Scegliere una scuola a 14 anni equivale a decidere il proprio lavoro futuro?

Scegliere una scuola a 14 anni equivale a decidere il proprio lavoro futuro?

Il 10 febbraio 2025 sarà l’ultimo giorno in cui si potrà accedere alle iscrizioni per il nuovo anno scolastico, per tutti gli ordini e i gradi della scuola, naturalmente anche per scegliere la scuola secondaria superiore di secondo grado. La domanda che viene rivolta agli adolescenti prima, durante o anche dopo questa delicata scelta, è sempre la stessa, forse anche rivolta loro con ingenuità e molta poca consapevolezza della portata di tale richiesta: “COSA FARAI DA GRANDE?”. Come riuscire a soddisfare questa curiosità, a rispondere con facilità? È complicato perché, effettivamente, è una questione troppo difficile da dipanare e a cui dare un esito immediato, come si vorrebbe; troppo prematuro saperlo. Dubbi ed incertezze sono d’obbligo a 14 anni, soprattutto non si può assolutamente conoscere come si potrà essere e cosa si vorrà fare dopo cinque anni di formazione scolastica, quella che poi sarà importante per sostenere eventuali studi universitari e in seguito il proprio lavoro. Sì, perché all’Università che le competenze apprese sapranno essere forgianti per i ragazzi e doneranno più sicurezze rispetto alla risposta chiesta qualche anno prima; in quel contesto si apriranno degli spiragli e verranno chiarite molte perplessità. Per arrivare all’obiettivo, occorre dare la giusta motivazione, mezzi, strumenti e le idonee conoscenze durante la scuola secondaria di secondo grado, affinché si sviluppi un pensiero autonomo, libero e critico; si strutturi una coscienza che possa essere un concreto aiuto, una valida guida nella costruzione della propria personalità per comprendere la professione da intraprendere. A tal proposito, è bene non tralasciare una profonda verità, sottolineata dalle parole così centrate e incisive di Massimo Gramellini, editorialista del Corriere della Sera, con la sua rubrica Il Caffè, scrittore di libri, nonché conduttore televisivo:Qualcuno ti dirà che la scuola serve solo a trovarti un lavoro… Non credergli. La scuola serve a fornirti gli strumenti per gestire un sentimento, a smascherare un ciarlatano e ammirare un tramonto, non solo le vetrine”.  Frasi molto semplici, ma profonde e utili a offrire motivazioni e visioni differenti da quanto al giorno d’oggi, molto spesso, viene proposto ai nostri giovani adolescenti. Dunque,  nella fase adolescenziale, non è necessario avere immediatamente chiaro il proprio futuro, assai improbabile che si abbia, occorre quindi formarsi come “persona”, accrescere il proprio e unico percorso di vita, comprendere sé stessi, aprirsi e capirsi, sviluppando i propri interessi e riuscendo ad aprire nuovi  e stimolanti orizzonti.

 Chiara Bidoli, editorialista, sull’inserto Corriere Salute, della nota testata giornalistica Corriere della Sera del 19 maggio 2024, scrive riferendosi alla mente degli adolescenti:” Il loro cervello è una lente di ingrandimento sul mondo, particolarmente sensibile a cogliere gli stimoli dall’esterno e a vivere nuove esperienze, in un equilibrio precario tra potenzialità ancora inespresse e fragilità”. “Equilibrio precario” è un concetto interessante quando i protagonisti sono gli adolescenti, di cui parlano Alberto Pellai e Barbara Tamborini, professionisti e autori di molti saggi, tra cui L’età dello tsunami. Come sopravvivere a un figlio pre-adolescente – Alberto Pellai – Barbara Tamborini – – Libro – De Agostini – | IBS e da cui traggo testuali parole: “In preadolescenza capita spesso che i ragazzi e le ragazze non si sentano ancora né carne e né pesce: per loro e per chi li circonda la fatica quotidiana è capire come ci si deve comportare nelle diverse situazioni. Noi adulti dobbiamo sostenere i giovani quando si trovano davanti a una scelta, incoraggiarli a buttarsi nella nuova sfida che la decisione comporta, a esplorare un territorio ignoto fino a quel momento”.

Roberta Favorito

Redazione

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