Francesco Baracca, memorie, guerra, aerei

L’autore di oggi possiamo definirlo il top gun della Grande Guerra, che ha fatto conoscere il cielo agli italiani, prima della nascita dell’Aereonautica Militare (1923).
Ma al pilota egli grida: «più alto, più alto»!
Con questo incitamento parla al suo proprio cuore.
Francesco Baracca muore il 19 giugno 1918 appena trentenne, cinque mesi prima della fine del conflitto.
Mentre i piloti erano impegnati in un’azione di mitragliamento a volo radente sopra Colle Val dell’Acqua, sul Montello, l’asso italiano venne abbattuto. Baracca fu colpito da un biplano austro-ungarico non visto, o visto troppo tardi quando già l’asso era stato colpito dalla prima delle due raffiche sparate dall’osservatore
Prima Guerra Mondiale, un eroe italiano.
Dobbiamo essere grati ai personaggi italiani che ci lasciano memorie scritte della loro vita e delle loro gesta.
Questo contribuisce ad arricchire la letteratura di frammenti della nostra storia attraverso un asso del cielo, un eroe al quale, nel corso della Prima guerra mondiale vennero attribuiti trentaquattro abbattimenti di aerei nemici, il numero più alto mai raggiunto da un aviatore dell’Aeronautica italiana.
Da precisare che il nostro autore era un sottotenente dell’Arma di cavalleria del Regio Esercito ed aveva vinto un concorso ippico.
Nel 1912, affascinato da un’esercitazione aerea presso l’aeroporto di Roma-Centocelle, passò in aviazione, che allora era parte dell’esercito.
Una curiosità che riguarda Baracca è che il pilota mostra sulla carlinga dell’aereo l’immagine del cavallino rampante, simbolo dell’Arma di appartenenza, il 2° Reggimento “Piemonte Reale” ed è lo stesso del simbolo della Ferrari.
Riporta il sito di storia dell’aeronautica “Nel 1923, quando Enzo Ferrari vinse a Ravenna il primo Circuito del Savio, conobbe la contessa Paolina Biancoli, madre del mitico aviatore. “Fu essa a dirmi un giorno” – scrive il costruttore di Maranello – : “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna”
https://www.aeronauticamilitarebags.it/storia-di-due-simboli-italiani/
Il cavallino rampante nero su fondo giallo è ancora oggi il simbolo del 91ª Squadriglia aeroplani da caccia dell’Aeronautica Militare dedicata a questa leggenda delle nostre forze armate.
Alcuni frammenti del suo racconto:
“Un giorno l’uomo incontra il suo destino. E si domineranno a vicenda. L’avvenimento ha per annunciatore il postino reggimentale. La rivelazione sta entro una busta gialla del Ministro della Guerra. È concessa al tenente Francesco Baracca facoltà di partecipare al corso di pilotaggio aereo. Aprile 1912. A Reims c’è una scuola per aviatori. Un fitto stormo d’aquilotti irrobustisce qui le ali e gli artigli. Il primo volo di Francesco Baracca si svolge a 30-40 metri d’altezza. Ma al pilota egli grida: «più alto, più alto»! Con questo incitamento parla al suo proprio cuore.”
Un pensiero alla madre
Sarai un poco preoccupata dei miei voli. Ma sta tranquilla che fra poco mi vedrai a Lugo non solo cavaliere ma anche aviatore. Abbiamo avuto giorni di bel tempo finalmente e si è fatto molto, tanto che sono già vicino al brevetto e nella settimana entrante se il tempo sarà buono passerò senza dubbio le tre prove. Ho già fatto dei piccoli voli in campagna di 10-15 minuti a 40 o 50 metri d’altezza e mi sono sentito l’apparecchio molto sicuro ed alla mano: ho planato da 50 metri senza motore, alla perfezione, provando una soddisfazione grandissima.”
Eccoci in conclusione possiamo aggiungere che Italo Balbo, lo squadrista fascista che pure è celebrato tra i fondatori dell’Areonautica militare italiana, pur essendo stato assai popolare, talvolta più di Mussolini, lo ricorderemo magari senza enfasi alcuna.
Mentre Francesco Baracca per noi è un eroe romantico, simbolo di un’Italia che esce vittoriosa dalla Grande Guerra. Vittoria che lui non vide ma l’aveva già scritta in cielo.
Se volete continuare a leggere scaricate il pdf Memorie di guerra aerea
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