è vero ovviamente. Il presidente John F. Kennedy non fu solo il primo cattolico a conquistare la Casa Bianca, ma ricevette anche il numero maggiore dell’elettorato cattolico (78%)

Domenico Maceri*\aise
* PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California 

Redazione Radici

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