La Pinacoteca “Roberto Caracciolo” di Lecce

La Pinacoteca “Roberto Caracciolo” di Lecce

La Pinacoteca “Roberto Caracciolo” di Lecce

 

di Adele Quaranta

 

Il complesso in cui ricade il Santuario di Sant’Antonio a Fulgenzio – visitato l’11 febbraio 2023 –, è uno spazio di “resistenza culturale” francescana nell’area moderna di Lecce. «Ogni nostro bene è destinato alla collettività. Condivisione, quindi, è un concetto molto francescano, è un principio alla base di tutto il nostro impegno», racconta frate Paolo Quaranta – direttore della Pinacoteca “Roberto Caracciolo” di Lecce – per descrivere il museo che guida con passione e impegno.

La chiesa, edificata nei primi anni del 1900, dedicata al Santo padovano e consacrata nel 1910, si trova a pochi minuti dal centro storico.  La sua imponenza artistica in stile romanico all’esterno e neogotico pugliese all’interno, è stata voluta per attirare l’attenzione della popolazione leccese in quella che, all’inizio del secolo scorso, era la periferia urbana.

Le pitture murarie emulano gli affreschi presenti nella Basilica di Padova e, sebbene, l’opera sia rimasta incompiuta, in quanto gli artisti (p. Antonio Angelo Ierone e p. Raffaello Pantaloni), furono allontanati dall’Italia e da Lecce durante l’ultima Guerra Mondiale, l’edificio sacro si presenta maestoso nella sua arte e grande vitalità spirituale.

Nella parte esterna, l’arco cinquecentesco di via Santi Giacomo e Filippo, evoca un passato glorioso, quando il complesso storico, oggi sede della Biblioteca – straordinario luogo di stratificazioni di collezioni e libri, cinquecentine e altre rarità per bibliomani – e della Pinacoteca (entrambe ubicate accanto alla chiesa), era parte integrante della Villa di Fulgenzio della Monica, nobile leccese amante delle arti.

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Il luogo di culto risale all’inizio del XX secolo, mentre la Pinacoteca “Roberto Caracciolo”  – accoglie, soprattutto, tele provenienti dai conventi della provincia –, è stata avviata negli anni ‘60 del secolo scorso e inaugurata nel 1964, con le primissime sale espositive, su iniziativa di frate Egidio De Tommaso, allo scopo di salvare “dalla distruzione e dall’oblio”, come si legge sul sito web, il patrimonio artistico e culturale dei frati.

La maggior parte dei quadri esposti nella struttura museale è, soprattutto, di area napoletana e, quindi, caravaggesca. Un ruolo particolare hanno svolto i “frati pittori” facendo di questa struttura un punto di riferimento per la pittura francescana. Tra gli artisti inseriti nella prima parte del percorso espositivo, ricordiamo Gianserio Strafella, Oronzo Tiso e Serafino Elmo, ma anche le scuole partenopee di Jusepe de Ribera (Lo Spagnoletto), Luca Giordano e Francesco Fracanzano.

Un nucleo monografico è, invece, dedicato a padre Raffaello Pantaloni, toscano di origine, leccese d’adozione ed impegni francescani anche in Marocco. Il frate è autore, inoltre, dell’intero ciclo di dipinti parietali della Chiesa di Sant’Antonio a Fulgenzio, oltre a cartoni preparatori e ad altre opere realizzate con tecniche miste.

La collezione museale è dedicata a Roberto Caracciolo (Lecce1425 – 1495), vescovo cattolico di origini leccesi, definito “Paolo novello, Principe dei Predicatori”, sepolto nell’attiguo edificio sacro. Le prediche – tenute in varie parti della Penisola italiana – accompagnate da una notevole abilità mimica, entusiasmavano non solo le folle, ma anche i papi (Niccolò VCallisto IIISisto IV) ed i sovrani (Cosimo de’ MediciFrancesco SforzaFerdinando II d’Aragona, etc.).

Oltre alle sue opere complesse e stimolanti ed alle ricerche iconografiche di ambito francescano, affrontò le gravi questioni sociali del suo tempo, come l’intervento dello Stato a favore della classe operaia, la quale doveva essere aiutata ad organizzarsi ed a proteggersi contro ogni iniquo sfruttamento (portava personalmente ai più bisognosi prodotti dell’orto, latte, uova e cibo).

Altresì, pervaso da un forte sentimento di fraternità e solidarietà globale, comprese la necessità di insegnare alle ragazze l’arte del taglio e cucito, formando future sarte affinché, in quel delicato periodo della storia d’Italia, con il proprio lavoro, potessero soddisfare le esigenze familiari e rendersi autosufficienti.

L’orientamento filosofico e teologico francescano, come vita e pensiero, in tutta la sua profondità e significato, viene affrontato da José Antonio Merino (filosofo e autore di libri sulla spiritualità francescana): «Il vero umanesimo, l’umanesimo dell’uomo integrale, che difende e tutela la dignità ed i più profondi valori della persona, non sta nei proclami solenni dei partiti, né nei loro lusinghieri sistemi politici o filosofici, ma nel modo in cui vengono vissute le relazioni interpersonali, gli impegni sociali e la vita del lavoro quotidiano, del riposo, dell’amore, della festa e di tutte le altre relazioni con i propri simili. È qui che si può analizzare il messaggio, il contenuto e la qualità umanistica di un sistema, di una religione, di una filosofia, di una politica o di un gruppo umano».

Il francescanesimo, pertanto, non è solo un modo di rapportarsi con Dio e di interpretare la sua relazione  con l’uomo ed il mondo, ma soprattutto un modo di vivere e di cogliere i rapporti interumani e quelli tra natura e cultura. La maniera di trattare tutte queste realtà, crea uno stile che riflette una singolare qualità espressa dal gesto, saluto, tratto normale e da tutti i momenti dello stare insieme con l’altro, del vivere con l’altro e dell’essere per l’altro.

Perciò, può indicare il cammino verso un umanesimo dalle porte aperte, in grado di superare il sospetto e la diffidenza, nonché di favorire le condizioni rivolte ad innescare un dialogo basato sul rispetto, accoglienza e speranza.

Un altro punto espositivo degno di grande interesse, è rappresentato dalle opere di Ezechiele Leandro (Lequile, 1905 – San Cesario di Lecce, 1981), pittore, scultore e poeta italiano, vissuto nel Salento.

Per i francescani, nella vicina cittadina di Lequile (LE), ha realizzato un ciclo di dipinti dedicati ai fioretti di san Francesco, oggi presenti in questa  pinacoteca, insieme a documenti di notevole importanza, caratterizzati da uno stile drammatico ed espressivo, in bilico tra primitivismo e Art Brut, che rivelano la genesi del suo “Santuario della Pazienza”, vasto giardino irregolare, ubicato a San Cesario di Lecce.

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Adele Quaranta

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