Guido il romanzo di un immigrante

Guido il romanzo di un immigrante

Di Rita Amabili

Faterribilmente caldo. L’attesa, la compagna indesiderata dei viaggiatori, è triste e lunga sul ponte del Presidente Wilson dove sono stati radunati. Sono arrivati ​​in Canada, ma nessuno dei passeggeri di terza classe ha ancora messo piede su quel terreno che tutti sognavano. In un momento di profonda stanchezza, Guido si dice che non arriveranno mai veramente a destinazione.

Pensa con tremenda intensità che l’audacia e la sconsideratezza dell’immigrazione è eguagliata solo dalla follia di certi sogni umani. Rivede il prato Marchigiana , l’ambiente familiare che ha sempre formato il suo ambiente familiare, e un’immensa tristezza lo travolge. Il doloroso viaggio è tutt’altro che finito e i nuovi inizi, alla luce del suo straordinario esaurimento, assumono le sembianze di montagne sproporzionate, impossibili da attraversare. In questo preciso momento vorrebbe ritrovare ad Offida il suo letto familiare. Anzi, darebbe qualsiasi cosa per potersi sdraiare nel suo solito letto comodo. E dormire.

Estratto da GUIDO IL ROMANZO DI UN IMMIGRANTE, pagina 165

Redazione Radici

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