Cecilia Sala ‘un caso islamico’
Nella logica della cultura islamica sciita della Persia anno del Signore 2024 (del Signore cristiano), prendere in OSTAGGIO una persona per fini politici non richiede nessuna spiegazione.
Il Governo sciita iraniano l’ha arrestata e basta, ma il consiglio del responsabile della comunicazione del governo, il cui nome adesso ignoro, diciamo l’omologo del nostro ministro degli esteri, ha consigliato al suo governo di dare una spiegazione, una “formalità” per tenere buona la stampa internazionale, la ragazza “ha violato le leggi islamiche”.
Quali leggi abbia violato non è ancora del tutto chiaro, come poco plausibile credere che una giornalista preparata, non si sia informata sulle “leggi islamiche” da rispettare, ci crediamo poco.
Ma salvata l’apparenza, resta la ragione per cui questa ragazza nel pieno della sua facoltà di raccontare quel mondo, così chiuso, ma ormai abbastanza conosciuto da questa parte del mondo, sia sta arrestata.
C’è un fatto, una coincidenza, in Italia qualche giorno prima un ingegnere svizzero/iraniano esperto in droni e armi è stato arrestato in Italia e reclamato dagli Stati Uniti perché accusato di diversi crimini legati al traffico di armi.
Gli Stati Uniti chiedono l’estrazione dell’ingegnere Abedini, la Difesa invece ha chiesto gli arresti domiciliari.
Il pallino di questa vicenda ora è nelle mani del Ministro Nordio, che ha da una parte la richiesta di estradizione USA, dall’altra la vicenda ancora poco chiara della giovane giornalista del Foglio Cecilia Sala.
In questi giorni di festa, due persone sono in stato di arresto, una per crimini internazionali, l’altra per reati generici rispetto alla “legge islamica”.
Già in passato il governo islamico ha usato dei fermi di cittadini occidentali per ottenere la scarcerazione di cittadini iraniani.
La “legge islamica” vale sul territorio islamico, mentre la legge internazionale vale solo fuori dal territorio iraniano, perché se valesse ovunque non ci sarebbe la “legge islamica”.
Nel rispetto della sovranità territoriale degli Stati, il diritto internazionale dovrebbe fare un passo in avanti sulla disciplina di delle leggi minime da tutelare.
Sembrerebbe utopico, ma mai come ora, opportunistico, sarebbe il caso di ridiscutere tutte le relazioni internazionali con questi Paesi.
Si dovrebbe ridefinire i confini della libertà e della sua assenza.
Aldilà delle fedi religiose, della lingua e delle consuetudini, nel Mondo Libero, dovrebbero essere garantite alcune tutele fondamentali.
Gli Stati che non aderiscono a queste regole internazionali, dovrebbero essere tagliati fuori da qualsiasi relazione col mondo esterno, senza che accordi bilaterali possano ovviare a questo imperativo.
Perché oggi, per una non ben chiarita “legge islamica” una giovane ragazza è in stato di fermo, in carcere in un Paese straniero, che non ama evidentemente il nostro Paese, in attesa che per qualche motivo cadano le accuse, nei confronti di un ingegnere iraniano accusato di fabbricare droni.
Mischiare la guerra col giornalismo, è un crimine di Stato che andrebbe condannato dalla comunità internazionale e limitarlo ad un “diverbio” tra due Stati è un comportamento quantomeno anacronistico, tribale, primitivo.
Non si può mettere sullo stesso piano un potenziale criminale di guerra, con una ragazza che non ha messo un velo, questo è un ricatto, che aimé mette in pericolo la vita e l’incolumità di una persona, oggi detenuta, per nessuna buona ragione.
Ci auguriamo che stia bene e che torni presto a casa sua, ma il Governo iraniano deve essere condannato da un tribunale internazionale, per questo comportamento da definire esplicitamente, come un comportamento criminale, che nessuna legge locale può giustificare.
Nei fatti è un rapimento di Stato.
foto AndKronos