Vita da pirata. Uno studio sulla pirateria informatica in Italia

Vita da pirata. Uno studio sulla pirateria informatica in Italia

Sara Marazza

Molti di noi conducono una vita da pirata, e non solo per le molte ore trascorse lungo le rive del mare a mirar le onde, o a navigare tra barche, gommoni, surf e pedalò. No. Qui si parla di pirateria informatica, un tema tanto caro agli italiani quanto spinoso. Caro, perché anche i meno esperti lo fanno. Spinoso, perché c’è un’alta probabilità di essere perseguiti per via legale.

Ma cosa si intende quando si parla di pirateria informatica? Secondo la Treccani, nell’ambito dei new media e di tutta l’economia di comunicazione, questo tema ha assunto un’importanza cruciale, distinguendo tra i pirati attivi e quelli passivi: i pirati attivi immettono in rete opere, prestazioni o prodotti online coperti da copyright, mentre i pirati passivi, le scaricano o si rivolgono a servizi streaming non ufficiali a fronte di un costo minore o pari a zero.

Dunque, ci siamo chiesti quanti tra i cittadini italiani scarichino file attraverso i torrent oppure guardino serie tv e film in streaming su siti illegali. Abbiamo chiesto agli intervistati del nostro sondaggio per quale ragione scelgano la pirateria anziché i siti ufficiali. Abbiamo poi voluto saperne di più sui fattori culturali e sociali che spingono gli italiani verso la pirateria informatica, se facessero o meno altri usi illegali di internet, e quali. Di seguito, i risultati del nostro studio.

Gli italiani e la pirateria informatica

Detto sinceramente, alla domanda se si scaricano file attraverso i torrent oppure se si guardino serie tv e film in streaming su siti illegali, non siamo stati sorpresi dal 63,8% di coloro che hanno risposto: sì. Volendo capire meglio la portata del fenomeno, abbiamo chiesto al 63,8% di chi ha ammesso di praticare pirateria informatica, per quale ragione lo facesse.

  • Il 62,6% ha risposto “ciò che amo guardare non è disponibile sulle piattaforme di streaming a pagamento”.
  • Il 16,2% ha invece ammesso di “non poter pagare” alcuna piattaforma streaming ufficiale.
  • Secondo l’11,6%, invece, “la qualità dei servizi streaming non vale il pagamento”.
  • Infine, il 9,6% ha indicato “altre ragioni” per cui sceglie di scaricare file o guardare streaming illegale.

Quali?

Beh, “contenuti dislocati su troppe piattaforme”. Oppure, “troppi servizi streaming diversi”. Tra le altre risposte:

  • “Non guardo abbastanza film e serie tv per abbonarmi, o giustificare un abbonamento”.
  • “Pago tre abbonamenti ma non trovo quello che cerco”.
  • “Non voglio pagare se posso non farlo”.
  • “Voglio serie tv e film salvati in backup”.

Molti intervistati dichiarano infatti che la volatilità dei cataloghi online li scoraggiano dall’effettuare una sottoscrizione alle piattaforme streaming, preferendo invece scaricare film, serie tv e musica attraverso i torrent per poterli salvare sul loro hard disk e avere una sorta di collezione privata di loro gusto.

Un po’ di cultura e società

Ma la pirateria informatica è mossa anche da fattori sociali e culturali. Abbiamo chiesto nel nostro sondaggio quali fossero appunto i fattori sociali e culturali che spingono a scegliere la pirateria informatica, collezionando una serie di risposte a scelta multipla interessanti da coloro che ne hanno preso parte. Ecco il risultato:

  • Il 74,9% ha dichiarato “perché pagare per qualcosa che posso avere gratis?”.
  • Il 71,1% sceglie la pirateria a causa del “reddito basso”.
  • L’8,8% ha indicato come motivazione il cliché “In fondo, agli italiani piace rubare”.
  • Il 6,6% lo fa per “andare contro le regole”.
  • Per il 2,4% la pirateria “è divertente”.
  • Il 3,4% ha indicato di scegliere la pirateria per “altre ragioni”.

Ecco quali:

  1. Per vedere tutti i canali bisognerebbe abbonarsi a una quantità di piattaforme eccessive.
  2. Cataloghi online scadenti e piattaforme troppo care.
  3. Ritardo nell’arrivo di servizi streaming qui in Italia.
  4. Sicurezza di avere un backup.
  5. Troppa diramazione e piattaforme diverse.
  6. Contenuti dislocati su piattaforme diverse.
  7. Ci si sente in difetto a pagare per qualcosa, come i film o la musica, che in fondo non sono indispensabili.
  8. Le licenze in Italia arrivano dopo anni e sono tradotte da cani.
  9. Sul sito pirata si trova tutto, di una qualità audiovisiva e sottotitoli migliori.

Il mondo illegale di internet

A questo punto ci siamo chiesti se ci fossero altri modi di usare internet illegalmente. Il 28,5% degli italiani che hanno preso parte al nostro studio, ha ammesso di fare altri usi illegali del web. Le attività illecite sono varie e sembrano proprio qualcosa in cui ci si imbatte quotidianamente nel mondo di internet.

  • Il 44,2% degli intervistati usa programmi senza licenza sul pc.
  • Il 37,7% scarica musica e film.
  • Il 25,3% guarda canali tv online su siti non ufficiali.
  • L’8,9% vende oggetti online senza dichiarare i guadagni al fisco.
  • Il 7,9% pubblica su internet, blog o social network, foto e immagini coperte da copyright.
  • Il 6,5% ammette di collegarsi alla rete Wi-Fi del vicino.
  • Il 5,8% ha sbloccato il cellulare per renderlo compatibile con altre sim.
  • Il 3,8% insulta qualcuno su internet o Facebook.
  • Il 4,1% svolge “altre” attività illegali su internet.

E le altre attività illegali svolte su internet dai nostri intervistati sono principalmente inerenti il mondo dell’editoria e dell’intrattenimento. Il 4,1% dei partecipanti al nostro studio: scarica ebook, scarica articoli scientifici, scarica libri in pdf oppure libri universitari coperti da copyright.

Ma non mancano di certo coloro che scaricano videogiochi e app craccate, e neppure chi è dedito al cyberstalking online.

Metodologia

A maggio 2022 abbiamo intervistato 1.120 italiani provenienti da tutte le 20 regioni italiane. L’età media degli intervistati va tra i 18 e i 33 anni e il reddito familiare medio annuo è 26.383 €. Alcuni dei quesiti posti prevedevano una scelta multipla.

https://time2play.com/it

 

Redazione

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