Se tutto è urgente…
di Francesco Girardi
È possibile oggi non andare di fretta? La terra ha aumentato leggermente la velocità di rotazione, la vita di oggi è più completa, quindi più piena, non lascia spazio, sembra quasi che le 24 ore canoniche non siano sufficienti. La maggior parte delle persone è in carenza di tempo, potremmo forse affermare anche di ossigeno. Ingorghi sempre più simili ai cavalloni del mare in tempesta, strade che sembrano non essere più capaci di contenere il flusso che scorre e spinge sull’asfalto, un fiume di macchine e di persone in piena. E nei cavalloni e negli argini straripanti ci siamo noi, ognuno con la propria storia, tutti con la propria carenza di minuti.
Un’accelerazione ha certo caratterizzato i tempi moderni, e solo quando talvolta capita di leggere notizie di altri tempi, come quelle che riguardano i Wandergesellen, operai a giornata itineranti e grandi camminatori che si spostavano per apprendere il lavoro, si avverte una sensazione di “lentezza” ristoratrice che svanisce nell’istante in cui si distoglie sguardo e attenzione dalla notizia.
Il mettersi in pausa o l’essere un po’ meno veloci, sono caratteristiche forse valide solo per il pc? Ormai tutto corre, accompagnato sempre più dall’alone di urgenza. C’è urgenza nelle consegne, c’è urgenza nei trasporti, c‘è urgenza persino nei negozi. La fretta si è intrufolata nelle conversazioni e nelle comunicazioni in maniera non certo discreta.
“Urgente” solitamente è un aspetto che, tra gli altri, appartiene all’ambito sanitario, e lì sì che si tratta di vere urgenze. C’è in ballo la vita delle persone, la salute. Invece, è diventato urgente e si richiede in fretta anche l’intervento di un tecnico delle comunicazioni, se si potesse accendere una spia rossa in ogni luogo dove c’è una chiamata perché la connessione internet è assente, è lenta, non è così efficace come promesso, vivremmo immersi in una costante e tipica atmosfera di insegna pubblicitaria.
In alcune situazioni, accelera anche il battito del cuore sebbene non si tratti di un’emozione. Un esempio? Quando si parla al computer, ma lui non ha proprio nessuna intenzione di rivolgersi a noi; ed ecco che appare urgente la presenza fisica di una persona che sappia assolutamente dialogare con lo strumento e faccia ripartire il tutto.
L’urgenza si è appropriata della quotidianità, invitando anche al controsenso. Si lamenta una carenza di tempo, eppure si richiede che avvengano più cose possibili nel minor tempo possibile.
Ci vorrebbe un po’ di creatività per trasformare ciò che definiamo “urgenza” e “fretta” in qualcosa che le descriva meglio, o quantomeno possa caratterizzarle rispetto a ciò che veramente è tale.
Pensiamo allo scrittore Herman Hesse, per lui erano le parole a non essere sufficienti, non il tempo, e ha intravisto nella pittura la via di espressione dell’urgente bisogno di esprimersi. Quanti acquerelli sono nati da questo suo sentire? Più di 300. Ora, chiaro è che stiamo parlando di periodi storici molto diversi, però credo che non debbano essere smarriti quei particolari che sopravvivono ai tempi e che richiedono, certo, un lavoro di tornitura affinché possano avere una forma armoniosa con ciò che gira intorno.
Le vacanze estive, o le vacanze in generale, sono momenti dell’anno a cui non solo si ambisce, ma si agogna, sembrano delle parentesi spazio-temporali nelle quali si può finalmente vivere in una bolla sospesa, dove tutto è lontano e dove il rumore della fretta non arriva. Terminate le giornate, la bolla esplode ed ecco che il caos riavvolge e conquista tutto. Se non è possibile rallentarne l’andamento, è possibile almeno selezionare quando è veramente necessario che si venga trascinati dal frettoloso vortice?
Il piacere dell’attesa e la pazienza sono due elementi smarriti, ma non si va alla loro ricerca, bensì sono l’attesa e la pazienza ad attendere che qualcuno le veda.
“Si stava meglio quando si stava peggio”, un modo di dire che all’orecchio risuona come frase fatta. Leggiamo bene le parole: “si stava meglio, quando si stava peggio”.
Perché? Quale cantiere ha dato forma a questo pensiero? Credo che sia la comunicazione a determinare la relazione e su tutti i fronti arrivano notizie, informazioni che in quattro e quattr’otto ci spingono a risparmiare ancora più tempo: salta la fila, ordina da casa e ritira in negozio. Ma… Se la cassa si inceppa? E se ordinare da casa e ritirare in negozio è un pensiero fatto da almeno altre 50 persone? E ancora, messaggi allettanti per l’immediatezza: se si ordina subito, la consegna arriva il giorno dopo. Fantastico! Anche la domenica ad attendere che il campanello suoni per portare l’oggetto senza il quale sembra non poter arrivare al lunedì.
Sì, forse si stava meglio quando c’era un poco di attesa, quando si respirava la pazienza, quando si provava anche un poco di impazienza, ma per un tempo che effettivamente tardava ad arrivare.
Nei proverbi la fretta è cattiva consigliera, eppure la si ascolta. Essere in relazione con spazio e tempo porta in sé il valore di un’esperienza. Ecco perché entrambi gli aspetti sono fondamentali, la relazione richiede “tempo” e quindi è bene prenderselo.
Rimanere in attesa qualche istante, ritagliarsi un attimo, permettersi qualche minuto, è un’allettante interpretazione di un altro proverbio: il tempo è prezioso.
Francesca Giraldi