‘Calzini Spaiati’

Venerdì 7 febbraio 2025, in occasione della Giornata dei Calzini Spaiati, molte scuole, impegnate con attività organizzate per bambini e ragazzi, creano l’occasione per uno scambio di pareri e opinioni stimolanti; studenti coinvolti in momenti creativi, di dialogo sul tema della diversità, inclusione e integrazione. L’invito ad indossare calzini spaiati, come gesto simbolico per celebrare la bellezza della diversità e la sua straordinarietà: “straordinario”, appunto, come raro e particolare, come un’esclamazione e di stupore e meraviglia; caratteri diversi, la differenza che distingue rendendoci unicamente “noi “, riuscendo ad apportare al mondo nuovi significati, per ispirare e crescere curiosi, con la voglia di conoscere e divenire sempre migliori, esplorando il mondo interiore dell’altro.
Ogni giorno va scelta la possibilità di unire le diversità, in un’armoniosa convivenza, in ogni contesto e, tra i più piccoli, ovviamente a scuola; ogni bimbo/a o ragazzo e ragazza con le sue peculiarità e particolarità, nella sua maniera di essere, esprimersi e come piccolo o grande studente. La necessità sempre più evidente di una scuola accogliente e che sappia, al momento giusto e a seconda delle situazioni, modificare e adattare i metodi d’insegnamento di fronte a delle modalità di apprendere uniche, varie e personali. Piena collaborazione tra scuola e famiglia, tra professionisti dell’istruzione e genitori volenterosi di educare ma soprattutto di spezzare, talvolta, i ritmi troppo frenetici per riappropriarsi della relazione genitore-figlio.
CI VUOLE LA GIUSTA “MEDICINA”
“Dove le cose funzionano, i bambini ce la fanno; dove non funzionano, si cercano palliativi medico-sanitari per riempire i vuoti che non dipendono dai bambini. I bambini non hanno colpe”. Così conclude Daniele Novara, pedagogista e formatore, e così titola il suo libro Non è colpa dei bambini. Perché la scuola sta rinunciando a educare i nostri figli e come dobbiamo rimediare. Subito – Daniele Novara – Libro – Rizzoli – BUR Parenting | IBS. Riporta in esso, insieme a moltissimi altri, un esempio chiaro, un caso a lui capitato, per meglio evidenziare come genitori in difficoltà, magari in balìa di un metodo educativo poco efficace, non riescano a trovare la soluzione idonea insieme alle insegnanti; viene così a mancare quella fondamentale collaborazione scuola-famiglia, correndo il rischio di incappare in errori di giudizio:
“Rocco è un bambino di sei anni e mezzo e frequenta la prima elementare. Le maestre hanno evidenziato da subito un problema: è molto litigioso, picchia i compagni e la sua agitazione non gli permette di seguire le lezioni con l’adeguata attenzione, compromettendo il suo apprendimento. Le insegnanti convocano i genitori -che sono molto preoccupati perché già alla materna avevano ricevuto lamentele-suggerendo una visita neuropsichiatrica. I genitori, invece della visita neuropsichiatrica, si rivolgono al mio studio. Durante il colloquio, emerge che il bambino, soprattutto il fine settimana, sta per molte ore davanti ai videogiochi e dorme non più di otto ore per notte. Viene fatto un programma condiviso, con i genitori che si attivano per ridurre le ore di videogiochi e aumentare quelle di sonno”. Emerge dunque, e sottolinea saggiamente Daniele Novara, come bisogna impegnarsi per non confondere una immaturità evolutiva, dovuta alla possibile mancanza di regole chiare, ad un ambiente familiare in difficoltà, dalla patologia vera e propria, che richiede invece un intervento medico.
Il connubio male assortito tra la scuola, che rinuncia subito a voler comprendere, delegando ad altri, e un sistema familiare poco incline ad una ideale gestione del bambino, porta dei gravi errori di valutazione, confusione e conseguente proliferazione di certificazioni, “etichettature” di vario genere: DSA, BES, ADHD, ecc.
È doveroso prestare attenzione e non forzatamente “incasellare” bambini e ragazzi, classificando e separando, ricorrendo alla sola “medicalizzazione”, solo per non aver approfondito con dovizia il caso, i casi, in questione. In famiglia molto spesso è possibile trovare la vera “cura”.
Roberta Favorito
foto biblioteche di Roma