L’ arte provocatoria

L’ arte provocatoria

Di Apostolos Apoistolou

Pietro Manzoni nel 1961 presentò al pubblico 90 scatolette per conserve alimentari del diametro di 6 cm, in ognuna delle quali asserì di aver conservato 30 grammi delle proprie feci.

Marc Quinn un artista britannico, membro del gruppo informale noto come Young British Artists. Quinn ha usato sangue, ghiaccio e feci per fare sculture; il suo lavoro fa riferimento, talvolta, ai progressi scientifici.

Marco Evaristti, l’artista danese cheoffre ai suoi ospiti polpette di carne cotte con grasso umano. Per la precisione, il grasso ha ricavato da un intervento chirurgico per smaltire i chili in più a cui si è sottoposto il 43enne capofila della shock-art. Ha creato 48 polpette dal suo grasso.Ha disposto13 barattoli su un lungo tavolo, in una replica dell’ ultima cena di Cristo. Due barattoli sono stati venduti ai collezionisti per 23.200 $ ciascuno e gli altri dovevano essere inscatolati e venduti per 4.000 dollari per 10 polpette.

Martin von Ostrowski dipinge con il proprio sperma.

Anche ci sono le fotografie di Bertho -Moine che presentano ritratti di donne struccate con il proprio mestruo come rossetto.

E penso subito: Il provocatore è uno specialista del gioco collettivo. Ne possiede la tecnica ma non la dialettica. Sarebbe forse capace di tradurre le aspirazioni del gruppo in materia offensiva. – il provocatore spinge sempre all’attacco, – se, tenuto per sua disgrazia a difendere sempre e soltanto il proprio ruolo, la propria missione, non fosse per ciò stesso incapace di rappresentare l’interesse difensivo del gruppo. Quest’incoerenza tra l’offensivo e il difensivo denuncia presto o tardi il provocatore, è causa della sua triste fine.

Qual è il miglior provocatore? L’animatore del gioco diventato dirigente.

Apostolos Apostolou. Scrittore e professore di filosofia.

Redazione Radici

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