Concerto di Noa a Milano. Donna e artista della pace

Concerto di Noa a Milano. Donna e artista della pace

Di Sabrina Manavella

Sabato 7 maggio si è tenuto il concerto di Noa presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Ancora una volta si è rivelata l’artista irraggiungibile e la donna eccezionale qual è.

Il concerto. Uno spettacolo sempre diverso.

Sul palco del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano si vedono un pianoforte a coda, delle percussioni e un paio di strumenti a fiato. Al centro un microfono completa lo scenario. La musica inizia e qualche minuto dopo entra in scena Noa.

“Buonasera, buonasera, cari amici. E’ un piacere essere qui. Shalom.”

Queste le prime parole cantate dall’artista sull’aria di Mishaela e ripetute nuovamente a metà della canzone. L’inizio è subito strepitoso. A seguire l’altrettanto conosciuta I don’t know. E il pubblico è subito conquistato. Via via si susseguono altri grandi successi, vecchi e nuovi. Conosciuti da tutti o solo dai fans più accaniti. Non importa. Perché ormai ci si lascia trasportare dalla carica esplosiva di Noa.

Si è come ipnotizzati. La musica, sì. Le luci, anche: luci calde o a colori alternanti sullo sfondo, sul palco, sul pubblico. Ma la sua voce, ecco, la vera ipnosi. I toni bassi che danzano con quelli alti. Le melodie occidentali che cedono il passo a quelle mediorientali. Una voce, sola. Mille all’orecchio di chi ascolta.

Seguire un concerto di Noa non è mai banale, perché anche la canzone più conosciuta viene premiata da un nuovo arrangiamento o da un vocalizzo così particolare da sembrare improvvisato. E non si rimane mai delusi. Anche se alcune canzoni si sentono per la prima volta. Perché tanto si sa, dopo alcune canzoni nuove o più recenti arriva quella che tutti conoscono e che cantano anche senza sapere tutte le parole: Beautiful that way. In sala mancano solo gli accendini accesi a rendere memorabile l’evento. I cellulari no, sono troppo impegnati a fotografare o a registrare.

Grandi musicisti al fianco di Noa.

<a title="Rs-foto, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons" href="https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bardentreffen_Fr_0138.JPG"><img width="512" alt="Bardentreffen Fr 0138"
Gil Dor

Grande assente di questa serata è Gil Dor, maestro-chitarrista-amico di Noa da oltre trent’anni. La stessa cantante informa il pubblico della sua assenza a causa di un problema di salute che lo blocca in ospedale a Tel Aviv.

L’assenza dei virtuosismi del grande maestro si fa sentire ma chi ne fa le veci è sicuramente all’altezza.

 

<a title="Ruslan Sirota, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons" href="https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ruslan_Sirota.jpg"><img width="512" alt="Ruslan Sirota" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7f/Ruslan_Sirota.jpg"></a>
Ruslan Sirota

 

Ruslan Sirota è il pianista di origine ucraina che accompagna magistralmente Noa per quasi tutta la durata del concerto.

Compositore e vincitore di un Grammy Award, sostituisce degnamente il maestro Gil Dor con i virtuosismi del suo pianoforte.

 

L’altro musicista è Omri Abramov, sassofonista polacco nonché suonatore dell’Ewi (Electronic Wind Instrument). I due fiati creano l’armonia perfetta con il pianoforte e la voce dell’artista, dando vita a uno spettacolo unico.

Naturalmente alle percussioni, previste solo per alcune canzoni, c’è Noa.

Il concerto di Noa. Uno spettacolo maestro di vita.

Se Noa allieta il pubblico con la sua voce, le sue canzoni e la sua simpatia, non perde occasione per ricordarci il vero motivo per il quale tutti quanti si trovino lì: pubblico e artisti. La pace. In Ucraina, certo (i fondi raccolti durante la serata saranno destinati a progetti di aiuto alla popolazione grazie all’Opera San Francesco, realtà di Frati Cappuccini che assiste i poveri a Milano dal 1959, che ha organizzato e reso possibile lo spettacolo). Ma naturalmente in tutto il mondo.

E allora fa notare al pubblico come, proprio negli ultimi due anni, il mondo sia stato e continui ad essere testimone di cambiamenti. Tali cambiamenti non devono spaventare. Guai a isolarsi o ad avere paura. Perché vivere è importante. Ed ecco perché, da sempre, lei lotta proprio per far sì che la pace diventi realtà, ovunque.

Non più semplici spettatori che si rilassano in una serata qualunque. Bensì uomini e donne, come tanti, che nemmeno in questa serata possono dimenticare le brutalità e gli orrori del mondo. Di sicuro, almeno per una sera, la coscienza non è assopita. E non si può far altro che ringraziare. Anche per questo.

Il gran finale con Noa.

Viene subito da pensare che il gran finale sia musicale e, come già scritto sopra, racchiuso nella colonna sonora de La vita è bella. Ma non è così. Alla fine degli applausi, delle uscite e delle rientrate, dei saluti e delle battute rimane una cosa da fare prima di tornare a casa. Aspettare. Sì, aspettare che Noa si cambi d’abito e ritorni. Perché è questo che fa. La grande artista, tempo dieci minuti, ritorna dal suo pubblico, o almeno quello che ne rimane, per salutare. La vedi arrivare, scendere dal palco tra le persone comuni e iniziare a chiacchierare.

Magari c’è qualcuno che conosce veramente con cui scambia qualche battuta. Magari c’è una coppia che l’aveva vista per la prima volta tredici anni fa in Sicilia e che questa sera ha con sé i figli adolescenti (e glielo racconta, tra i sorrisi di lei). O semplicemente ci sono persone senza parole ma con un cellulare in mano pronte a rubare una foto insieme. 

E qui scatta l’incredulità di chi osserva la scena.

“Dammi qui lo smartphone. Faccio io un selfie.”

Non c’è altro da dire. Di fronte alla grande semplicità di un personaggio pubblico come Noa non rimane che inchinarsi.

 Sabrina Manavella

Redazione Radici

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