La salute. Un equilibrio di interazioni
di Francesca Girardi
Studi sempre più recenti sembrano essere orientati ad affermare come i primi sintomi di molte patologie, tra cui Alzheimer e Parkinson, interessino l’intestino e, a tal proposito, sempre più presenti sono le parole microbiota, microbioma e attorno a loro si muove una moltitudine di informazioni.
Per comprendere i recenti risultati nel campo della ricerca, incontriamo la dott.ssa Antonietta Tomasulo, ideatrice del concetto di Microbiome One Health model e presidente dell’Associazione Parkinson di Trento.
Dott.ssa Tomasulo, in occasione di un recente seminario tenuto per l’Associazione e dedicato proprio al microbioma, ha parlato di rivoluzione nel campo della ricerca che interessa, nello specifico, il coinvolgimento del mondo microbico che oggi non ha un’accezione solo negativa.
L’esistenza dei microbi è fatto ormai noto. L’invenzione del microscopio ha permesso una prima loro individuazione; sappiamo che attorno a noi c’è un mondo microbico da cui derivano malattie varie ed infezioni; affermata è l’importanza del lavaggio delle mani, come prima misura preventiva, così come certo è l’aiuto della flora batterica nel processo digestivo.
L’avanzamento di tecnologie specifiche e potenti, ha permesso un ulteriore ampliamento dell’indagine scientifica. Grazie a una più precisa e dettagliata analisi di vetrini e studi genomici, possibili ad esempio attraverso la bioinformatica e l’IA, la ricerca si è avvicinata ancora di più al mondo microbico, non solo umano, ma del pianeta.
Con la parola microbioma, cosa si intende?
Con la parola microbioma si intende un ecosistema composto da microbo e bioma: il primo termine descrive l’insieme dei microbi in senso lato (batteri, virus, organelli invisibili, etc.), mentre il secondo intende il corredo genomico di queste piccole cellule e il prodotto delle stesse.
La scienziata dott.ssa Maria Rescigno, nella sua recente pubblicazione “Microbiota, se lo conosci ti curi meglio”, dà una definizione molto chiara delle due parole: “(…) per microbiota si intende la popolazione dei micro organismi che ospitano dentro di noi e su di noi, con il termine microbioma si intende il patrimonio genetico del microbiota, e quindi l’ecosistema tra microbiota e ambiente (…)”.
Quindi c’è un mondo visibile e un mondo invisibile?
Sì, e nel corso dei secoli, attraverso l’evoluzione, si è creata una simbiosi tra noi e i microbi, una coesistenza cooperativa.
Gli esseri umani, sono anch’essi ecosistemi?
In, dentro e attorno a noi, c’è un mondo microbico e ci circonda. Inoltre, da quando è nato il pianeta Terra, l’essere umano con tutti gli altri esseri viventi, includendo il mondo microbico vivente, è in evoluzione.
E la ricerca oggi ci dice che…
Abbiamo la consapevolezza di questo ecosistema che è con e attorno a noi, e appare sempre più chiaro che l’uomo non solo ha un forte impatto sul sistema, divenendo determinante per lo stesso, ma ha il potere di creare diversi equilibri.
Il focus della ricerca microbiomica è analizzare l’equilibrio di tale ecosistema, di cui siamo oggi consapevoli, evidenziando il possibile disequilibrio che insorge a seguito delle nostre azioni.
Siamo in un contesto in cui, ogni essere, compresi gli umani, è coinvolto nell’interazione con il sistema visibile e non visibile, che da sempre ci circonda.
Inoltre, non si è solo consapevoli che il mondo microbico è tutto attorno, ma siamo sempre più certi che ci mantenga vivi e ci permetta di sopravvivere.
Il microbioma dell’intestino, non è solo, seppur importante, un aiuto alla digestione, ma rappresenta un vero e proprio organo che modula il nostro stato di salute. E questa è la novità della ricerca.
Perché concentrarsi principalmente sull’intestino?
La ricerca è molto attiva sul microbioma intestinale perché è nell’intestino che si trova il 70% del microbioma umano.
Conseguentemente, la flora batterica acquisisce un più alto valore.
Flora batterica è il nome dato in passato ai batteri che ci aiutavano a digerire. È una denominazione semplificata che oggi è evoluta, se vogliamo, in microbioma, con tutta la conoscenza di quanto questo sia fondamentale al nostro apparato immunitario, alla relazione intestino-cervello, etc.
La novità della ricerca microbiomica sta nella realizzazione di quanto il mondo microbico non sia solo un accompagnatore inerte, bensì parte integrante del proprio stare bene.
Il microbo, quindi, non è esclusivamente un agente esterno patogeno, che ovviamente c’è, ma siamo in simbiosi evolutiva con esso. E non solo noi umani, ma tutto il Pianeta: questo è il concetto moderno di One health. One planet.
Se si rompe l’equilibrio di questa simbiosi, ci possono essere delle conseguenze; le azioni dell’uomo possono portare a modificare l’equilibrio che è in essere da millenni. Se in poche centinaia di anni sono state sconvolte situazioni ambientali, la scienza ci dice che il sistema da cui siamo circondati ed in cui siamo immersi reagirà al disequilibrio.
Parlare dell’importanza del mondo microbico è fondamentale: l’uomo è ignaro delle conseguenze che il suo comportamento ha sull’evoluzione e quindi va studiata la modifica apportata ed in continuo cambiamento. Ecco il motivo per cui per curare l’uomo si deve riconoscere la sua azione e ristabilire l’equilibrio con il mondo microbico.
L’uomo è in continua connessione con tutto ciò che lo circonda.
Certo. Ciò che noi facciamo al terreno, all’aria, agli animali, ha delle ricadute anche sull’uomo.
E come si riflette o rifletterà l’osservazione della ricerca scientifica sul modello sanitario?
Affermando l’esistenza dell’interazione con il mondo microbico e affermando l’importanza dello studio delle interazioni uomo-pianeta e viceversa – che potrebbe essere le chiave di lettura della salute – ci sarà un prima e un dopo dell’evoluzione dei modelli di salute.
Il modello biomedico prevede che la salute sia mancanza di malattia, per cui ci sono professionalità specifiche per lo specifico tipo di malattia. È un modello basato sulla separazione dei campi viventi per settori: uomo, animali, piante, etc.
Tale approccio non prende in considerazione l’interfaccia, ovvero l’interazione tra gli stessi. Non sono parametri inclusi, ad esempio, i fattori antropogenici.
Questo è il nodo della possibile evoluzione del modello sanitario.
L’Approccio biopsicosociale di cui si sente parlare, è un passo successivo al modello biomedico?
È l’ampliamento del modello biomedico, ma non è ancora un approccio One health, il cui significato è: un pianeta, una salute (la salute è connessa con il pianeta). La salute degli esseri viventi è legata alla salute dell’ambiente e degli animali.
“Microbiome One Health model for a healthy ecosystem” non è solo il titolo dell’articolo che ha redatto per la rivista scientifica “Science in One Health”, ma il nome da lei ideato per un possibile futuro modello sanitario.
La salute degli esseri viventi è legata alla salute dell’ambiente e degli animali, e io aggiungo che tutto è legato dai rispettivi microbiomi. La visione olistica ed evolutiva, per me, deve essere fatta attraverso il microbioma, da qui il nome Microbiome One Health model: in un possibile futuro panorama, non si avrà solo il medico, ma un’equipe di professionisti.
L’attenzione va rivolta non solo alle competenze coinvolte nel singolo sistema, bensì nell’interfaccia dell’ecosistema, nell’interazione microbica tra gli esseri.
È nell’interazione che si comprende il significato di salute.
In futuro, ad esempio, anche il Parkinson potrà essere affrontato da un nuovo punto di vista che partirà dall’analisi delle interazioni microbiomiche al fine di modificare e ritrovare l’equilibrio interrotto.
E sarà un processo che coinvolgerà ogni patologia a cui si rivolgerà un approccio olistico che parte dall’intestino, per esempio, per studiare l’interazione più ampia…
“Siamo ciò che mangiamo” è un’affermazione che appare sempre più vera, siamo in continua interazione.
L’interazione tra mondo visibile e mondo invisibile, tra mondo microbico e uomo e ambiente è il soggetto oggi di una ricerca che intravede nella connessione biologica, scientifica, chimica la futura chiave di lettura della salute.