I giganti dell’Emilia
A Bologna, nel cuore della città, sono situate le famose “torri di Bologna”, che rappresentano il simbolo storico dell’antica città etrusca Felsina.
Ma non esistono solo due torri, bensì 21, infatti la città emiliana veniva chiamata “Bologna Turrita”.
Le torri risalgono all’anno 1110, quando sulla vita politica della città influiva, ancora per poco, Matilde di Canossa.
Le due Giganti dell’Emilia nascondono molti segreti sotto le loro mura, che ancora non tutti conoscono.
Le torri sono situate a pochi passi da Piazza Maggiore, precisamente in Piazza di Porta Ravegnana, dove si accede alla Via Emilia.
Una delle curiosità che non tutti sanno è che un tempo le torri erano cinque. La Garisenda insieme alla torre degli Asinelli, entrambe ancora in piedi, e le tre torri che poco dopo la costruzione furono abbattute per ordine del comune: la Guidozagni l’Artemisi e la Riccadonna.
Le due torri sopravvissute hanno storie diverse. La torre degli Asinelli è stata commissionata dalla famiglia Asinelli, quindi prende il nome della nobile stirpe bolognese. E’ alta 97,20 metri, ha una pendenza di 1.3 gradi.
La torre ha anche un particolare legame con la tradizione bolognese che vuole che la tagliatella cotta, tipica pasta dell’antica felsina, sia di spessore 8 millimetri, che equivale alla 12.270 esima parte della torre.
Il nome alla torre non deriva solo dalla famiglia Asinelli, poiché si narra che due asini di un umile fattore abbiano trovato un sacco di monete d’oro. Il figlio del fattore chiese la mano della figlia di un nobile, che però avrebbe accordato il matrimonio solo se il figlio del fattore avesse fatto costruire la torre più alta di Bologna. Si dice che con quei soldi trovati dagli asini, il figlio del fattore fece costruire la torre e ricevette in moglie la nobildonna.Il grande gigante è tuttora simbolo dell’amore. La torre ha una grande resistenza perché ha sfidato fulmini e palle di cannone. Infatti, durante la celebrazione di Papa Leone X fu colpita da un cannone, ma i danni furono minimi.
La torre è stata anche usata per esperimenti scientifici, infatti Giovanni Battista Guglielmi ha lanciato una palla di cannone dalla cima della torre per dimostrare la rotazione terrestre
La torre degli Asinelli si può visitare e solo dopo avere salito i 498 gradini si può ammirare tutta Bologna, un’esperienza unica da non perdere.
Passiamo a raccontare qualcosa della Garisenda, costruita qualche anno prima della vicina, commissionata dalla famiglia Garisendi. E’ alta 48 metri ed ha un’inclinazione di ben 4 gradi, ed è quindi molto più pendente rispetto alla torre degli Asinelli. In origine la torre era alta 60 metri e non 48, ma venne abbassata per colpa di cedimenti strutturali. La torre è conosciuta anche come “Torre Mozza”, con la rimozione di una parte nel 1360, per paura che cadesse.
Nella sua storia, la torre Garisenda ha avuto vari proprietari, infatti nel XV secolo venne acquistata dalla società dei drappieri, che aveva sede proprio di fronte. Inoltre alla base della torre furono costruiti piccoli edifici e una chiesetta dedicata a Santa Maria delle Grazie.Tutto ciò però venne abbattuto alla fine dell’800.
Come anticipato, la Garisenda ebbe vari proprietari, ma l’ultimo, il barone Raimondo Facchetti, la donò al comune Felsineo.
Una curiosità è che la torre, seppur molto meno imponente della vicina, è stata citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia, dove viene paragonata dallo scrittore toscano al gigante Ateneo nell’atto di piegarsi, proprio per la sua pendenza smisurata. La targa fissata alla Garisenda dice che la torre sembri cadere, ma specifica che è un’illusione ottica.
Bologna presenta tante meraviglie, è una città incredibile sotto ogni punto di vista e i “Giganti dell’Emilia” sono due dei tanti gioielli che la caratterizzano.
Edoardo Baschieri
foto Bologna Welcome