Docenti in vacanza tre mesi: FALSO!
Dario Patruno
Alla fine dell’anno scolastico e con gli esami di terza media e maturità alle porte s’impone un’attenta riflessione sulla classe docente di questo paese considerata a torto come quella del pubblico impiego che godrebbe di maggiori periodi di ferie rispetto al resto della platea.
In via preliminare preciso che i docenti sono in servizio per gli esami di stato anche a luglio e quindi obbligati a rimanere in servizio. Durante l’anno scolastico e nel mese di giugno in particolare sono impegnati in full immertion dal mattino alla sera e questo rende faticosa la tenuta dell’equilibrio familiare, come gli altri lavoratori.
Va considerato che da maggio le temperature si elevano e le aule diventano luoghi inadeguati e insalubri tali da rendere impossibile la continuazione di un’attività didattica proficua che andrebbe sostituita con attività di svago. Tutti siamo stati adolescenti e sappiamo quanto sia importante riposare.
A questo punto entra in scena il ruolo dei sindacalisti per far riconoscere
a tutti i docenti le agevolazioni sui “lavori usuranti”. Ma quali sono questi lavoratori?
Quelli svolti in galleria, cava o miniera, tutte le mansioni svolte in sotterraneo, i lavori in cassoni ad aria compressa, i lavori svolti dai palombari, i lavori svolti ad alte temperature, i lavori che prevedono la lavorazione del vetro cavo, i lavori espletati in spazi ristretti, riparazione e manutenzione navale, e i lavori di asportazione dell’amianto. Anche i docenti di scuola primaria rientrano nella categoria: avranno diritto alla pensione anticipata. Oltre agli insegnanti della scuola dell’infanzia, dal 2022 anche i maestri e i collaboratori scolastici della primaria, rientreranno tra i lavoratori usuranti. Medie e superiori sono esclusi.
Il discrimen che rende il lavoro dell’insegnante unico è il rapporto con i ragazzi che spesso spalleggiati dai genitori non rispettano i docenti, rendendo difficile il ruolo educativo che comporta una educazione di base che può provenire solo dalla famiglia, spesso assente e delegante il suo ruolo insostituibile alla scuola, diventata il capro espiatorio delle carenze sociali. Spesso anche docenti volenterosi e dotati di carisma faticano a tenere a bada una comunità di adolescenti in cui gli alunni più vivaci, per usare un eufemismo, finiscono per rendere impossibile una lezione degna di questo nome.
Insomma l’appello si rivolge a genitori e governo perché prendano atto che il ruolo della scuola è diverso dal baysitteraggio che si sta facendo strada nell’immaginario collettivo, a seguito di politiche scolastiche sbagliate che privano il docente del suo autorevole ruolo, costringendolo a subire a volte l’arrogante prepotenza. E cosa ancora più grave, se giustificata in sede giudiziaria da alcune sentenze che non fanno bene al futuro della scuola e alla educazione dei nostri giovani.