Gli oli diversi da quello di oliva costano fino al  65% in più dell’anno scorso. Gli aumenti di frutta e verdura oscillano tra il 10 e il 26%,  quelli del pollame superano il 12%.  Costano il 25% in più le pere, il 20% in più i pomodori, il 17% in più la farina. Il prezzo del burro è aumentato del 20% in un anno e del 5% nell’ultimo mese.   I dati raccolti da Unione Consumatori e pubblicati in anteprima da Milano Finanza confermano che è il caro-prezzi  la vera emergenza  italiana. E’ un problema che solo in parte si rispecchia nel dato sull’’inflazione, vicina orami al 7%, un livello che comunque non si raggiungeva da 30 anni. A preoccupare è soprattutto il rincaro dei beni alimentari e di altri generi di prima necessità, che sta intaccando il potere d’acquisto e il tenore di vita delle famiglie meno abbienti.
Il governo Draghi sta pensando a un decreto salva-salari e Milano Finanza ne anticipa i possibili contenuti. Non si tratterebbe di una scala-mobile, come quella in auge negli anni Settanta e poi cancellata per referendum negli anni Ottanta, ma di qualcosa di nuovo, che abbassi il cuneo fiscale per aumentare gli stipendi.
La sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra dice che saranno interventi misti, perché non tutte le famiglie sono state colpite allo stesso modo dall’inflazione, così come non tutte le imprese sono state colpite in modo analogo dall’aumento dei costi dell’energia. Ma la sostanza è che spetterà allo Stato farsi carico della tenuta dei salari, questione un tempo affidata al conflitto e poi al negoziato tra imprese e sindacati.  

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