Giorgia Meloni e mezzo governo indagato

La premier Giorgia Meloni e alcuni membri del governo (Nordio, Piantedosi e Mantovano) sono indagati dalla Procura di Roma per favoreggiamento e peculato nel caso del generale libico Osama Njeem Almasri.
Nella presente testata avevamo scritto quattro giorni fa: “Perché il caso Almasri è così grave”
Arrestato in Italia il 19 gennaio, Almasri è stato rapidamente rimpatriato in Libia con un volo di Stato. La decisione ha scatenato polemiche perché su di lui pendeva un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità.
Meloni ha reagito definendo l’indagine un attacco politico della magistratura, collegandola alla riforma della giustizia in corso. Tuttavia, la Procura ha chiarito che l’iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto dopo una denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti, che ha accusato il governo di aver favorito un criminale internazionale.
L’opposizione chiede spiegazioni in Parlamento, mentre la maggioranza parla di un tentativo di delegittimare il governo. Il caso ha riacceso il conflitto tra politica e magistratura, mentre emergono dubbi sulla gestione della vicenda e sul timore di ritorsioni libiche, soprattutto sul fronte migratorio.
Non è una bella situazione, torna in ballo, dopo il berlusconismo l’attacco alla magistratura.
Cosa dice la legge?
Il Tribunale dei Ministri è una sezione specializzata del tribunale ordinario, composta da tre magistrati effettivi e tre supplenti, con almeno cinque anni di esperienza. Ha il compito di giudicare i reati commessi dal Presidente del Consiglio o dai Ministri. I magistrati restano in carica due anni, con possibilità di proroga fino alla conclusione di un procedimento in corso.
Normativa di riferimento – Legge Costituzionale n. 1/1989
- Art. 5: l’autorizzazione a procedere spetta alla Camera di appartenenza dell’inquisito; al Senato se gli accusati appartengono a Camere diverse o non sono parlamentari.
- Art. 10: i Ministri e il Presidente del Consiglio non possono subire misure restrittive della libertà personale, intercettazioni, perquisizioni o sequestri senza l’autorizzazione della Camera, salvo in caso di flagranza di reato con obbligo di arresto.
Procedura di giudizio
- Il procedimento inizia con denunce, referti o rapporti, inviati al Procuratore della Repubblica del capoluogo del distretto di corte d’appello competente.
- Il PM deve trasmettere gli atti al Tribunale dei Ministri entro 15 giorni, senza obbligo di indagine.
- Il Tribunale dei Ministri ha 90 giorni per decidere se archiviare il caso o inviare gli atti al Procuratore della Repubblica, che chiederà l’autorizzazione a procedere alla Camera competente.
- La Camera può:
- Negare l’autorizzazione se ritiene che il Ministro abbia agito per un interesse costituzionalmente rilevante.
- Concedere l’autorizzazione, permettendo il processo davanti al tribunale ordinario competente.
Va da sè, da quanto esposto che si tatta di atto dovuto, non è un avviso di garanzia, ma una procedura che tutela l’interesse stesso del Governo atteso che, alla fine della procedura, è la stessa Camera che può negare l’autorizzazione, cosa che peraltro avverrà.