“Progetto – Radici”:un’importante finestra sul mondo: Intervista al Co-direttore Daniela Piesco

“Progetto – Radici”:un’importante finestra sul mondo: Intervista al Co-direttore Daniela Piesco

di Stefania Romito

Lei è Co-Direttore del “Progetto Radici”, avvocato, giornalista pubblicista e docente di Etica della cooperazione e sviluppo delle relazioni internazionali presso l’Università Popolare Federiciana. Il “Progetto Radici”, diretto dal dott. Antonio Peragine, direttore del Corriere Nazionale.net., è un giornale dedicato agli italiani all’estero. Come nasce questo progetto e che finalità si propone?

Gli obiettivi miei e del  Direttore Antonio Peragine, promotore e ideatore del progetto nonché profondo conoscitore del mondo degli italiani all’estero, sono quelli di crescere ancora di più in campo mondiale contribuendo a proporre nuove idee ed eventuali soluzioni ai problemi di sempre degli italiani nel mondo e dell’immigrazione straniera in Italia. Lo scopo è quello di avere un impatto significativo nelle politiche di cooperazione allo sviluppo, culturale, sociale, formativo e di aiuto umanitario, nazionali, internazionale ed europee”. In tale ambito, “Radici”si ispira ai principi fondanti dei grandi vertici mondiali delle Nazioni Unite, nonché agli orientamenti e alle politiche dell’Unione Europea sulla cooperazione internazionale e sul fenomeno migratorio. Nel concreto vi è l’approfondimento del dibattito sui valori dell’uguaglianza tra i cittadini, dei valori delle radici storico-politiche e culturali dell’Italia, con la collaborazione nazionale e internazionale al fine di svolgere attività volte ad avere un impatto significativo nelle politiche di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario, e gestire attività di interesse turistico, sociale, culturale, religioso, archeologico e sanitario.

L’interscambio culturale è uno dei punti di forza del “Progetto Radici”, nella piena consapevolezza che il confronto con altre culture può portare a una condizione di arricchimento individuale e sociale. Il nostro Paese ha sempre dovuto confrontarsi con le altre culture diventando una nuova “Eldorado” per quei popoli che sfuggono da guerre o che cercano una possibilità per ricominciare. Il “Progetto Radici” come si pone nei confronti di queste realtà?

“Radici” vuole sostenere la scommessa dell’interculturalità che obbedisce ad uno schema babelico capovolto: nello schema di Radici, è proprio l’interconnessione la condizione di esistenza della comunicazione interculturale. Sulla scorta dell’interculturalismo, vari stati hanno adottato negli ultimi decenni politiche interculturali che cercano di incoraggiare la socializzazione tra i cittadini di diversa provenienza. Queste politiche sono spesso usate come strumento per combattere razzismo, pregiudizi ed incomprensioni verso l’altro, e per dimostrare i fallimenti delle politiche di chiusura. “Radici” vuole testimoniare quella disponibilità ad ammettere una cultura diversa, a partire da cui si renderebbe possibile instaurare un dialogo per conoscere e comprendere l’altro. Non c’è cultura senza culture e questo vale per tutte le epoche. L’insegnamento e l’esempio di Papa Francesco sui migranti, sulla pace e la fratellanza dei popoli deve essere per noi un faro che ci illumina: le migrazioni, oggi, non sono un fenomeno limitato ad alcune aree del pianeta, ma toccano tutti i continenti e vanno sempre più assumendo le dimensioni di una drammatica questione mondiale. Le migrazioni sono le Persone in cerca di un lavoro dignitoso o di migliori condizioni di vita, ma anche di uomini e donne, anziani e bambini costretti ad abbandonare le loro case con la speranza di salvarsi e di trovare altrove pace e sicurezza. Per questo non dobbiamo mai considerare le migrazioni nel nostro Paese un fenomeno temporaneo ed emergenziale, ma un fenomeno che richiede pianificazione e professionalità per essere governato. 

Ultimamente avete avuto l’attenzione della DIREZIONE GENERALE
PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO E LE POLITICHE MIGRATORIE con una lettera a firma del DIRETTORE GENERALE Luigi Maria Vignali che , tra le altre questioni prese in esame , vii RINGRAZIA PER IL LAVORO DI INFORMAZIONE che SVOLGETE  PER I NOSTRI CONNAZIONALI all’estero.Ci può dire nel dettaglio cosa proponete in concreto?

Credo che  i tempi finalmente siano  maturi per la creazione di un Dipartimento per gli Italiani all’estero di cui Radici.Giornale on line sarà il canale ufficiale.

Esiste un’Italia che ha dato lustro e prestigio al paese nel mondo, esistono, infatti, circa 60 milioni di oriundi italiani nel mondo di cui ancora, 5 milioni con passaporto italiano. Agli italiani altrove dobbiamo gratitudine e rispetto, lo devono il Parlamento e il Governo innanzitutto. Lo dobbiamo tutti. Anche noi residenti in Italia, soprattutto in un momento in cui bisogna andare avanti per dare il buon esempio e non affondare. Vediamo da anni cambiare i Governi mentre le nostre vite di Italiani dentro e fuori dell’Italia restano impantanate in leggi poco chiare o insufficienti a prestare la giusta tutela.

Il nostro progetto è di ampio respiro ed evidenzia quattro enunciati sostanziali, concreti e irrinunciabili:

1-valorizzazione dell’informazione on line socio/politica diretta ai Connazionali all’estero.

2-rapporto vincolante con gli Organismi Ufficiali dello Stato Italiano.

3-migliore tutela e assistenza fiscale per i redditi maturati in Patria.

4-sostegno economico/sociale per i Connazionali che rientrano, definitivamente, in Patria ossia consentire una corsia preferenziale per il lavoro.

Il tutto inserito in un nuovo Dipartimento per gli Italiani all’Estero (DIE) operativo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La storia di chi ha lasciato il nostro Paese per andare a vivere altrove nel mondo è vecchia almeno quanto l’Italia stessa come nazione, e in effetti proprio a partire dagli anni dell’unità – intorno alla fine del XIX secolo – abbiamo a disposizione qualche numero per farci un’idea di dove sono emigrati i nostri connazionali, quando, e quanto spesso.

A far brevissima una storia lunga e complicata, i principali flussi di italiani verso l’estero ci sono stati intanto fra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, quando le persone sono emigrate soprattutto verso il resto dell’Europa (Germania, Francia, Svizzera), ma anche Stati Uniti e Sud America. Fra la Grande Guerra, il fascismo, e poi il secondo conflitto mondiale i flussi rallentano, per poi tornare a risalire nel secondo dopoguerra diretti in particolare verso l’Europa. Dagli anni ‘70 in avanti gli italiani che emigrano tornano a diminuire, e soltanto negli più recenti – in seguito alla grande crisi economica del 2008 – molte persone sono tornate a cercare miglior fortuna altrove.

Il nostro giornale on line ( www.progetto-radici.it) intende dare voce a chi non ne ha mai avuta a sufficienza. La nostra Rappresentatività “attiva”, indipendente da ogni legame politico, ci consentirà d’essere un ponte informativo tra chi vive lontano dal Bel Paese e l’Italia.

Tra gli obiettivi del “Progetto Radici” vi è anche quello di promuovere l’immagine delle Regioni italiane e, in particolar modo, del Sud Italia presso i nostri connazionali emigrati in vari Paesi del Mondo favorendo anche il “turismo di ritorno” nei paesi di origine, non è così?

Sì, esattamente. “Progetto Radici” è diretto a promuovere l’immagine delle Regioni italiane e in particolar modo del Sud Italia presso i nostri connazionali emigrati in vari Paesi del Mondo ed a favorire il cosiddetto “turismo di ritorno” nei paesi d’origine attraverso la conoscenza delle proprie radici, del territorio, dei prodotti dell’agroalimentare, dell’ospitalità rurale e delle tradizioni culturali e religiose che offre il nostro paese. In particolare il “turismo di ritorno” è quello degli italiani emigrati all’estero o dei loro discendenti che tornano nei paesi di origine dei genitori o dei nonni per ritrovare le loro radici. Un fenomeno che ci ricorda che l’Italia è stata, e in parte continua ad essere, un paese di emigranti, di persone all’estero in cerca di fortuna o semplicemente di un lavoro, che tendono a tornare nella terra delle radici ogni volta che è possibile. Il bacino potenziale è pari a circa 80 milioni d persone. Il giro d’affari relativo a questo segmento turistico dal solo continente americano si aggira intorno ai 650 milioni di euro per un totale di 670mila arrivi/anno in Italia. Questi dati provengono da una ricerca Enit – Agenzia nazionale del turismo – presentata nell’agosto scorso. Dunque, non vediamo l’ora di potervi accompagnare nei nostri viaggi di incontro e scoperta di culture vicine e lontane o di partire con voi a piedi, attraverso cammini con cui conoscere l’Italia a passo lento tra spazi immensi e aria pura, ascoltando la natura incontaminata e mangiando prodotti genuini che solo il Sud d’Italia può dare. È nostra intenzione, inoltre, puntare ancora di più sull’Italia valorizzando il nostro Belpaese attraverso itinerari responsabili. Sentiamo come nostro dovere, soprattutto in questo momento, contribuire alla ripresa del turismo nazionale e sostenere le economie di tutti i territori più colpiti. Le Associazioni degli italiani nel mondo ovunque siano saranno i nostri interlocutori in questo progetto di ‘turismo di ritorno’.

Tra gli altri collaboratori del “Progetto Radici” vi sono corrispondenti esteri dalla Tunisia,da Detroit e via elencando. Ciascuno di loro possiede degli ambiti specifici di analisi e di indagine, oppure affrontano temi di carattere generico?

I nostri corrispondenti esteri vivono e lavorano stabilmente all’estero, da cui ci scrivono regolarmente.
Essi non devono garantire la copertura di tutti gli avvenimenti di cronaca, perché tale attività è svolta dalle agenzie di stampa internazionali. Il loro compito è invece quello di integrare il racconto dei fatti offerto dalle agenzie, attraverso approfondimenti e testimonianze dirette. Essi inoltre devono seguire la politica del Paese estero in cui lavorano allo scopo di offrire al lettore italiano dei criteri di valutazione per interpretare la vita politica internazionale.

Redazione Radici

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