Melinda Miceli traccia il mistero della perduta Atlantide

Un’isola situata oltre le colonne d’Ercole, sommersa da un tremendo cataclisma. Una civiltà florida e potente, devota al culto del dio Poseidone, scomparsa con tutti i suoi tesori più di undicimila anni fa. È questo il mito di Atlantide. Scrivere un romanzo di fantascienza potrebbe essere per uno studioso di astronomia e di storia delle antiche civiltà, un’avventura verso la parte più ignota del suo inconscio. L’enigma di Atlantide,  il cui nome deriva da Atlante, il mitico gigante che reggeva il mondo sulle spalle e che governava l’oceano, al di là delle colonne d’Ercole, continua ad affascinare perchè le sue origini si sono perse nel tempo tra mito e realtà. 

A ritroso nello studio della mitologia greca esperiamo che Atlante, figlio del titano Giapeto e di Climene, (figlia di Oceano e di Tetide) parteggiò per Crono, pertanto a lui fu riservata la punizione esemplare di sostenere sulle sue spalle la volta celeste. La ninfa Calipso era una figlia famosa di Atlante, il cui nome significa voragine marina. Esiodo e Omero narrano che Zeus vincitore, costrinse Atlante a lasciare la superficie della terra per raggiungere le profondità del Tartaro, il luogo dove Atlante configurato nel continente Atlantide, raggiunge Giapeto ovvero il continente Lemuria; mirabile metafora ideografica per narrare dei due continenti sprofondati nel mare. Il mito greco, narra che Atlante poggia i piedi sul Tartaro, ovvero il fondo dell’Oceano, mentre sorregge la volta celeste, facendosi dunque simbolo stesso dell’Asse del Mondo. Il Tartaro sarebbe da configurare come l’emisfero inferiore del globo, mentre la volta del cielo sorretta dal Titano, come l’emisfero superiore. I poeti greci dicevano di Atlante che avesse una conoscenza completa delle profondità dell’oceano, ciò significa che egli simboleggiava l’insieme dei continenti che si poggiano come i piedi di Atlante nelle profondità delle acque, in fondo al Tartaro, continenti che si spostano che emergono e che s’inabissano. Secondo il mito Atlante aveva sette figlie, che geologicamente rappresentano le sette regioni del globo, i sette continenti, tutte assoggettate all’Asse Polare, o Asse del Mondo, simboleggiato dal Titano. Le Razze rappresentano le sette diramazioni o sottorazze figlie di Atlante, cioè dimoranti sul continente di Atlantide.

Interpretato dal punto di vista astronomico il mito segnala le sette sorelle come le sette Pleiadi, simbolo delle sette regioni del globo celeste.  

La leggenda vera e propria di Atlantide ha avuto origine dai dialoghi di Platone, nel Timeo e nel Crizia, scritti nel 330 a.C. circa. Secondo Platone, Atlantide si trovava oltre le Colonne d’Ercole, il limite estremo del mondo allora conosciuto. La leggenda narra che, dopo avere fallito l’invasione di Atene, Atlantide sarebbe sprofondata in un singolo giorno per l’ira di Poseidone, il dio degli abissi, scatenatasi contro mortal pretese. Il mito si collega anche all’isola di Santorini, denominata dal geologo francese Fouquè la “Pompei dell’Egeo”, originata da una zolla di terra della lontana Libia. Essa si estendeva dal Mar Ionio fino all’Asia Minore, ma i grandi movimenti geologici continuarono, finché il mare Egeo non riuscì a penetrare all’interno dell’Egeide, frammentandola in tante parti e sommergendola ad eccezione delle cime dei monti, che rimasero isolotti emergenti. L’attuale sagoma di Santorini dovuta alla successiva evoluzione dell’isola, è il risultato di una lunghissima attività di vulcani apparsi circa 26 milioni di anni prima in quella zona. I coni vulcanici e il preesistente isolotto roccioso si fusero durante le eruzioni e col passar del tempo diedero vita a un’unica isola, che, per la sua particolare forma, secondo la testimonianza di Erodoto, fu chiamata “Stronghyle” .

Apollodoro (Mitologia, Libro II) dice; “I pomi aurei raccolti da Ercole non erano, come alcuni credono, in Libia: erano nell’Atlantide Iperborea” . Secondo Strabone questa regione si trova a sei giorni di navigazione dalla Britannia vicino al mare congelato, ovvero il Mare Artico, chiamato anche Crònide o Mare di Crono, perché circonda la regione dove Crono privato del potere di generare dorme inebriato nell’idromele. “Questa terra è ora inabitabile, ma un tempo regnava l’eterna primavera. Milioni d’anni fa, il Continente Iperboreo doveva avere un clima quasi tropicale che poi divenne glaciale”. Sotto i ghiacciai della Groenlandia sono state reperite tracce di alberi di tipo meridionale, tropicale, ignoti per le regioni settentrionali. Ai tempi dei miti di Omero e di Orfeo, la Groenlandia era già coperta dal ghiaccio, perciò l’eco di questo continente doveva essere giunto ai Greci da popoli più antichi di loro.

Uno scrigno di citazioni classiche tratte da storici greci e sui popoli del secondo e primo millennio partendo da Esiodo e Platone per giungere alle varie ipotesi moderne la collocano nelle Americhe, in Antartide o nel Mediterraneo e dintorni; nonché molte notizie che identificherebbero gli Atlantidi con il popolo egizio e Maya, con i quali condividevano la stessa civiltà. Gli abitanti di Atlantide cercarono ad un certo punto di soggiogare l’antica Atene. I greci, tuttavia, nonostante la defezione degli altri popoli alla guerra, riuscirono a sconfiggere gli invasori e a liberare coloro che abitavano «all’interno delle Colonne d’Ercole». La memoria di tutto ciò svanì a causa di tremendi terremoti e catastrofi naturali, nell’arco di un solo giorno e di una sola notte in cui tutto l’esercito ateniese fu inghiottito sotto terra e anche Atlantide scomparve nell’oceano. Quel mare lontano divenne “impraticabile e inesplorabile”, a causa del “fango affiorante che l’isola ha prodotto inabissandosi”.

Nel 1881 lo scrittore, Ignatius Donnelly, sosteneva che molte delle conquiste umane (come la metallurgia, l’agricoltura, la religione, l’alfabeto, il nucleare) avessero avuto origine proprio dalla scomparsa Atlantide che fu la prima area del mondo dove l’uomo passò dalla barbarie alla civiltà. Donnelly: “Si trattava del vero mondo Antidiluviano, ossia del Giardino dell’Eden, del Giardino delle Esperidi, dei Campi Elisi, del Giardino di Alcinoo, del Mesomphalos, dell’Olimpo, dell’Asgard delle storie degli antichi popoli, a rappresentanza della memoria universale di una grande terra, popolata a lungo da un’umanità arcaica, pacifica e prospera…. Solo alcuni scamparono a bordo di navi e zattere e, ovunque approdarono, narrarono la spaventosa catastrofe; quelle storie sono giunte a noi in forma di leggende su inondazioni e diluvi avvenuti in diverse zone del mondo antico e moderno”.

Una serie di teorie avevano avuto largo seguito agli inizi del secolo scorso, con autori del calibro di Berlioux, Gordon, Butavand, Charpentier ed altri che localizzavano Atlantide nel Sahara, o sulla costa nord africana, fra la Libia ed il Marocco. Clamorose scoperte archeologiche, come le favolose città dei Maya nello Yucatan, individuate da John Lloyd Stephens e Frederick Catherwood, e della mitica Troia da parte di Heinrich Schliemann (1868), volevano acclarare i numerosi segreti celati ancora nel passato della storia umana, riferiti all’antica Sapienza, mito sviluppato a partire dal Quattrocento all’interno della cronologia biblica; ovvero alla teoria che in un tempo dimenticato gli umani fossero gunti a un livello di Sapienza superiore a quello attuale.

Se dal suo canto la scienza ufficiale proclama che non sussistono prove dell’esistenza di un’isola-continente posta oltre lo stretto di Gibilterra, la geologia e la paleontologia, invece ipotizzano che tra il Cambrico e il Cretacico fosse emerso nell’Oceano Atlantico un continente intermedio, servito da ponte naturale. Esse poggiano questa deduzione sullo studio della somiglianza tra le razze animali e la flora del nuovo e dell’antico mondo. Il continente intermedio  avrebbe occupato l’area relativa alla Groenlandia, all’Islanda, alle Azzorre, alle Canarie e a Madeira, in parte considerate, da alcuni ricercatori, come le cime dei monti dell’inabissata Atlantide. Datazioni controverse, culture antiche appartenute a mondi perduti e arcaici miti, rendono molto incerto il quadro archeologico e antropologico avvolto nel mistero più grande di tutti i tempi. Ancora oggi la Sfinge, enigma degli egittologi, sembra essere precedente alla costruzione della Grande Piramide di Cheope e risalendo a 5700 anni, rappresenta la sola testimonianza di una civiltà remotissima attiva ancor prima del tempo della realizzazione delle piramidi.

Dott.ssa Melinda Miceli storico e critico d’arte

Redazione

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