La metà nascosta della luna: il protagonismo delle donne iraniane al museo Hendrik Christian Andersen

La metà nascosta della luna: il protagonismo delle donne iraniane al museo Hendrik Christian Andersen
Da oggi a domenica 22 maggio, il Museo Hendrik Christian Andersen, diretto da Maria Giuseppina Di Monte e afferente alla Direzione Musei statali della città di Roma diretta da Mariastella Margozzi, presenta la mostra di Bahar Hamzehpour dal titolo “La metà nascosta della luna”.

Il progetto espositivo si inserisce nel quadro della Convenzione sottoscritta dalla Direzione Musei statali della città di Roma-Museo H.C. Andersen e l’Università degli Studi Roma Tre per collaborare a iniziative culturali condivise finalizzate all’approfondimento di temi collegati al ruolo delle donne soprattutto in ambito artistico e culturale. Un ruolo che appare sempre più centrale in momenti storici travagliati e pieni di incertezze.

La mostra che il Museo propone inaugura anche la serie delle iniziative previste dalla Convenzione che si articoleranno nel corso dell’anno promuovendo concerti, dibattiti, mostre fotografiche e altri interventi per focalizzare l’attenzione sul tema dell’arte femminile nei paesi interessati da conflitti religiosi e culturali o in quelli dove la libertà di espressione è limitata o pregiudicata da orientamenti politici e religiosi che ne precludono la piena realizzazione.
In questa prospettiva la mostra di Bahar Hamzehpour è particolarmente significativa.

L’artista iraniana, che vive e lavora da anni fra Roma e Teheran, ha selezionato una serie di incisioni e xilografie: oggetti solidi che si possono scarabocchiare, strappare, bruciare. Oggetti che non hanno bisogno di traduzione e che non si possono cancellare con un click. I lavori di questa giovane artista raccontano la condizione femminile nelle società patriarcali, di mondi senza scelta, in cui diritti e parità sono ancora un’utopia e le donne sono ignorate, dimenticate nei loro meriti, nelle loro esigenze dunque “Invisibili”.

Nella serie “Ritratti” Bahar dà voce a donne cui è stata negata un’infanzia normale, perché costrette a matrimoni combinati e a ricoprire solo ruoli di assistenza e accudimento.

Macchine da cucire, scope, oggetti di uso comune compaiono accanto alle coppie di sposi senza volto delle scene dei “Matrimoni”: sulle giovani spose incombono le aspettative dei loro mariti ed il pensiero maschile domina prepotentemente su quello femminile.

Non meno suggestiva l’installazione “Le donne e la guerra”. Qui Bahar lavora su carta Hanji, una carta sottile e trasparente e fragile e resistente al tempo stesso: le tele si muovono nell’aria svelando la parte occulta della società maschilista. Sembrano leggerissime eppure sono impregnate di significati: danno voce alle storie di donne “ferite, umiliate, offese, violentate, tradite, terrorizzate”, che nel corso degli otto anni di guerra in Iran non potevano esternare i loro sentimenti.

Il tema della condizione femminile nei regimi che limitano le libertà e i diritti è un tema cruciale di attualità ma è anche un tema che ha appassionato Hendrik C. Andersen e sua cognata Olivia Cushing, proto femminista militante e lei stessa artista, impegnata nel riconoscimento dei diritti delle donne e nella difesa, diffusione e promozione delle loro attività.

Per questa ragione il Museo Hendrik C. Andersen, in linea con le sue finalità e con la propria identità culturale, valorizza e sostiene il lavoro artistico delle donne, specie nei contesti più difficili e complessi.
Sabato 21 maggio alle ore 16.30, per il finissage della mostra, sarà proiettato il documentario di Azadeh Bizargiti “Half hidden of the moon” da cui è stato mutuato anche il titolo dell’esposizione.

Azadeh Bizargiti è documentarista, ricercatrice, scrittrice, poetessa e attivista dei diritti delle donne.
La tavola rotonda sarà tutta incentrata sul “protagonismo delle donne iraniane”.

Il titolo è molto eloquente poiché se è vero che l’Iran è una società patriarcale ed iniqua, è anche vero che sono stati fatti moltissimi passi avanti negli ultimi decenni: le donne hanno cercato di trovare uno spazio di libertà, un minimo di eguaglianza ed emancipazione. Nel documentario ci si sofferma proprio su questa evoluzione dal 1906 ad oggi.

Alla tavola rotonda parteciperanno con Bahar Hamzehpour (artista), Mariastella Margozzi, Direttrice dei Musei statali della città di Roma, Alberto Zanconato, saggista e giornalista dell’Ansa per anni corrispondente per l’agenzia da Teheran, Nadia Pizzuti giornalista, cineasta e scrittrice prima corrispondente donna della stampa internazionale accreditata nell’Iran post rivoluzionario.

Modererà Parisa Nazari, mediatrice interculturale.

Bahar Hamzehpour è nata a Teheran, in Iran, nel 1980. Si è laureata in Biologia marina sempre a Teheran. Ha iniziato la sua esperienza artistica nel 2003. Dal 2011 ad oggi concentra la sua attività sull’incisione. Segue il diploma accademico di primo livello in Grafica d’arte all’Accademia di Belle Arti di Roma, città dove vive e lavora da 6 anni. Attualmente lavora presso l’Accademia di Belle Arti di Roma come assistente e collaboratrice didattica.

Abbraccia l’arte in tutte le sue forme e modalità d’espressione. Interessata ai temi sociali e questioni delle donne. (aise)

Redazione Radici

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