Fingendo di curare i barboni la cultura ingrassa i banchieri

Fingendo di curare i barboni la cultura ingrassa i banchieri

Finché i poveri sono stati ignoranti e i ricchi istruiti, è stato facile scagionare i ricchi con formula piena, affermando che i poveri si sono autodanneggiati per ignoranza.
Ma ora che in Italia, a colpi di istruzione e informazione, il mondo della cultura ha ripulito “i poveri” dall’ignoranza e li ha arricchiti di “conoscenza”, perché la povertà lievita paurosamente, anzi è in decollo verticale?

Che sia per colpa o dolo, cultura e politica lasciano ancora che i poveri siano carne da macello in mano a pochi ricchi e potenti rapaci della finanza e del mercato.
Dalle origini dell’uomo il potere e la ricchezza si sono sempre spostati su strade a senso unico dai poveri ai ricchi. E sono sempre quelle le strade che battono.

Ma un modo per obbligarli ad invertire la marcia, c’è. Basterebbe indirizzare i poveri verso comportamenti che non siano autolesionisti: che non favoriscano il proprio impoverimento e l’accumulazione altrui.
Ogni volta che i poveri lavorano, guadagnano, comprano, consumano, risparmiano è come se “VOTASSERO ECONOMICAMENTE”: scelgono a chi conviene cedere, togliere, ridurre o negare il proprio potere economico.

La cultura pagata ed Imposta dai ricchi ai poveri, grazie alla istruzione obbligatoria, (che quel burlone di Mark Twain chiamava “massacro di cervelli”) e alla finta informazione “libera”, hanno la sola funzione di indurre nella massa dei lavoratori, (ieri ignoranti oggi istruiti), comportamenti autolesionisti tali da impedire che il potere e il denaro invertano pericolosamente la marcia dai ricchi ai poveri.

Quindi il destino dei poveri, classe media e intellettuale permettendo, sarebbe (il condizionale è d’obbligo) modificabile.

In mezzo, tra poveri e ricchi, tra chi lavora e chi indebitamente arricchisce c’è la classe media istruita e produttiva, ricca di sapere ma povera di risorse finanziarie, e quindi costretta a servire banchieri e industriali per non retrocedere nella povertà.

Se la classe media si rassegnasse per umanità a servire i poveri, a lavorare per la giustizia sociale, tornerebbe povera e più povera dei poveri.
Quindi la soluzione non è salvare i poveri a colpi di elemosine, ma “allevare salvatori di poveri”, rendendo economicamente autosufficiente la classe media istruita, perché averla resa intellettualmente autonoma non basta manco per l’insalata.
Solo liberata giuridicamente e finanziariamente dal pericolo, dal bisogno e dalla dipendenza patologica dai potenti, sarà libera di lavorare alla giustizia sociale evitando ai poveri di impoverire e ai ricchi di fallire.

Quando Pitagora, sbirciando il mondo dall’alto, si è reso conto che con la sua matematica aveva spostato “IL POTERE REALE” dall’essere all’avere, dall’uomo al denaro, dal cervello al portafoglio, dalla politica alla Finanza, dalla filosofia alla matematica era ormai troppo tardi.
In 25 secoli l’intera umanità è stata assoggettata al “Dio Denaro” e ai filosofi è rimasta l’altissima funzione di “reggicoda” ad Economisti, Banchieri, Manager e Signori della Guerra; insomma un pugno di mosche: “la possibilità di cambiare tutto perché tutto resti com’è”.

Oggi chi ha pieno il cervello, ma vuoto il portafoglio, non ha scelta. Se per onestà e libertà tenta di servire i poveri muore di fame come e più dei poveri, perché in aggiunta finisce combattuto da chi si era già predisposto ad usarlo per il proprio arricchimento.
Invece di guadagnare la riconoscenza dei ricchi servendoli, guadagna la loro persecuzione, se non si fa usare da procacciatore di agnelli per il pranzo luculliano dei lupi.

Quindi il filosofo e l’economista sono condannati almeno da un secolo a servire i ricchi conservando nel sistema sociale la circolazione del denaro e del potere a senso unico come sempre.
Per garantire al denaro il doppio senso di marcia, servirebbe una classe intellettuale svincolata dalla dipendenza dei potenti e doppiamente autonoma: libera di testa e piena di portafoglio; per poter scegliere, “in scienza e coscienza” se salvare i poveri per umanità o arricchire i ricchi per bestialità.

Franco Luceri

Redazione

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