Per un discorso realistico sul Meridione d’Italia

Per un discorso realistico sul Meridione d’Italia

Mi spaventano terribilmente coloro che si fermano al sud di Carlo Levi.

Mi spaventano terribilmente coloro che ne vogliono fare una terra di briganti ieri e di malviventi e mafiosi oggi.

Mi spaventano terribilmente, allo stesso tempo, coloro che confondono il revisionismo storico con la follia di chi vorrebbe riscrivere la storia manipolandola, dipingendo il sud come terra completamente depredata dai Savoia e proiettata nel futuro già sotto i Borbone, ignorando, o fingendo di ignorare, la verità dei fatti restituitaci dai documenti e dalle fonti. Che, attenzione, non intendo dire che non vi siano stati episodi di atrocità e saccheggio da parte dei sabaudi e che ciò non vada denunciato, ma che non si debbano diffondere falsità (oggi è forse più opportuno dire fake news?) e amplificare la realtà come dimostra, ad esempio, la campagna mediatica e di marketing sui fatti alterati di Pontelandolfo.

Mi spaventano terribilmente, ricollegandomi a quanto scritto sopra, le feste e le fiere in onore del fenomeno del brigantaggio, piaga sociale di cui ancora non ci siamo pienamente liberati, specialmente se messe su attraverso fondi europei.

Mi spaventa terribilmente lo storytelling del e sul meridione intriso di luoghi comuni, fermo ancora agli anni ’50, fra coppole, limoni e trulli, che abbozza la realtà ma non riesce a restituirne tutti i colori.

Mi spaventa terribilmente tutto ciò perché dà del meridione un’immagine snaturata, non aderente al vero e crea una narrazione stereotipata e che non riesce a permeare nella complessità del reale. Se, infatti, in generale e in qualunque ambito viene denunciata da più fronti una certa tendenza alla semplificazione massima, il discorso (Non dialogo, il termine è stato scelto appositamente, perché se scarseggia il primo in maniera tangibile, il secondo non può derivarne) sul meridione sembra esserne uno dei più colpiti.

Il meridione non è solo arance, limone e pompelmi.

Il meridione non è solamente meravigliose cattedrali e statue di età magnogreca.

Il meridione non è solamente delinquenza.

Il meridione non è solamente povertà.

Il meridione non è solo un quadro idillico.

Il meridione non è solamente Cristo si è fermato ad Eboli.

Il meridione non è solamente “gente semplice”, con la doppia connotazione che ne segue.

Il meridione è molto altro e va letto nella sua complessità, scardinando cliché ancorati ancora a una terra retriva di gente schiva e analfabeta o a meravigliosi paesaggi composti da ulivi e animali al pascolo.

Allora cerchiamo di restituire del sud Italia una fotografia più realistica, che non ne parli solo come del posto più bello del mondo o della patria della pigrizia e della mafia. Cerchiamo di tratteggiare i contorni e poi di riempirli con tutta la complessità che lo governa.

Parliamo del suo costante vivere di dicotomie, delle maestose  cattedrali palermitane e della deturpante e inquinante cattedrale del deserto a Taranto, della cultura magno-greca ma anche di quella araba, non solo in riferimento alla Sicilia, ma anche in riferimento a Taranto e a Bari -piccoli e brevi emirati di un tempo-, parliamo dello stratificarsi di culture nel passato, ma anche nell’epoca contemporanea fatta di emigrazioni e immigrazioni, parliamo sì del malcostume e delle acque torbide dei colletti bianchi, ma parliamo anche dei ragazzi e delle ragazze che provano a rendere la loro terra un posto più vivibile, a non doversene andare perché “cacciati” dalle difficoltà innegabili e dalle mancanze evidenti, che talvolta ce la fanno e talvolta sono costretti a fare le valige e a ricevere i famosi “pacchi da giù”. Parliamo della conservativa lingua sarda, del difficilmente catalogabile dialetto tarantino, del griko e di tutte le minoranze linguistiche e culturali radicatesi nel tempo.
Parliamo di tutela ambientale, di spazi a misura di cittadino e di collegamenti ferroviari e aeroportuali ancora oggi quasi del tutto non esistenti.Parliamone nel ben

e nel male e facciamolo con cognizione di causa, ma soprattutto con capacità di approfondimento.

Il meridione di Italia merita un discorso e poi un dialogo più realistico.

Questo articolo, nello specifico, oggi non si propone l’obiettivo di esserlo, ma va letto come un invito a intessere una narrazione che non sia avulsa dal vero quotidiano, che non sia fatta solo di numeri e statistiche, pur importanti ai fini di una giusta ricostruzione, che non si fermi solo ed unicamente su fonti che ne ricostruiscono la storia passata, ma che non sono più lo specchio del sud di oggi, per parlarne.

Forse, sarebbe necessario, più che un discorso più realistico sul meridione, un discorso più realistico dal meridione, ma intanto cerchiamo di porre i presupposti giusti. Le voci sono importanti per andare oltre.

Rosaria Scialpi

foto chimica on line

Redazione

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