La pazienza dei docenti precari può scadere. Perché esasperarli?

La pazienza dei docenti precari può scadere. Perché esasperarli?

Dario Patruno

La condizione giuridica degli insegnanti persone, non oggetti, che coinvolge 70.000 precari, persone di alta professionalità, costretti ogni anno a “mendicare” una supplenza annuale, non può trascinarsi, è uno scandalo per la Nazione.

La condizione che li rende schiavi di un sistema, questo status giuridico che trova la magistratura del lavoro sempre pronta a condannare lo Stato creando un danno all’Erario, può e deve trovare una sistemazione. Qualora il limite dei trentasei mesi sia superato, per effetto di un unico contratto o di una successione di contratti, il contratto si trasforma in contratto a tempo indeterminato dalla data di tale superamento. Vero o meglio falso, solo nell’insegnamento non è così.

Una categoria del pubblico impiego viene quindi bullizzata.

Il vincolo del concorso pubblico iniziale che sta stabilizzando migliaia di dipendenti pubblici, vedi Ministero della Giustizia, non vale per i docenti. Tale limite è dettato dall’articolo 97 della Costituzione che detta “Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.”

E quindi si abbia il coraggio di indicare un percorso abilitante di immissione in ruolo valido che salvaguardi l’imparzialità e la trasparenza della Pubblica Amministrazione, non come accaduto nell’ultimo concorso straordinario bis, senza una graduatoria di merito.

Forse la Corte Costituzionale dovrebbe occuparsi di queste situazioni e qualche giudice civile o amministrativo dovrebbe farlo nel più breve tempo possibile, visto che il Parlamento su questo fronte è latitante, omissivo e a volte distratto da problematiche che riguardano minoranze meritevoli di tutela che per il fatto di scendere in piazza, attirano più di altri.

Il compito di un giornalismo attento impone di guardare alla condizione di oltre duecentomila persone che gravitano intorno ai settantamila precari.

Questo Stato, questa nazione è lontana dalle istanze dei lavoratori e il fatto che il Presidente del Consiglio vada al congresso della CGIL dovrebbe essere la svolta per queste vertenze. Ma il silenzio su queste tematiche è sovrano. Anche la CGIL e la CISL sono tiepidi, la UIL si muove, l’ANIEF promuove i giudizi. Ma come si sa il giudice non è il legislatore. Il Governo sta studiando un decreto legge quater specifico per il reclutamento.

E il Ministro Valditara tace. L’auspicio è che stia lavorando per il bene delle persone che aspettano. Ma l’attesa non può essere molto lunga considerato che giugno, fine dell’anno scolastico, è prossimo e mancano poche settimane.

Ma a questo punto sorge una domanda spontanea. Questo Governo si vuole caratterizzare per novità importanti che diano risposte ai cittadini o sta mettendo in atto la strategia del cunctator  di memoria romana, indeciso,  temporeggiatore attribuito all’imperatore Quinto Fabio Massimo vissuto nel terzo secolo avanti Cristo.

L’intervento della Meloni al Congresso della CGIL è un evento positivo se riesce a cogliere il grido di chi ha fame e sete non solo di lavoro ma anche di stabilità che potrebbe aiutare a costituire nuove famiglie e risolvere il problema della denatalità.

L’interrogazione del deputato Rossano Sasso del 22 marzo con invito al Ministro a non lasciarsi distrarre va bene ma non basta. Il Governo e il Parlamento diano risposte serie in tempi brevi, valorizzando la professionalità acquisita sul campo in tanti anni di insegnamento. Gli insegnanti non possono attendere!

 

Redazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.