La partita sul gas cipriota tra Erdogan, Italia e UE

La partita sul gas cipriota tra Erdogan, Italia e UE

di Donatello D’Andrea

Tramite i suoi canali social, l’ENI ha annunciato di aver scoperto, a circa 160 km al largo di Cipro, un grande giacimento di gas.

Chiamato Cronos-1, e situato nel cosiddetto Blocco 6, secondo una stima conterrebbe circa 71 trilioni di litri di gas “con un significativo potenziale aggiuntivo”. La scoperta promette di coadiuvare l’Europa nella sua lunga marcia verso l’indipendenza energetica dalla Russia.

Il messaggio social con cui ENI ha annunciato la scoperta (Fonte immagine Twitter)

Ma non sarà così semplice.

Innanzitutto, ci vorrà almeno un anno per tradurre la scoperta in attività industriale. Inoltre, come la vicenda del giacimento Calypso – scoperto dalla stessa ENI-Total nel 2018 – dimostra, Erdogan mal digerisce la politica energetica italiana sulle coste cipriote ed è disposto a rispondere anche inviando navi militari a supporto della sue ragioni.

Come già ripetuto più volte nelle numerose analisi effettuate sulle ambizioni del Presidente turco, prima o poi l’Italia e la Turchia dovranno confrontarsi vis-a-vis sui rispettivi dossier che, a quanto pare, confliggono.

Nello specifico, la guerra in Ucraina, l’aumento del prezzo del gas e la necessità di cercare nuove fonti di approvvigionamento costringono l’Italia e l’Europa ad affacciarsi sul Mediterraneo Orientale, su cui ENI ha messo le mani da anni. Erdogan, dal canto suo, ha rivolto la sua attenzione a questo spaccato di mare, rivendicandolo come propria zona di interesse economico e strategico.

ENI, nel caso di specie, è presente a Cipro dal 2013 e con il tempo è riuscita ad accaparrarsi diverse concessioni, tanto che l’area è stata divisa in blocchi: il colosso italiano opera nei blocchi 2, 3, 6, 8 e 9 e detiene partecipazioni nei blocchi 7 e 11 operati da Total.

Questa spartizione però non è piaciuta ad Ankara.

Secondo Erdogan, anche la Repubblica di Cipro del Nord, compresa all’interno dei territori occupati dalla Turchia nel 1974 e non riconosciuta da nessuno, avrebbe diritto a partecipare alla partita degli idrocarburi e, dunque, a quella dei profitti. Erdogan non vuole che Ankara rimanga fuori dalla corsa alle fonti energetiche cipriote e non vuole che vi prendano parte Israele, Egitto e Grecia.

La partita cipriota si collega, ovviamente, a quella in corso anche in Egitto, dove ENI continua a scoprire giganteschi giacimenti che non fanno altro che rafforzare il ruolo della politica energetica egiziana nel Mediterraneo, antagonista di quella turca, come dimostra l’esclusione di Ankara – unica a non partecipare – dal progetto del gasdotto EastMed.

La partita su Cipro, comunque, è ancora aperta e l’ostinazione di Erdogan potrebbe regalare sorprese.

Redazione Radici

Donatello D'Andrea

Classe 1997, lucano doc (non di Lucca), ha conseguito la laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e frequenta la magistrale in Sistemi di Governo alla Sapienza di Roma. Appassionato di storia, politica e attualità, scrive articoli e cura rubriche per alcune testate italiane e internazionali.

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