L’essere è, e non può non essere, il non essere non è, e non può essere

L’essere è, e non può non essere, il non essere non è, e non può essere

Aforisma risalente al VI – V secolo A.C., enunciato dal padre della “Scuola Eleatica”, Parmenide. Nel quale tutti ci siamo imbattuti almeno una volta nella vita, e per mancanza dei giusti strumenti, incapace è risultato abbracciarne il significato.

Iniziamo dissolvendo la nebbia che aleggia intorno a questo pensatore: Parmenide, come già espresso sopra, è un pensatore – filosofo -, dell’Antica Grecia; padre del pensiero Eleatico. Paternità che condivide con Senofane, ulteriore pilastro della filosofia antica, dal quale Parmenide prese ispirazione per l’origine del suo pensiero, – Dal nulla non può nascere il qualcosa -, facilmente osservabile l’equivalenza dei due aforismi.

Ritornando su Parmenide, il filosofo generò questa scuola di pensiero nella città d’Elea (città situata nell’attuale Campania); dove, per la prima volta, un pensatore non si soffermerà sui singoli enti della natura, che fino ad allora avevano simboleggiato la massima attenzione. Difatti collocherà in secondo piano elementi come, acqua, fuoco, vento e l’uomo stesso. Ideando un’inedita analisi di riflessione; lo studio dell’intero, la sommità degli enti: l’Essere. Fu ciò che portò Parmenide a raddoppiare la sua paternità, dando origine all’Ontologia.

Sulla Natura: poema “dantesco” ideato dal pensatore, nel quale s’immagina di compiere un viaggio ultraterreno che lo condurrà al cospetto della dea Dike (dea della giustizia), rivelatrice della verità. Dichiarerà l’esistenza di due strade, vie, portatrici di conoscenza:

Aletheia (via della verità), Doxa (via dell’opinione); la dea proseguì le rivelazioni, spiegandogli come entrambe le vie posino la loro realizzabilità su un individuale principio. La via della verità si sorregge sulla ragione; diametralmente opposto risulta il principio su cui poggia Doxa, i sensi.

Dalla scissione di queste due realtà, – Dimensioni – potremmo dire, utilizzando le parole del filoso e dei suoi allievi; emerge il fondamento della filosofia Eleatica, la quale abbandona ogni legame con i sensi (via dell’opinione), analizzando il mondo soltanto per merito di ragione (via della verità). Grazie alla quale darà origine a ragionamenti logico-deduttivi considerati ineccepibili perché ottenuti con la mera ragione. – Ragioniamo sull’Essere, l’Essere è ciò che è, e ovviamente possiede un suo opposto -, (il concetto che ogni ente possiede il proprio opposto, grazie al quale entrambi mantengono la reciproca esistenza, si trova alla base del pensiero filosofico greco), – ossia il Non-Essere, che è ciò che non è -; questo ragionamento per Parmenide risulterà l’unica realtà possibile, ne per superbia, illuminazione divina, ma soltanto per la veridicità all’interno della ragione.

LE LEGGI DELL’ESSERE: Quella comprovata realtà, porterà Parmenide a distaccarsi irreparabilmente dal mondo percepito tramite i sensi; difatti conosceva bene, come nel mondo dell’opinione, luogo in cui noi viviamo, il Non-Essere c’attornia perennemente. Basti pensare al passaggio tra vita e morte, oppure, una sedia che gettata nel fuoco brucia fino a consumarsi. Tutti questi elementi mostrano, ci mostrano, quel mutamento da Essere a Non-Essere; ciò non sfuggiva alla mente di Parmenide, ed è per questo che distaccò sé stesso dall’analisi di questa dimensione contrassegnata come fittizia, ingannatrice, illusoria, dallo stesso sapiente.

Questo lo portò a stipulare le 8 caratteristiche dell’essere: l’Essere è…

  • Ingenerato, Imperituro e per questo diviene
  • Immobile, perché se possedesse l’abilità di muoversi compierebbe una transizione tra un punto A verso un punto B; si potrebbe anche intendere come uno spostamento fra un luogo in cui l’Essere È presente e un luogo in cui NON lo è.
  • Unico, perché se fosse molteplice esisterebbe uno spazio che separerebbe i due Esseri, e quella distesa, per quanto piccola, potrebbe trattarsi soltanto del Non-Essere.
  • Indivisibile, la capacità di distaccare l’Essere avrebbe come unica conseguenza la nascita d’uno spazio Oltre-Essere, ossia il Non-Essere.
  • Omogeneo, fosse presente una disomogeneità avremmo, una parte maggiormente ricca di Essere rispetto all’altra, ma valutata la medesima dimensioni delle due parti, ciò creerebbe una presenza di superfici vuote obbligatoriamente riempite, dalla ragione, con il Non-essere, che sappiamo inesistente per gli eleatici.
  • Finito, intollerabile immaginare l’Essere come infinito (basti ricordare che il concetto d’infinito per gli antichi greci non possiede la medesima benevolenza attribuitogli oggi per influenza della religione, ma anzi, rappresentava un concetto profondamente negativo), Parmenide lo identificò come una sfera, figura finita infinitamente
  • Necessario, concetto difforme all’odierno significato, il quale andava a rappresentare un qualcosa che poteva verificarsi ed esistere unicamente in una maniera, proprio come l’ESSERE.

di Lorenzo Forciniti

Antonio Peragine

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