Sos per le foreste marine dei Faraglioni di Capri

Sos per le foreste marine dei Faraglioni di Capri
L’obiettivo è ripristinare la biodiversità dei fondali marini dopo la desertificazione causata dalla pesca illegale

Dall’università di Trieste un nuovo metodo per il ripristino delle foreste marine che rappresentano uno degli habitat più produttivi e importanti e che purtroppo stanno rapidamente scomparendo in tutto il Mediterraneo. Le cause della loro scomparsa sono molteplici, spesso legate agli impatti antropici a cui si aggiungono i cambiamenti climatici, e la perdita di queste foreste inevitabilmente comporta una perdita critica dei servizi ecosistemici associati come la pesca e la mitigazione dei cambiamenti climatici.

IL ‘RESTAURO’ ECOLOGICO DEI FARAGLIONI

L’originalità della metodologia di restauro sviluppata dai ricercatori triestini nell’ambito del progetto europeo ROC-POPLife, e che rappresenta oggi una buona pratica di riferimento per il Mediterraneo, sta nella produzione in acquari di nuove ‘plantule’ da reintrodurre in ambiente marino senza danneggiare i siti donatori. Nei prossimi mesi il gruppo di ricerca sarà impegnato in attività scientifiche di studio e riforestazione dei fondali marini di Capri. L’obiettivo è ripristinare la biodiversità dei Faraglioni dopo la desertificazione causata dalla pesca illegale del dattero di mare, attraverso un’azione concreta di restauro ecologico delle foreste marine, protette da direttive europee e accordi internazionali. Il progetto mira a innescare e accelerare il processo di mitigazione del danno ambientale causato dalla pesca illegale, che ha trasformato un paesaggio ricco di biodiversità in un deserto biologico, ma anche a tutelare e conservare le foreste marine, ormai in pericolo di estinzione.

MASSIMA EFFICACIA, MINIMO IMPATTO

“A Capri – dichiara Annalisa Falace, docente di Algologia dell’Università di Trieste e referente scientifico del progetto ‘Ripristino ambientale dei faraglioni di Capri’ finanziato dal Comune di Capri- stiamo lavorando su popolamenti superficiali e profondi oltre i 40 metri, utilizzando per la prima volta anche altri approcci innovativi recentemente sviluppati dal nostro gruppo di ricerca, perché l’intervento di ripristino abbia la massima efficacia con il minimo impatto sui Faraglioni, che rappresentano un ambiente estremamente delicato e di pregio non solo dal punto di vista biologico ed ecologico ma anche paesaggistico”.

La prima fase dell’operazione partita la scorsa settimana prevede la caratterizzazione tassonomica delle foreste marine capresi individuando i siti che sono stati maggiormente danneggiati dalla pesca di frodo e più idonei al restauro ecologico. A giugno e luglio, invece, è previsto l’intervento di riforestazione vero e proprio.

www.dire.it

Redazione Radici

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