Situazione umanitaria a Gaza

Situazione umanitaria a Gaza

Situazione umanitaria a Gaza

Adesso tocca all’ospedale Al-Awda ricevere le attenzioni genocidarie dell’esercito israeliano. Tutta la zona attorno all’ospedale è stata bombardata con obici incendiari. Lo stesso scenario degli altri tre ospedali: assediati, distrutti e incendiati. Tra la popolazione palestinese, chi non è stato ucciso, ferito o arrestato ha dovuto sfollare.

Appello per il dott. Abu Safiya

La madre del dott. Abu Safiya non ha retto alla catastrofe che ha subito la famiglia. Un arresto cardiaco ha stroncato la sua vita, prima di poter vedere suo figlio libero. Ha già sofferto di problemi di cuore quando le era stato annunciato l’assassinio del nipote, davanti agli occhi del padre, due mesi fa.

Della sorte del direttore dell’ospedale Kamal Adwan. L’OMS ha denunciato, ieri in un nuovo comunicato, che dal 27 dicembre 2024 non ci sono notizie certe sulle condizioni di vita del dott. Abu Safiya e ha fatto appello al governo israeliano di liberarlo.

I criminali di guerra scappano

Le famiglie dei soldati israeliani sono spaventate dalle ripetute notizie di incriminazione, all’estero, di militari che avevano partecipato all’invasione di Gaza. Accusano il governo Netanyahu di aver lasciato loro senza una protezione giuridica. Secondo la stampa di Tel Aviv sono 15 i casi di soldati israeliani accusati di crimini di guerra, ma sono riusciti a sfuggire all’arresto. I casi più eclatanti sono avvenuti in Sud America.

L’esercito israeliano ha diramato un ordine che vieta la pubblicazione di nomi e foto di militari israeliani operanti a Gaza. Il ministero degli esteri ha messo a disposizione dei soldati una linea telefonica rossa d’emergenza per ricevere assistenza in caso di azioni giudiziarie nei loro confronti all’estero. Il governo ha deciso anche di impegnare il Mossad contro le associazioni pvr i diritti umani che operano nel lavoro di documentazione e denuncia contro i crimini di guerra israeliani. Soprattutto la Fondazione Hind Rajab, contro la quale è stata avviata una campagna denigratoria.

Come al solito, la hasbara israeliana, invece di entrare nel merito delle accuse se la prende con la Fondazione utilizzandone l’acronimo FHR, senza però fare riferimento al nome della bambina che ha ispirato la creazione dell’associazione. Hind Rajab è la bambina di 6 anni assassinata dai soldati israeliani a sangue freddo nell’auto, insieme alla sua cuginetta e altri familiari. Stavano tentando di sfollare verso sud, ma sono stati bersagliati dai colpi lanciati dai soldati israeliani. La bimba era rimasta al cellulare per diverse ore in contatto con la mamma chiedendo di salvarla. Dopo accordi della Croce rossa internazionale con l’esercito israeliano, un’ambulanza era stata andata a salvarla, ma è stata bombardata e i due soccorritori sono stati assassinati anche loro a sangue freddo.

La bambina non è “morta a Gaza”, come ha raccontato il presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno, ma è stata assassinata dai soldati di Netanyahu. La sua storia l’avevamo raccontata qui (clicca) e qui (clicca). (ag. Anambed)

Redazione Radici

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