La Corte Suprema Usa cancella la sentenza sul diritto all’aborto

La Corte Suprema Usa cancella la sentenza sul diritto all’aborto
Di Arianna Cioffi, Carlotta Di Santo e Alessandra Fabbretti

 La Corte Suprema degli Stati Uniti ha abolito la storica sentenza ‘Roe vs. Wade’, con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa. I singoli Stati americani saranno quindi ora liberi di applicare le loro leggi in materia.

OBAMA: “ATTACCO ALLA LIBERTÀ DI MILIONI DI AMERICANI”

L’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha commentato su Twitter la decisione del massimo organo giuridico americano: “Oggi, la Corte Suprema non solo ha rovesciato quasi 50 anni di precedenti, ma ha relegato la più intensamente personale delle decisioni che una persona possa prendere ai capricci di politici e ideologi, attaccando le libetà essenziali di milioni di americani”.

AMNESTY: “ADDIO ALLA SALUTE DELLE DONNE”

“Anni e anni di narrazione e di propaganda politica contro l’autonomia delle donne sul loro corpo, il loro futuro e il loro benessere“. Da questo dipenderebbe la decisione che ha assunto la Corte Suprema degli Stati Uniti, che dopo quasi 50 anni ha ribaltato la storica sentenza del 1973 ‘Roe vs. Wade’ che riconosceva il diritto all’aborto a livello federale. Ciò implicava che i singoli Stati non potessero vietare l’aborto con norme proprie. A illustrare questa posizione all’agenzia Dire è il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, che parla di “sentenza orribile” e “giorno cupo nella storia dei diritti umani negli Stati Uniti”.

Secondo Noury, ora “cresce la prospettiva” per le donne che resteranno incinte di dover essere “costrette a portare a termine la gravidanza, arrivando magari a cercare di abortire di nascosto in modo non solo illegale ma insicuro” per la salute. Inoltre, secondo Noury la decisione della Corte “apre la strada a nuove criminalizzazioni dell’aborto a livello statale. Già nel 2021 abbiamo osservato un’ondata di leggi che negli Usa rendono l’aborto reato. In questo modo, gli Stati Uniti rischiano di entrare a far parte di quel gruppo di Paesi come El Salvador o Malta, dove è impossibile abortire se non andando incontro a sanzioni giudiziarie“.

È anche “incredibile” per il portavoce di Amnesty che “solo il giorno prima, la Corte Suprema ha annullato una delle poche leggi sensate in materia di possesso di armi nello Stato di New York, che prevedeva che una persona, per girare armata in pubblico senza mostrare di essere armata, dovesse avere un valido motivo”. La Corte Suprema ha invece stabilito che tale presupposto “non interessa, in quanto il secondo emendamento alla Costituzione americana – spiega Noury – difende il diritto di poter girare armati”.

La morale di questa vicenda per il responsabile di Amnesty sembrerebbe dunque che “la Corte Suprema si prende molta cura delle persone che ancora devono nascere mentre se ne dimentica nel momento in cui poi nascono, senza preoccuparsi se rischiano di essere uccise. Ricordiamoci cosa è successo a Uvalde neanche un mese fa“. Noury si riferisce alla cittadina del Texas dove il 24 maggio un uomo armato è entrato in una scuola elementare e ha ucciso una ventina di persone tra alunni e insegnanti.

In una nota Tahar Demant, di Amnesty International Usa, ha ribadito che “a prescindere da quanto possa dire la Corte Suprema, l’aborto resta un diritto umano e gli Stati di ogni parte del mondo sono obbligati a rispettarlo. Una vasta maggioranza degli americani e delle americane la pensa allo stesso modo e dissente dalla sentenza”.

ASSOCIAZIONE COSCIONI: “DECISIONE ATTESA MA GRAVISSIMA”

“Una decisione attesa ma gravissima per la salute riproduttiva delle donne e soprattutto per il principio di uguaglianza dei diritti”. Ha risposto così la vicesegretaria dell’Associazione Luca Coscioni, la ginecologa Mirella Parachini, anche membro di ‘Amica – Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto’, interpellata dalla Dire in merito alla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti. “Per noi è davvero incredibile che ci possano essere politiche differenti nei vari Stati con una larga maggioranza di politiche restrittive che penalizzano le donne che vivono negli Stati che limitano l’accesso all’aborto – prosegue Parachini -. E questo soprattutto va a discapito dei ceti meno abbienti, delle donne di colore e di quelle che hanno meno accesso alla contraccezione”.

Ora, secondo la ginecologa, alcuni segnali provenienti da “forze sovraniste ultraconservatrici anche in Europa, basti pensare all’Ungheria e alla Polonia, rischiano di seguire questa ingiusta decisione. Questo – sottolinea Parachini – significa che la battaglia per il diritto all’aborto non è mai conclusa“. Parachini per oltre 40 anni è stata anche la compagna dello storico leader dei Radicali, Marco Pannella. Come avrebbe commentato questa notizia? “Credo che non si sarebbe di certo scoraggiato di fronte alla necessità di andare avanti nella difesa dei diritti acquisiti“, ha risposto alla Dire.

IL PD: “GIORNATA BRUTTISSIMA”

“Oggi è una giornata bruttissima. Avevamo sempre pensato che i diritti delle donne potessero progredire e invece purtroppo non è così. I diritti delle donne non sono garantiti per sempre“. Così la deputata Lia Quartapelle, interpellata dalla Dire, commenta la notizia dell’annullamento, da parte della Corte Suprema statunitense, della sentenza che da 50 anni garantisce alle donne americane il diritto ad abortire. “Questo però – aggiunge la responsabile Esteri dem – non ci toglie la voglia di combattere, dagli Stati Uniti all’Afghanistan, anzi la rafforza”.

La decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di oggi ci riporta direttamente al secolo scorso. Un giorno triste per tutti. Soprattutto per tutte le donne. È grave che ci sia qualcuno in Italia che sta esultando per una decisione che fa perdere tutele e diritti alle donne. Ed è ancora più triste che sia un uomo a dire cosa è giusto per le donne“. Così la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi.

SALVINI: “L’ULTIMA PAROLA SPETTA SEMPRE ALLA DONNA”

Credo nel valore della vita, dall’inizio alla fine, ma a proposito di gravidanza l’ultima parola spetta sempre alla donna”. Così il segretario federale della Lega Matteo Salvini dopo la decisione della Corte Suprema Usa.

PERANTONI (M5S): “SENTENZA TALEBANA”

“È una sentenza talebana, negare il diritto delle donne all’aborto non è concepibile in una società democratica che si autodefinisce avanzata e liberale. In pochi a giorni, invece, abbiamo visto arrivare dalla Corte statunitense due decisioni antitetiche al progresso e alla giustizia sociale: penso alla bocciatura della vecchia legge dello Stato di New York che limita il diritto a girare armati. Spero che i Movimenti per i diritti civili alzino la voce sia negli Stati Uniti sia in Europa dove dobbiamo respingere con decisione queste pulsioni reazionarie”. Così il presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni, deputato M5S.

BONINO: “È UNA SENTENZA POLITICA”

“Le associazioni sia antiabortiste che abortiste erano in agitazione da mesi. La sentenza della Corte Suprema dopo 50 anni cancella il diritto di aborto negli Usa a livello federale, perdendo così il livello di costituzionalità. Ora saranno i singoli Stati, un po’ come avviene in Europa, basti pensare a Polonia e Ungheria, oltre ai rigurgiti antiabortisti anche nel nostro Paese, a disciplinare questa libertà. È sicuramente un passo indietro e la mia solidarietà va alle donne americane che si ritrovano nella stessa situazione di decenni fa con una sentenza tutta intrisa di politica, visto che i giudici eletti erano stati nominati dall’amministrazione Trump”. Lo dichiara Emma Bonino, senatrice di Più Europa.

“Ma questa sentenza è un richiamo forte anche per noi, donne e uomini in Italia ed in Europa: sui diritti non si può mai rimanere fermi, se non si va avanti si rischia di andare indietro. Se non si conquistano maggiori spazi di libertà e responsabilità, il rischio è di perdere conquiste che sembravano immodificabili -osserva Bonino – Dobbiamo esserne tutte e tutti consapevoli, anche nelle battaglie politiche, perché non è vero che ‘sono tutti uguali’, specialmente sui diritti e delle donne in particolare“.

CALENDA: “REGRESSIONE PREOCCUPANTE DELLA DEMOCRAZIA USA”

Un diritto fondamentale diventerà oggetto di una violenta contrapposizione politica e religiosa. Assistiamo ad una regressione della democrazia americana di cui dobbiamo molto preoccuparci”. Carlo Calenda, leader di Azione, lo scrive su Twitter.

RADICALI: “DECISIONE CHOC”

I diritti che sembrano acquisiti possono essere sottratti alle persone da un momento all’altro. Lo dimostra la decisione della Corte suprema che ha ribaltato la storica sentenza Roe Vs Wade, che da quasi 50 anni garantiva a livello federale l’accesso all’aborto negli Stati Uniti”. Così in una nota Giulia Crivellini, tesoriera di Radicali Italiani e promotrice della campagna Libera di Abortire.

“Per questo – aggiunge Crivellini – anche in Italia è così importante continuare a difendere il diritto all’aborto. Nel nostro Paese la legge 194 tutela l’autodeterminazione delle donne che, però, viene continuamente erosa dalle percentuali altissime di obiettori di coscienza e da numerose giunte regionali, come quelle di Marche e Abruzzo, che sfruttano le zone grigie della legge per impedire nei fatti l’accesso all’aborto rifutandosi, ad esempio, di seguire le nuove linee di indirizzo ministeriali sull’aborto farmacologico”.

“L’accesso all’interruzione di gravidanza – spiega l’esponente dei Radicali -, anche a causa della poca informazione al riguardo, si può trasformare in un vero e proprio percorso ad ostacoli. A tal punto che il Comitato europeo dei diritti sociali, organo del Consiglio d’Europa, ha recentemente denunciato i gravi difetti del sistema italiano in tema di diritto all’aborto: il ministero della Salute da diversi anni non fornisce, neanche su richiesta, i dati aggiornati sulle violazioni dei diritti riproduttivi, sugli aborti clandestini e sulle conseguenze dell’aumento degli obiettori. Mentre attendiamo dalle nostre istituzioni segnali chiari a tutela delle donne, continuiamo a batterci perché la 194 sia rispettata e migliorata anche in nome e in solidarietà delle donne americane“, conclude.

www.dire.it

Redazione Radici

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