Il cambiamento climatico può esasperare le tensioni

Il cambiamento climatico può esasperare le tensioni
La Nigeria, come altri paesi dell’Africa, è uno dei Paesi più sensibili agli effetti del cambiamento climatico. Manca l’acqua, mancano le risorse. E una situazione sociale già tesa può diventare esplosiva

di Flavio Sanvoisin e Edoardo Romagnoli

Quanto accaduto in Nigeria potrebbe essere un esempio degli effetti incendiari dei cambiamenti climatici sulla nostra società, con la scarsità di risorse che rende difficile, se non impossibile, la convivenza tra diversi gruppi etnici. Dove i termometri impazziscono, l’acqua comincia a scarseggiare, la terra fertile lascia spazio al deserto “ci saranno centinaia di milioni di persone costrette a lasciare le proprie case, le proprie città con effetti imprevedibili”, spiega alla Dire Antonello Provenzale, direttore Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr aggiungendo che “in certe aree il climate change può esasperare tensioni già esistenti“. I climatologi guardano con preoccupazione alla “prima carenza enorme, quella dell’acqua- spiega Provenzale- con una serie di zone del pianeta, nel Mediterraneo ma anche negli Stati Uniti e in Messico, a forte rischio siccità“.

Secondo l’esperto, “i confronti sull’uso dell’acqua saranno fortissimi, sia per l’utilizzo agricolo che potabile e industriale”. Molte sono infatti le aree del mondo dove la tensione è altissima: “per esempio- continua Provenzale- in Nord Africa è stata utilizzata un’acqua fossile che si trova a svariate centinaia di metri sotto il Sahara, una falda che copre un zona che occupa diverse nazioni, e già sono cominciate le discussioni. Il fiume Indo- prosegue l’esperto- nasce in Cina, scorre in India e arriva in Pakistan. Quest’ultimo ne ha bisogno per l’agricoltura. Quindi se una delle altre nazioni decidesse di costruirci una diga, potrebbe scoppiare davvero la terza guerra mondiale, sono tutte nazioni nucleari”. Secondo Prevenzale però “l’altra faccia della medaglia è che Come, ad esempio tra Giordania e Israele per lo sfruttamento del fiume Giordano. È chiaro- aggiunge- che nella prospettiva di carenza di suolo, carenza di risorse, questi conflitti potrebbero esplodere“. La soluzione? “Non c’è- risponde Provenzale- una ricetta adatta a tutti, bisogna studiare caso per caso. In generale ridurre le emissioni di Co2 è l’unica via possibile, e poi-conclude- ci sono tutti i meccanismi di adattamento delle nostre attività al nuovo clima”.

MIDULLA (WWF): CAMBIAMENTO CLIMATICO MOLTIPLICATORE DI PROBLEMI

La Nigeria alterna periodi di siccità a periodi di piogge e alluvioni improvvise e disastrose, una realtà che accomuna molti Paesi africani. Il cambiamento climatico ha due caratteristiche: produce direttamente dei fenomeni estremi, ma è anche un moltiplicatore di problemi. Se in una terra ci sono delle tensioni esistenti, motivi sociali ed economici di malessere il cambiamento climatico funziona da moltiplicatore di questi problemi”. Lo dice all’agenzia Dire Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia presso Wwf Italia, commentando l’attacco di domenica 5 giugno dentro la Chiesa cattolica di San Francesco a Owo, nello stato di Ondo, in cui hanno perso la vita diverse persone.

Fra gli elementi scatenanti c’è anche lo scontro in atto tra i pastori seminomadi fulani che in cerca di foraggio per il proprio bestiame si stanno spostando sempre più a sud spesso finendo nei campi degli agricoltori yoruba. “Padre Giulio Albanese ha denunciato il fatto che si stanno riducendo sempre di più i territori adatti al pascolo mentre allo stesso tempo chi ha i terreni cerca di difenderli dal pascolo di altri. Una situazione sicuramente ascrivibile al cambiamento climatico anche perchè la Nigeria è uno dei Paesi più sensibili agli effetti del cambiamento climatico” .

Redazione Radici

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