La battaglia di Lepanto cambio’ il corso della storia? No!

La battaglia di Lepanto cambio’ il corso della storia? No!

Dario Patruno

Lo storico Alessandro Barbero ha ricordato che la battaglia di Lepanto, ubicata nel golfo di Corinto, combattuta il 7 ottobre 1571 non ha cambiato il corso della Storia. Un affresco di Giorgio Vasari conservato in Vaticano nella Sala Regia ci ricorda l’evento.

In realtà l’antefatto ben descritto in maniera sintetica dallo storico Rosario Villari nella STORIA MODERNA, Editori Laterza,1973, è la conquista da parte dei turchi del possedimento veneziano di Cipro con l’occupazione di Nicosia. Durante questa occupazione papa Pio V rilanciò l’idea di una lega contro i turchi.

Così Spagna, Venezia e Santa Sede raggiunsero un accordo nel maggio del 1571.Nel corso dell’estate, Don Giovanni d’Austria fratello naturale del re di Spagna, si concentrò a Messina nel corso dell’estate. Il 7 ottobre si svolse la battaglia considerata la più grande battaglia del medioevo, vinta dalla lega. I numeri danno la cifra di questo evento: 150.000 uomini imbarcati, 400 navi utilizzate, milioni di scudi spesi e 30.000 morti in circa sette ore di combattimenti.

La vittoria non fu sfruttata perché i veneziani interessati ai commerci, preferirono intavolare trattative con l’impero ottomano e stipularono una pace separata con cui rinunciarono definitivamente a Cipro. Senza giungere a una pace, gli spagnoli, impegnati nel Portogallo, nei Paesi Bassi e in Inghilterra raggiunsero una tregua separata, rinnovata più volte fino al 1580.

Insomma a distanza di nove anni la battaglia si rilevò inutile.

Le vite umane perse rimasero tali e lo slancio espansionistico dei turchi si interruppe. Magra consolazione.

Questa ricorrenza ci faccia riflettere sulle conseguenze della guerra che ancora insanguina l’Ucraina e induca a miti consigli sulla utilità di continuare la guerra. La Realpolitik induca Biden e Putin a sedersi ad un tavolo con Volodymyr Zelens’kyj, basato sul rispetto reciproco delle persone al di là delle intemperanze verbali e caratteriali. E’ realistico pensare ad una vittoria dell’Ucraina, sia pure invasa o piuttosto ad un ritorno dello status quo ante risalente al 2014? La guerra oggi può essere ancora fermata e deve essere arrestata. I progressi sul terreno dell’esercito ucraino sono inferiori alle aspettative e la Russia non potrà mai conquistare i territori dell’Ucraina centrale. Continuare a rifornire di armi l’esercito di Zelenski non troverebbe tra poco uomini in grado di utlizzarle. Gli Stati Uniti iniziano a rendersene conto. Nella prima fase si parlerà di tregua? Va bene ma la pace deve essere conveniente e rispettosa di entrambi.

La fonte del New York Times riferisce: il numero totale di soldati ucraini e russi, uccisi o feriti dall’inizio della guerra, si avvicina a 500’000, citando funzionari USA. In dettaglio, le perdite militari russe si avvicinano a 300’000 (si parla di casualties, persone ferite o uccise).

Penso possa bastare per una guerra dove la parola “ricostruire” sembra da tutti desiderata ma si ha paura di pronunciare “quando”.

Mi permetto di suggerire al Governo italiano di essere il protagonista di un nuovo corso in cui San Nicola divenga protagonista di un nuovo miracolo fatto dagli uomini con mani d’uomo che antepongono la ragione al desiderio di territori dove scoreranno latte e miele a chi saprà raccogliere i frutti da una vita di una lotta tra “cugini”.  Se le ossa di San Nicola sono andate a Mosca nel maggio 2017, un significato ci sarà o la religione diventa solo un fatto folcloristico, devozionale o corollario che non incide nei comportamenti.

Ogni sera mi addormento pensando alla bellissima poesia di Trilussa scritta nel 1914 all’inizio della prima guerra mondiale. Ricordo quando Gigi Proietti ci regalò quel bellissimo video nel 2015, in cui da par suo con le pause giuste provocava la pelle d’oca e il desiderio di gridare, mai più.

La ninna nanna della guerra  

Ninna nanna, pija sonno/ché se dormi nun vedrai/tante infamie e tanti guai/ che succedeno ner monno/fra le spade e li fucili/de li popoli civili

Ninna nanna, tu nun senti/li sospiri e li lamenti/de la gente che se scanna/per un matto che commanna;/che se scanna e che s’ammazza/a vantaggio de la razza/o a vantaggio d’una fede/per un Dio che nun se vede,/ma che serve da riparo/ar Sovrano macellaro.

Chè quer covo d’assassini/che c’insanguina la terra/sa benone che la guerra/è un gran giro de quatrini/che prepara le risorse/pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,/finchè dura sto macello:/fa la ninna, chè domani/rivedremo li sovrani/ che se scambieno la stima/boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti/nun se fanno comprimenti:/torneranno più cordiali/li rapporti personali.

E riuniti fra de loro/senza l’ombra d’un rimorso,/ce faranno un ber discorso/su la Pace e sul Lavoro/pe quer popolo cojone risparmiato dar cannone!

Basterebbe il “rimorso” a indurre i governi a trovare una soluzione che consenta di vivere, prima di morire tutti.

foto https://www.storicang.it/t/Rinascimento

Redazione

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