Si vota in Svezia, e stavolta la destra potrebbe vincere

Si vota in Svezia, e stavolta la destra potrebbe vincere
© JONATHAN NACKSTRAND / AFP - Magdalena Andersson

La premier uscente Magdalena Andersson, alle prese con la serrata concorrenza del capofila dell’opposizione di destra Ulf Kristersson e del leader dell’estrema destra Jimmie Akesson. Sullo sfondo, la guerra in Ucraina

Svezia oggi alle urne per elezioni legislative – ma anche regionali e municipali – che si preannunciano incerte e complesse per la premier uscente Magdalena Andersson, alle prese con la serrata concorrenza del capofila dell’opposizione di destra Ulf Kristersson e del leader dell’estrema destra Jimmie Akesson.

Un voto cruciale che potrebbe segnare l’arrivo al potere nel Paese scandinavo della destra, pronta a governare per la prima volta con l’appoggio dell’estrema destra, in grado di ottenere il suo miglior risultato storico di fronte ad una sinistra in cerca di un terzo mandato.

Il fattore guerra in Ucraina

Oltre all’incognita di una netta svolta del colore politico ai vertici della Svezia, a fare da sfondo all’appuntamento con le urne è anche la guerra tra Ucraina e Russia, il carovita e la formale richiesta di adesione di Stoccolma alla Nato, presentata da Andersson, leader del Partito Socialdemocratico nota col soprannome di bulldozer.

Oggi, come ogni 4 anni, gli aventi diritto saranno chiamati a rinnovare i 349 seggi del Riksdag, il Parlamento svedese, esprimendo la propria preferenza tra 8 partiti, ma scegliendo essenzialmente tra i tre pesi massimi della politica nazionale.

In base agli ultimi sondaggi, si profila un serrato testa a testa tra i blocchi di sinistra e di destra e, per la prima volta l’estrema destra – col nome di Democratici svedesi – potrebbe diventare il primo partito di opposizione o addirittura ha buone probabilità di governare con la destra del Partito Moderato di Kristersson.

Cosa dicono i sondaggi

Secondo i commentatori politici, quella di domani sarà l’elezione più combattuta e dall’esito più incerto di sempre.

Al momento il Partito Socialdemocratico è accreditato del 28-30% delle intenzioni di voto e per il 55% dell’opinione pubblica Andersson è una delle dirigenti politiche più apprezzate in patria. La premier uscente ha dalla sua parte il sostegno dei Verdi, del Partito di sinistra (ex comunista) e del Partito di Centro.

Ex campionessa di nuoto, sposata, madre di due figli, la 55enne Andersson è stata nominata premier lo scorso novembre in sostituzione del predecessore Stefan Lofven, ed è riuscita a dare nuovo slancio ai socialdemocratici svedesi.

Bulldozer Andersson

A valerle il soprannome di bulldozer sono stati i suoi modi, le sue dichiarazioni molto dirette, a tratti durissime, durante il suo mandato alle Finanze, dal 2014-2021, che hanno lasciato il segno in una nazione basata sul consenso pacato.

Per il politologo Ulf Bjereld, la premier uscente – che in caso di sconfitta domenica diventerà quella del governo più breve dal 1936 – è riuscita a “mantenere e rafforzare anche la posizione del suo partito e il sostegno degli elettori”, portando avanti una linea classica di difesa di uno Stato sociale forte oltre a quella piu’ dura in materia di immigrazione, sentenziando che “l’integrazione è fallita” dopo scontri lo scorso aprile tra giovani immigrati e agenti di polizia.

Sulla scena internazionale, il suo ‘dossier’ piu’ spinoso è stato quello di negoziare con la Turchia, che minaccia di bloccare l’adesione della Svezia alla Nato accusando il Paese nordico di essere un rifugio per i “terroristi” curdi.

“Lei è una ex ministra delle Finanze, le aziende sanno che conosce l’economia. È rassicurante, anche per chi non condivide la sua ideologia o il suo programma” ha analizzato Anna Stellinger, direttrice degli affari europei e internazionali all’interno dell’organizzazione dei datori di lavoro Svenskt Naringsliv.

Per giunta “la sua popolarità è cresciuta vertiginosamente con la gestione del Covid e della guerra in Ucraina” ha sottolineato Mikael Granberg, professore di Scienze politiche all’Università di Karlstad.

“È stato un grande passo per noi fare domanda di adesione alla Nato. La cosa più impressionante è la velocità con cui è successo. I socialdemocratici non hanno voluto rischiare che questo diventasse un tema della campagna legislativa” ha fatto notare Granberg.

Un dibattito che non è stato facile ma si è svolto senza essere conflittuale, con la sensazione condivisa nel Paese di “un’ora solenne in cui la storia della Svezia è cambiata” ha evidenziato Stellinger, ponendo fine a due secoli di non allineamento militare.

Il leader dei moderati Kristersson

Di fronte al ‘bulldozer’ Andersson, Ulf Kristersson, il leader dei Moderati, partito conservatore in costante calo di consensi, che per tentare di conquistare il potere alla fine ha allacciato una partnership insolita, un’alleanza già definita storica, con l’estrema destra dei Democratici svedesi (Sd) di Jimmie Akesson.

Piccoli occhiali stondati, fisico minuto, il 58enne Kristersson, ex ginnasta, è al suo secondo tentativo di conquistare la poltrona di capo del governo, dopo una sconfitta dal margine ridotto nel 2018, quando non riuscì ad ottenere l’appoggio dei nazionalisti Sd e dei piccoli partiti di centro-destra, alleati storici dei Moderati.

Un’alleanza con l’estrema destra che fa molto discutere, già valsa le critiche aperte di altri leader politici tra cui Annie Loof, del partito di Centro. Studi in economia, appassionato del fumetto Tintin, Kristersson, sposato e padre di tre figlie adottate in Cina, è apertamente favorevole ad una riduzione e ad un maggiore controllo in materia di aiuti sociali.

Secondo gli analisti svedesi una sua seconda sconfitta alla carica di premier potrebbe rimettere in discussione la sua leadership nel partito dei moderati.

Il leader nazionalista Akesson

A fargli ombra è direttamente il suo nuovo alleato, il nazionalista Jimmie Akesson, da 17 anni alla guida dei Democratici di Svezia, già detentore di una grande vittoria: ovvero far passare il suo partito da paria del paesaggio politico nazionale a peso massimo indispensabile alla destra per riuscire a governare in caso di vittoria dei Moderati alle legislative di domenica.

Soprannominato Yimmie, il 43enne moro dalla corporatura solida e la barba ben curata, separato con un figlio, non ama particolarmente la cravatta e coltiva l’immagine di essere uno svedese ‘normale’. È riuscito a catturare l’attenzione dell’intera campagna elettorale: ha girato il Paese, appellandosi a un elettorato prevalentemente maschile e spesso rurale.

Akesson ha monopolizzato il dibattito sui social network con i suoi team e ha moltiplicato le polemiche sui temi dell’immigrazione, della sicurezza e del potere d’acquisto, con un’inflazione all’8% e una bolletta della luce che sta esplodendo in alcune regioni della Svezia.

Cosi’ il suo partito sta conquistando sempre più elettori conservatori, ma anche socialdemocratici, soprattutto tra gli uomini della classe operaia, e potrebbe per la prima volta riuscire a formare una coalizione in Parlamento con la destra tradizionale.

Di pari passo con i crescenti consensi, i Democratici svedesi hanno cambiato retorica, limando frasi controverse come la volta in cui Akesson ha definito i musulmani “la più grande minaccia straniera dalla seconda guerra mondiale” o proposto di uscire dall’Unione Europea.

“Vuole dare l’immagine di una persona comune che fa arrostire le salsicce, viaggia nelle Isole Canarie con un volo charter e parla in modo ordinario oltre a vivere in un complesso residenziale a prezzi accessibili in una piccola citta'” ha commentato Jonas Hinnfors, professore di scienze politiche.

Gioco di alleanze

In questo gioco di alleanze complesso e dall’esito incerto, “i moderati, i democristiani e i liberali hanno deciso di fare campagna con i democratici svedesi. Questo potrebbe essere un errore strategico per i conservatori. Fino ad allora, l’ordine era il loro dominio, ma ora la sicurezza è associata all’immigrazione, che e’ prerogativa dei democratici svedesi” ha spiegato Jens Rydgren, sociologo specializzato in estrema destra.

Un gioco di alleanze che si esprimerà concretamente all’indomani delle votazioni e che, come durante l’ultima legislatura, rischia di generare un certo caos politico: alle precedenti legislative furono necessari ben 134 giorni di negoziati per arrivare alla formazione di un’alleanza di governo nel gennaio 2019.

A questa incertezza poi si aggiunge quella sulla sorte dei piccoli partiti – Verdi, Centro e Liberali – che devono superare la soglia di sbarramento del 4% per riuscire ad entrare al Riksdag, dove i 349 seggi vengono assegnati con il sistema di voto proporzionale.

Il destino dei partitini

Dal loro successo o dalla loro sconfitta dipenderà la sorte dei loro alleati per riuscire a formare il prossimo governo. Nella patria dell’iconica attivista per l’ambiente, la 19enne Greta Thunberg, il clima e la transizione energetica non hanno però fatto breccia.

Se durante la campagna elettorale per le legislative i candidati hanno dibattuto a lungo di energia, di nucleare, non e’ stato in difesa dell’ambiente ma per arginare il rincaro delle bollette e il costo della vita.

Altra grande assente dei dibattiti è stata l’Europa, eppure dal 1 gennaio 2023 la Svezia assumerà la presidenza di turno dell’Ue. Si è parlato poco delle esportazioni – il 50% del Pil dipende dall’export – cruciali con l’Europa, quale principale mercato, e dei rapporti con Russia, Ucraina e Cina. L

o stesso giorno delle legislative e regionali si terranno anche le elezioni municipali. La Svezia è suddivisa in 290 comuni, le cui assemblee municipali contano tra 31 e 101 seggi, in base al numero di residenti, e queste successivamente eleggono i propri esecutivi. Il mandato dei consiglieri comunali si rinnova ogni quattro anni con sistema proporzionale, secondo il metodo noto come Sainte Lague.

AGI

 

Redazione Radici

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