“I problemi sono altri”. O forse no?

“I problemi sono altri”. O forse no?

Intervista a Dana Topliceanu, la creator che ha fatto dell’ansia uno strumento di connessione.

 

È capitato a tutti di trovarsi braccati da parenti di mezza età pronti a intonare la solita compilation di domande: “Quanti esami ti mancano alla laurea?”, “Non è il caso che ti sistemi?” o ancora, la mia preferita, “Anche quest’anno, niente fidanzato/a?”. E se, per sbaglio, provi a rispondere che stai affrontando qualche difficoltà, magari legata all’ansia, ecco che arriva il colpo di grazia: “Pure tu con quest’ansia! Ai miei tempi, neanche esisteva, l’ansia. Si lavorava e si stava zitti. I problemi – senti a me – sono altri”.

Tempi duri, per noi giovani adulti. Per fortuna, però, non siamo soli. Sono sempre di più i creator che sui social si sono resi ambasciatori di messaggi di sensibilizzazione in tema di salute mentale, confortando chi vive il conflitto tra la paura del futuro e le aspettative della società. Tra questi, si è fatta strada Dana Topliceanu, ventisei anni, che ha fatto della spontaneità, della gentilezza e dell’esposizione senza filtri i suoi punti di forza, costruendo una solida community. Dopo anni di divulgazione sui social, a luglio del 2024 ha dato il via al suo podcast, provocatoriamente intitolato “I problemi sono altri”. Oggi la intervistiamo per scoprire di più sulla sua storia e sul suo nuovo progetto.

Ciao Dana, benvenuta. Partiamo subito dal podcast, “I problemi sono altri”. Quando e come è nata l’idea di lanciarlo?

Ad essere onesta, l’idea di creare un podcast mi frullava in testa già dal 2017, ma per anni ho temuto il giudizio degli altri, rimandando sempre l’inizio di questa avventura. Non mi sentivo ancora pronta a espormi su piattaforme come YouTube o Spotify, così ho deciso di partire da TikTok e Instagram. Inizialmente, raccontavo la mia vita da studentessa universitaria fuorisede a Bologna, ma col tempo ho sentito l’esigenza di concentrarmi su un tema che mi stava davvero a cuore: il benessere mentale. Ho sofferto per anni di disturbo d’ansia e disturbo ossessivo compulsivo (Doc) da relazione. Quando stavo male, trovavo conforto nei video di altre persone che raccontavano la loro esperienza. Così, ho sentito il desiderio di fare lo stesso per chi potesse riconoscersi nella mia storia. Ora che questi problemi fanno parte del mio passato, sto spostando il mio focus verso tematiche più ampie come l’accettazione di sé, il superamento dei propri limiti e l’uscita dalla comfort zone. Insomma, un benessere più globale. Per questo, a luglio del 2024, ho finalmente deciso di dar vita a quel progetto che custodivo nel cassetto: il podcast “I problemi sono altri”. Un luogo in cui posso esplorare questi temi in modo più approfondito ed essere me stessa al 100%.

E il tuo pubblico ha sicuramente apprezzato, tanto che nelle prime settimane il podcast si è posizionato al 22° posto nella classifica nazionale. Ti aspettavi un risultato del genere?

È stato davvero incredibile. Non avrei mai pensato di poter costruire una community così unita e di supporto come quella che ho oggi! Credo che la differenza l’abbia fatta l’autenticità con cui mi sono esposta, parlando senza filtri di tematiche molto vicine a chi ascolta. Per alcuni può sembrare strano mostrarsi in questo modo, ma io lo considero indispensabile. Siamo bombardati da immagini di vite perfette: è importante che le persone sappiano che c’è chi vive le loro stesse difficoltà. Questa sensazione di unità la trovo potente, sembra quasi toglierci un peso dal petto.

Veniamo ora al titolo, che purtroppo risuona nelle orecchie di tanti. Cosa intendevi comunicare richiamando questo luogo comune?

Il titolo nasce da una frase che mi hanno sempre detto quando parlavo del mio problema con l’ansia. Le persone che non soffrono di questo disturbo spesso non lo comprendono e tendono a minimizzare, forse con la speranza di aiutare. Voglio credere che sia così, ma il punto è che producono l’effetto opposto. “I problemi sono altri” è diventato per me un manifesto: volevo dimostrare che nonostante l’incomprensione di alcuni o i giudizi negativi di altri, io non mi sono fermata, anzi. È a suo modo un messaggio di speranza, del tipo: “Non importa cosa diranno, tu fallo lo stesso”.

Quali sono stati i temi affrontati finora? Di cosa, invece, vorresti parlare in futuro?

I temi affrontati fino a questo momento sono stati vari. Partendo da ansia, attacchi di panico e Doc – argomento, quest’ultimo, trattato intervistando una psicoterapeuta – fino a strategie su come prendersi cura di sé in maniera sostenibile, limitando il confronto con gli altri e adottando un approccio più gentile verso noi stessi. In futuro, mi piacerebbe che il podcast diventasse sempre più uno spazio di ‘comfort’, dove le persone possano trovare un’amica che racconta il lato ‘umano’ di questa vita così frenetica e capire che non sono sole se provano cose che gli altri non provano, o se stanno sperimentando emozioni difficili.

Qual è la soddisfazione più grande che hai avuto finora?

Senza dubbio, i messaggi di ringraziamento da parte della community. Sapere di aver contribuito a far stare bene anche solo una persona nel mondo è impagabile. È questo il motore che mi permette di andare avanti anche quando mi sento un po’ scoraggiata o quando le difficoltà di questo lavoro si fanno sentire.

Cosa ti senti di dire a chi sta affrontando un momento di difficoltà psicologica e si sente solo?

La prima cosa che io consiglio a tutti, quando possibile, è di chiedere aiuto ad un professionista. Parlare con uno psicoterapeuta è fondamentale già solo perché permette di capire che soli non lo siamo affatto. Mi sento però di dire anche un’altra cosa, per esperienza personale e con il cuore: anche se ora ti sembra che il tunnel non abbia fine, credimi, non è così! Con il giusto supporto e il tempo necessario, questi momenti di grande difficoltà si riescono prima a gestire, poi a superare definitivamente.

 

E noi ti ringraziamo, Dana, sia per il tempo che ci hai dedicato oggi, sia per il contributo prezioso che offri a chi ti segue. I social, spesso terreno divisivo, rappresentano nel tuo caso un mezzo potente per consegnare un abbraccio virtuale a chi fatica a condividere le proprie emozioni con chi gli è vicino, magari per timore di essere giudicato o frainteso. A volte, basta una voce gentile e autentica per sentirsi meno soli, e noi ti auguriamo di continuare a essere per noi quella voce.

Giulia Tardio

Giulia Tardio

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