Storie di porti fra il mare del nord e l’Adriatico

Storie di porti fra il mare del nord e l’Adriatico
L’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo organizza in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino, l’Università degli Studi di Trieste e la Società Winckelmann di Stendal, una serie di incontri e discussioni sui Porti di Amburgo e Trieste, che hanno entrambi una lunga storia alle spalle che ne rivela singolari affinità.

Il ciclo di tre incontri propone approfondimenti e itinerari culturali fra passato e presente in due città di porto quali la anseatica Amburgo e la asburgica Trieste e si offre come occasione di incontri e discussioni su una asse decisiva di memoria e di cultura fra il Nord e il Sud dell’Europa.

Il primo incontro avrà luogo domani, giovedì 5 maggio, alle ore 19, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino e in streaming sui canali Zoom e FB degli Istituti di Cultura di Amburgo e Berlino. Per l’evento in presenza, è richiesta l’iscrizione via Eventbrite.

Nel primo incontro a una prospettiva aperta sugli eventi attuali, in particolare sulle recenti trasformazioni del porto di Amburgo, si affiancherà una incursione nella Trieste settecentesca del porto franco e nell’evento culturale più significativo di quell’epoca: l’assassinio del grande archeologo Winckelmann avvenuto in città nel 1768.

Gli interventi e la discussione vedranno come protagonisti Daniele Andreozzi, Diego D’Amelio e Max Kunze con la moderazione di Nicoletta Di Blasi, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo, e di Maria Carolina Foi, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Berlino.

L’incontro si terrà in lingua italiana e tedesca con traduzione simultanea.

L’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo ha registrato sul proprio canale Spreaker degli episodi di podcast intitolati “Il Porto di Trieste parla nuovamente tedesco“, registrati dallo storico e giornalista Diego D’Amelio.

Il porto di Trieste parla di nuovo tedesco perché nel complesso periodo pandemico, il porto di Amburgo, o meglio il principale operatore terminalistico del porto di Amburgo, l’Hamburger Hafen und Logistik AG (HHLA), ha assunto un importante impegno: dopo circa un anno di trattativa ha deciso di entrare nella maggioranza societaria della piattaforma logistica triestina, ovvero la nuova infrastruttura del Porto di Trieste, acquisendo una quota di maggioranza nel terminal multifunzionale di Trieste PLT Italy (Piattaforma Logistica Trieste).

Il terminal è una parte importante del porto marittimo italiano di Trieste e si trova all’interno della zona di porto franco. Come hub logistico sull’asse Baltico-Adriatico, Trieste non solo è molto ben collegata con l’Europa centrale e orientale, ma offre anche collegamenti fino alla regione del Mar Baltico.

Nell’intervista sul podcast dell’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo, D’Amelio parla dei recenti investimenti amburghesi.
La piattaforma logistica va immaginata come il consolidamento della linea di costa con la creazione di un piazzale dove prevedere l’attracco delle navi.

È da lì che partirà il molo ottavo: attualmente Trieste conta sette moli. La costruzione dell’ottavo molo avverrà grazie ai capitali di Amburgo e a un impegno di spesa di circa un miliardo: la costruzione del molo, se arriverà alla sua massima estensione, toccherà quasi 1 km in uscita nel mare, quindi un grosso gigante di cemento che sarà una nuova grande piattaforma per la logistica.

Amburgo si è interessata allo sviluppo del porto e non è stato l’unico investimento di lingua tedesca che si registra nell’ultimo anno. In quest’altro caso “tedesco” non si tratta di un investimento sul mare, ma alle spalle del mare, ovvero nell’interporto: il Friuli Venezia-Giulia presenta una sviluppata rete di terminal di terra, che comprende infrastrutture ferroviarie e autostradali per camion.

In questo contesto (interporto) è intervenuto un altro colosso tedesco della logistica, Duisport, il terminal di terra del porto fluviale di Duisberg, che vede in Trieste una serie di opportunità per differenziare l’offerta per i propri clienti.

Il porto “torna“ a parlare tedesco perché, come è noto, Trieste è stato l’unico porto dell’impero Asburgico. Il riconoscimento del portofranco risale a 300 anni fa, ma poi il porto si è sviluppato soprattutto nell’Ottocento e adesso sembra che la storia, che ha a lungo portato Trieste ai margini della cortina di ferro, restituisca a Trieste quell’integrazione europea, quello sviluppo dell’area centro-est Europa e quella unità dell’hinterland che Trieste aveva sotto l’Impero Austriaco.

La città può pertanto tornare a dispiegare ciò che ha ricevuto per fortuna: una collocazione geografica che la vede il punto più settentrionale del Mediterraneo, e quindi con la possibilità di collegamento al centro Europa via terra e attraverso un’ottima rete di collegamenti ferroviari più o meno simile a quella dei porti del nord Europa, con la differenza che le navi che passano per Suez per arrivare a Trieste ci mettono 4-5 giorni di navigazione in meno di quanto impiegherebbero per arrivare ai porti del nord. E quando si fa logistica ovviamente ogni giorno è prezioso.

Per tornare ad Amburgo, l’intervento a Trieste è la conclusione di una strategia che vede Amburgo cercare un proprio affaccio sul Mediterraneo: HHLA non aveva un affaccio sul Mediterraneo e tanto meno sull’Adriatico.

Trieste rappresenta l’opportunità di offrire ai clienti una possibilità differenziata per far arrivare le merci in Europa.

Non va dimenticato che Amburgo è alle prese con problemi legati agli effetti del riscaldamento globale, come ad esempio l’assottigliarsi della profondità dei fiumi, che è molto rilevante per il trasporto su chiatte operato da Amburgo.

La HHLA di Amburgo è presente a Tallinn e a Odessa: Trieste completa una sorta di quadrilatero che vede HHLA un punto forte e presente in quattro mari diversi. Anche se a Trieste i traffici sono appena cominciati e vedremo dove ci porteranno.

Diego D’Amelio è storico contemporaneo e scrive come giornalista per il quotidiano “Il Piccolo di Trieste“ e per la rivista italiana di geopolitica Limes. Ha lavorato come ricercatore all’Istituto Storico Italo-Germanico di Trento e alla Scuola di Studi Storici di San Marino.

È anche membro della Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea.

Daniele Andreozzi è dal 1998 ricercatore in Storia economica nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Trieste.

Attualmente è docente di Storia economia; Storia economica d’Europa e Storia economica globale presso l’Università degli Studi di Trieste e, oltre ai precedenti temi, i suoi interessi di ricerca si sono estesi allo studio dell’economia triestina tra XVIII e XX secolo, con particolare attenzione allo sviluppo manifatturiero e industriale della città, e in genere dell’economia del Friuli Venezia Giulia e delle società in tempi di transizione.

È membro della Società Italiana degli Storici dell’Economia (SISE), della Società Italiana di Storia Moderna (SISEM), dell’Associazione Italiana di Storia Urbana (AISU) e membro del progetto A Global History of Free Ports : Capitalism, Commerce and Geopolitics (1600-1900), University of Helsinki.
Max Kunze è archeologo e filologo classico, dal 1971 al 1982 è stato direttore del Museo Winckelmann e dal 1990 è presidente della Società Winckelmann.

Dal 1982 al 1993 è stato direttore della collezione di antichità classiche dei musei nazionali di Berlino. Nel 1992 ha insegnato all’Istituto di Belle Arti di New York e nel 1998 all’Università di Antalya. Dal 2001 al 2009 è stato professore onorario all’Università di Mannheim.

Dal 1993 al 2009, ha diretto il comitato scientifico dell’edizione delle opere di Winckelmann, della quale è coeditore dal 2006.

Il secondo appuntamento del ciclo è previsto per il 7 giugno alle ore 19:00 con Andreina Contessa direttrice dal 2020 del Museo Storico e del Parco del castello di Miramare e Ursula Richenberger, esperta di studi culturali e di gestione dei beni culturali, dal 2018 project manager dell’Hafenmuseum di Amburgo.

Nel secondo incontro alla visita al Museo storico del castello e del Parco di Miramare a Trieste e dunque a una rilettura della storia di Massimiliano d’Absburgo si affiancherà un affondo sui futuri progetti di costruzione del Museo del Porto Tedesco di Amburgo.
Gli eventi sono organizzati dall’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino, l’Università degli Studi di Trieste, la Società Winckelmann di Stendal, il Museo storico e il Parco del Castello di Miramare a Trieste e l’Hafenmuseum (Museo portuale di Amburgo).

Redazione Radici

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.