L’anniversario dell’esercito e le sue comunicazioni operative

L’anniversario dell’esercito e le sue comunicazioni operative

di Giorgio Girelli *

PESARO – Il 4 maggio 1861 un provvedimento dell’allora ministro della guerra Manfredo Fanti decretava la fine dell’Armata Sarda e la nascita dell’Esercito Italiano.

Pesaro ha più di un motivo per esprimere le proprie felicitazioni all’Esercito italiano di cui appunto  il 4 maggio ricorreva il 161° anniversario della sua costituzione.  Anzitutto sentimenti di ammirazione e gratitudine, come tutti gli italiani,  per l’ efficace impegno profuso dagli appartenenti  alla Forza armata in gravosi interventi di pubblica utilità: la benemerita lotta al covid, l’operazione “strade sicure”, la vigilanza presso le sedi diplomatiche, l’affiancamento, in determinate situazioni, alle forze di polizia a salvaguardia della sicurezza.

E poi, con più pertinenza ai propri compiti istituzionali,   le complesse presenze in numerosi scacchieri del mondo a difesa della pace e della stabilità globale: 35 missioni in 24 Paesi tra Europa,  Medio Oriente e in misura crescente Africa nel corso delle quali il militare italiano si è guadagnato ammirazione e rispetto. Infine, specificatamente,  perché la città ospita il 28° Reggimento “Pavia”, unità unica  della Forza Armata, inquadrata nel Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE), che si occupa di comunicazioni operative. Sin dalla nascita del reggimento, nel 2004, il suo  personale è stato impiegato in quasi tutti i teatri operativi nei quali hanno agito le Forze Armate italiane.

Ad esempio,  aliquote di personale inquadrate nella Task Force Psy-Ops hanno partecipato all’operazione Antica Babilonia in Iraq, dal 2005 alla missione ISAF in Afghanistan, dal 2006 alla missione KFOR in Kosovo, dal 2008 alla missione UNIFIL in Libano.   Compito del Reggimento è operare nel contesto della comunicazione applicata alle operazioni mediante un approccio diretto (comunicazione “Face to face”) o mediante l’impiego di tutti i mezzi di comunicazione, dalla radio alle trasmissioni TV, dalla stampa alla creazione di prodotti audio/video, ovvero attraverso i più moderni canali inclusi i più moderni e sofisticati strumenti di comunicazione di massa. Tali peculiari attività, per definizione non letali in quanto incentrate sull’uso della comunicazione quale indispensabile strumento per l’acquisizione e il mantenimento del consenso, sono dirette principalmente – ha spiegato tempo fa il col. Massimo Marceddu  –   verso le popolazioni presenti nelle diverse aree di operazioni all’estero in cui l’Italia è presente con propri contingenti militari.

Condotte allo scopo di instaurare un “ponte comunicativo” trasparente ed efficace con la controparte, le comunicazioni operative sono volte a favorire una corretta comprensione della missione e a prevenire o contrastare notizie potenzialmente veicolo di interpretazioni distorte. Come ha dichiarato  in una intervista il Capo di stato maggiore  Gen. Pietro Serino, “l’Esercito è stato anche un fiore all’occhiello del nostro Paese, sia dentro che fuori i confini nazionali, guadagnandosi  la fiducia di tutti i nostri alleati e delle popolazioni con cui siamo venuti in contatto”. Istituzione, dunque, di cui ogni italiano ragionevole non può che essere orgoglioso  perché dal “suo quotidiano operare – ha sottolineato il ministro della difesa Guerini –  traspare l’immagine di una realtà sempre pronta, disponibile ad agire con generosità ed assoluta professionalità”. 

*Coordinatore Centro Studi Sociali “A. De Gasperi”

Nella foto: Il Capo di stato maggiore Gen. Giuseppe Valotto a suo tempo a Pesaro invitato da Giorgio Girelli.

 

Redazione Radici

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