Il primo sì al suicidio assistito in Uk: il Ddl spacca la politica britannica

Il primo sì al suicidio assistito in Uk: il Ddl spacca la politica britannica

Ieri, in giornata, la camera dei comuni a Londra ha approvato il testo proposto da una deputata laburista che provvederà all’introduzione del suicidio assistito. La proposta di legge ha provocato una conversazione nazionale al riguardo, in un paese con una cultura politica solitamente molto superficiale, e i risultati della votazione dimostrano una distinta spaccatura del ceto politico.

 

Fino all’ultimo momento prima dell’annuncio dei risultati della votazione sul disegno di legge i deputati sono rimasti in silenzio, non sapendo come sarebbe finito. Dopo un dibattito di sole cinque ore, il che è stato molto criticato dai politici, il testo è stato approvato con 330 voti a favore, 275 i voti contrari. Si stima che fino a centocinquanta deputati abbiano deciso lì, al momento della votazione, in quale corridoio di voto recarsi per manifestare il loro consenso o dissenso al riguardo di questo Ddl.

 

La proposta, di concreto, sancisce l’accesso a un suicidio per coloro i quali si trovano in procinto della morte (con aspettativa di vita non superiore a sei mesi): la decisione dovrebbe essere sostenuta da due medici, nonché da un giudice dell’alta corte per poi essere portata a termine. Nonostante le assicurazioni dai proponenti della legge, i dubitosi temono un eventuale allargamento delle maglie della legge, una volta varata.

 

Sebbene sondaggi recentemente condotti indichino una maggioranza a favore tra i britannici, tale fatto non ha impedito l’accensione di un forte dibattito popolare su questo tema. Dubbi si sono concentrati sull’impossibilità di eliminare una coercizione sulla scelta, che potrebbe trattarsi anche di una costrizione personale rivolta verso fine vita laddove i costi di un posto in una residenza sociale assistenziale possono superare i 1500€ alla settimana. In molti si sono chiesti come evitare che gli anziani e gli ammalati si credano un peso alla famiglia, il che porterebbe alcuni a pensare a porre fine alla propria vita.

 

La Chiesa Anglicana, chiesa di stato in Inghilterra, si è schierata con gli oppositori così come la Chiesa Cattolica, rappresentando circa 10% dei britannici, ha manifestato una forte opposizione a una legge che minerebbe fortemente la santità della vita come dono. Opposizione è venuta dai partiti politici: i conservatori si sono manifestati in gran parte a contrario della legge, mentre il partito laburista si è diviso in due sul tema. Alcuni dei volti più conosciuti dei laburisti si sono schierati contro tale legge, tra cui Angela Rayner, Vicepresidente del Consiglio, Diane Abbott, deputata laburista dal 1983, e lo stesso ministro della salute, Wes Streeting. Sarà questo stesso ministro a dover implementare questa decisione laddove venisse approvato nel suo secondo passaggio in parlamento dopo un’attenta esaminazione dalle commissioni parlamentari attinenti.

 

Se la proposta dovesse diventare legge, sarebbe di prima importanza assicurare cure di fine vita che fossero accessibili a tutti. È assolutamente da evitare, come d’altronde già avvenuto in alcuni paesi, che l’eutanasia diventi una normale via d’uscita da una vita che costi troppo o che pesi troppo sui famigliari. Diversi studi hanno dimostrato come in paesi come i Paesi bassi e il Belgio, dove il suicidio assistito è stato aperto anche ai minorenni e agli incarcerati, la via di fuga offerta da tale fenomeno diventa sempre più normale, costituendo causa di morte per addirittura cinque per cento delle persone in 2017 in Olanda.

 

di O. Hearn

Oliver Hearn

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