Riscoprire Carl Schmitt per capire come funziona il mondo

Riscoprire Carl Schmitt per capire come funziona il mondo
Fonte immagine: Wikimedia Commons

di Donatello D’Andrea

In molti sapranno che nella filosofia, così come nelle dottrine politiche, sociali ed economiche, ci sono degli studiosi, il cui pensiero può essere facilmente ricollocabile in tempi più moderni, ristudiato e attualizzato. Uno di questi è Carl Schmitt.

Nonostante abbia compiuto il grandissimo errore di aderire al nazismo, per presunzione di poter contribuire alla costruzione di un nuovo ordine e per ambizione personale, i suoi scritti possono tornare utili per comprendere la realtà che ci circonda.

Collocare Schmitt all’interno di una corrente di pensiero è difficile. È un critico del liberalismo, ma non è anti-liberale, è un realista ma anche irrazionalista sotto diversi aspetti. In molti concordano nel definirlo semplicemente un “decostruttore”, perché con i suoi studi ha distrutto le certezze dottrinali e i luoghi comuni più radicati nella cultura accademica.

Perché Carl Schmitt è così attuale? In un mondo occidentale dominato da una forma mentis individualista, positivistica, universalista ed astrattamente pacifista, Schmitt riscopre la politica come polemica, mai neutrale e frutto sempre di una contrapposizione.

L’affermazione del concetto di Stato presuppone quello di politico. Il politico è una dimensione della comunità inscindibile, e laddove c’è una comunità e uno spazio territoriale definito, che è quello fondamentale in cui la comunità si riconosce e si confina in opposizione alle altre, c’è (e ci sarà sempre) “politico”.

Il politico è, dunque, la contrapposizione tra “amico” e “nemico” in un determinato spazio. Il nemico va inteso non come inimicus privato bensì come hostis pubblico, esterno.

Nei rapporti internazionali, Schimtt riconosce, come Clausewitz, che la guerra è funzione della politica. Immaginare un mondo senza conflitto, interamente giuridificato dal diritto, è irrealistico.

Detto ciò, la gestione dello spazio è dovuta al nomos, cioè “al processo di suddivisione dello spazio, combinazione di ordinamento e localizzazione”. Il nomos giustifica l’ordinamento costruito in uno spazio e legittima, di conseguenza, la presenza di una comunità nello spazio.

La difesa dello spazio è pertinenza del politico, che lascia allo stato – soggetto politico per eccellenza – l’adozione di tutte le misure necessarie alla salvaguardia di questo spazio-in-opposizione.

Ciò che viene fuori è l’esistenza di più stati, l’ordine globale è fondato su contrapposizioni, disuguaglianze e differenze. Queste ultime producono come ovvia conseguenza il confronto, il quale può scaturire in una guerra.

Guerra, spazio e politico certamente, per Carl Schmitt, dimensioni conseguenti a quella che è la natura umana.

E’ inutile pensare in modo negativo la guerra, dato che essa è necessaria come il solo modo per definire la comunità e la sua presenza nello spazio. Anzi, la guerra, come diretta dalla politica verso un punto-obbiettivo unico, che è il nemico, è essenziale per convogliare quella che è la violenza naturale dell’essere umano.

Infine il teorico ha da dire anche su quella nuova forma di “ordine globale” che andava formandosi all’inizio del secolo scorso: la nascente globalizzazione – all’epoca ancora “proto” e limitata. La globalizzazione è la fine del nomos. La perdita di ogni confine e ogni “terra”, ma anche ogni distanza, porta all’annullamento delle categorie con cui fino ad ora abbiamo studiato la politica: spazio, politico e guerra.

La guerra ora si individua non più nella terra e negli spazi bensì nell’ingerenza dell’economia, che trasforma tutto in una una guerra civile mondiale, slegata al nomos.

Con questo sistema la guerra civile mondiale, tra cui è possibile comprendere anche il terrorismo, potrebbe essere senza fine, senza i limiti dei confini e qualcosa da conquistare, dato che non vi è più.

La profondità di pensiero e il realismo crudo e puro di Schmitt possono essere attualizzati anche con quanto sta accadendo ora nel mondo. La guerra e lo spazio saranno sempre categorie che muoveranno l’agire umano, così come lo stato, cioè il politico, sarà incaricato di vigilare sulla propria vita interna ed esterna muovendosi attraverso tutti gli strumenti che riterrà opportuno usare, guerra compresa che non va nè ostracizzata nè tantomento glorificara come supremo strumento della risoluzione delle controversie internazionali bensì va accolta come un’inevitabile dimensione della natura umana – proprio come lo spazio e il politico.

A Schmitt si devono anche delle intuizioni di ordine geopolitico. Nel periodo in cui decise di scrivere una storia politica delle relazioni internazionali egli riformulò in chiave moderna la distinzione tra nazioni terrestri e nazioni marittime. Le prime, portatrici di consapevolezza spaziale, sono capaci di organizzare ordini chiusi e stabili. Le seconde, invece, non conoscono limiti e confini e “che guardano al mondo come a una tabula rasa da percorrere avventurosamente in nome della libertà di movimento e di commercio”. Ed è proprio qui che Carl Schmitt si accorge del fatto che le dinamiche politiche e sociali della modernità non possono essere ricondotte e gestite semplicemente al diritto. Da qui la comprensione del rapporto tra diritto e politica e la nascita del concetto di nomos (Il Nomos della Terra, 1950).

Da molti ostracizzato per la sua adesione al nazismo, in realtà la profondità del pensiero politico di Schmitt andrebbe approfondita e studiata per comprendere come realmente funzioni il mondo. Un profeta del realismo che ha compreso come, in un mondo che si avviava già verso l’età della globalizzazione, non si possa eliminare del tutto la storia e le sue implicazioni, belle o brutte che siano.

Redazione Radici

Donatello D'Andrea

Classe 1997, lucano doc (non di Lucca), ha conseguito la laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e frequenta la magistrale in Sistemi di Governo alla Sapienza di Roma. Appassionato di storia, politica e attualità, scrive articoli e cura rubriche per alcune testate italiane e internazionali.

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