Dall’«Antropologia Economica», all’«Antropologia Filosofica».

Dall’«Antropologia Economica», all’«Antropologia Filosofica».

Quando l’economia non è un’argomentazione

Di Apostolos Apostolou

 

 

 

«L’economia mondiale è oggi un gigantesco casinò.» Fidel Castro

Nella Grecia antica la coesione sociale era assicurata dalla fedeltà della Città – Stato. Perfino Aristotele, benché Alessandro il Grande al suo tempo avesse fatto passare di moda la Città – Stato, non poteva scorgere pregio alcuno in qualsiasi altro tipo di costituzione. Che cosa significa Città – Stato; Significa partecipazione. Cosi come lo dice Eraclito. E’ vero, quel che è condiviso.[1]
Anche Aristotele collega la Città – Stato (la città è l’insieme dei suoi cittadini) con la democrazia e con autoproduzione, cioè con l’esercizio comune delle relazioni di comunione della vita. [2] Il denaro secondo Aristotele diventa mediatrice che permetti di misure su di sé ogni cosa, e sempre con Aristotele il denaro è la fine dell’etica.

E sosteneva che la moneta fosse una mera convenzione e il termine da lui usato era simbolo. Un simbolo tra valore d’uso e valore di scambio.[3]
Cosi il denaro è un evento fondativo tra valore d’uso (Il valore d’uso è il valore intrinseco di una merce e derivante dal consumo da parte dell’uomo) e valore di scambio (il valore di scambio è il valore della merce che si concretizza realmente sul mercato tra il venditore e l’acquirente).

Però oggi abbiamo una trasmutazione del valore. Secondo Baudrillard «Il denaro è la prima “merce” che passa allo statuto di segno e si sottrae al valore d’uso. Da quel momento esso è un raddoppiamento del sistema del valore di scambio in un segno visibile, e a questo titolo esso è ciò che lascia vedere il mercato (e quindi anche la sua realtà) nella sua trasparenza.

Ma al giorno d’oggi il denaro compie un altro passo: esso si sottrae anche al valore di scambio. Liberato dallo stesso mercato, diventa un simulacro autonomo, alleggerito di qualsiasi messaggio e di qualsiasi significato di scambio, divenuto esso stesso messaggio e scambiandosi in se stesso». [4]

Anche al pensiero di Aristotele esiste una teoria di produzione e insieme una teoria di scambio, un sistema di scambio in cui gli aderenti su base volontari si scambiano beni e servizi senza l’intermediazione del denaro secondo un rapporto di reciprocità. «Infatti tra due medici non si forma un’associazione, ma essa nasce tra un contadino e un medico e, in generale, tra diversi e non tra uguali; d’altra parte è necessario che questi siano equiparati. Per questo tutte le cose di cui si dà scambio devono essere in qualche modo commensurabili. E proprio per questo è stata inventata la moneta, che è diventata in qualche modo un elemento intermedio; infatti misura tutto, e quindi misura sia l’eccesso sia il difetto, e quindi anche quante scarpe siano uguali a una casa o a una certa quantità di cibo.» [5]

Secondo Platone l’economia è un equilibrio [6] non solo tra domanda e offerta, ma anche un equilibrio tra popoli, delle risorse finanziare, delle progettazioni, delle gestioni, ecc. Nella Repubblica di Platone, Socrate illustra a Glaucone l’alimentazione ideale per gli uomini della città del futuro. Focacce di frumento e orzo, olive, formaggio di capra. Cipolle, Legume. Pasticcini di fichi, bacche di mirto e ghiande arrosto, e un poco di vino. Ma a Glaucone sembra un mangiare da poveri. E la carne? “Ma allora” dice Socrate “ avremo costretti a ricorrere più spesso ai medici. Egli allevamenti richiederanno spazi nuovi, sottraendo terreno all’agricoltura. Cosi la città sarà costretta ad invadere i paesi vicini e a fare la guerra. Oggi le masse vengono considerate dei dati quantitativi da inscatolare, incassare e allineare. In altre parole, le attuali città sono lo specchio di società fondate sul primato dell’utile. L’adeguazione della realtà alle masse e delle masse alla realtà è un processo di portata illimitata sia peri il pensiero sia per l’intuizione anche per l’economia. Nell’istante in cui il criterio dell’autenticità nella produzione, viene meno si trasforma anche l’intera funzione dell’ economia.

E la domanda, oggi, la produzione è solo l’insieme delle operazioni, semplici o complesse, attraverso le quali si produce un ben trasformando altri beni? Oggi viviamo la fine della produzione, perché abbiamo trovato uno strumento finanziario (derivati finanziari) acquistabile sui mercati. J. Baudrillard scriveva: «Siamo alla fine della produzione. Questa forma, in Occidente, con l’enunciazione della legge mercantile del valore, cioè con il regno dell’economia politica. In precedenza niente è prodotto propriamente parlando: tutto è dedotto, mediante la grazia (Dio) o la gratificazione (la natura), da un’istanza che da o rifiuta le sue ricchezze. Il valore emana del regno delle qualità divine o naturali (esse si confondono per noi retrospettivamente). E ancora cosi che i fisiocrati vedono il ciclo della terra e del lavoro: quest’ultimo non ha un valore proprio.» [7]

Come possiamo passare dall’antropologia filosofica all’antropologia economica?

L’economia era un passaggio dall’economia di sopravvivenza, all’economia di sussistenza. La prima cioè l’economia primitiva, è un’economia di sopravvivenza in quanto la sua arretratezza tecnica impedisce la produzione di surplus e l’accantonamento di scorte in grado di garantire quanto meno l’avvenire immediato del gruppo. Qui nell’economia primitiva esistono anche le dinamiche relazionali del dono. Il dono è una forma di scambio con tutti i caratteri di libertà e di spontaneità (anti-ulitarismo) [8].

Ma quando l’economia passa allo stadio dell’economia di sussistenza (homo economicus) il dono non ha più un carattere di libertà e di spontaneità. Cosi non c’è più la scommessa sulla fiducia e la lealtà con le quali ci si relaziona agli altri. Oggi l’economia universale sembra andare di bolla in bolla (la bolla speculativa in economia è una particolare fase di mercato caratterizzata da un aumento considerevole e ingiustificato dei prezzi di uno o più beni, dovuto ad una crescita della domanda repentina e limitata nel tempo. Bolla dei derivati bancari, bolla produttiva, bolla dei prodotti, ecc) e ha una mentalità di casinò.

E come scriveva Jean Baudrillard «oggi non dobbiamo neanche più sognare: l’Economia Politica cessa di esistere sotto i nostri occhi si trasforma da se stessa in una transceconomia della speculazione che si prende gioco della propria logica (la legge del valore, le leggi del mercato, la produzione, il plus-valore, la logica classica del capitale) e che dunque non ha più nulla di economico né di politico. Un puro gioco dalle regole fluttuanti e arbitrarie, un gioco di catastrofe… Cosa si può opporre a un tale modo di rilanciare che recupera alla sua maniera l’energia del poker, del potlatch, della parte maledetta, che costituisce in qualche modo il passaggio alla fase estetica e delirante dell’Economia Politica? Questa fine inattesa, questa transizione di fase, questa curva di flessione è in fondo ben più originale di tutte le nostre utopie politiche.» [9]

La politica della borghesia, ha fatto l’economia di un Dio economizzando sulla vita degli uomini. Ha anche fatto dell’economico un imperativo sacro e della vita un sistema economico. E’ questo schema, per molti anni i «programmatori» del presente ma anche del futuro, vogliono umanizzare. L’economia chiusa e oligarchica è diventata sopravvivenza, cioè vita ridotta all’essenziale alla forma astratta, al fermento necessario perché l’uomo partecipi alla produzione e al consumo.

Notte:
[1] Eraclito. Cfr.Diel –Kranz Fragmente der Vorsokratiker, I, 148
[2] Aristotele. Etica Eudemia 138a
[3] Aristotele. Politica 125b 17-41
[4] J. Baudrillard Lo scambio simbolico e la morte. Universale Economica Feltrinelli. 2002, cit, p, 24.
[5] Aristotele. Etica Eudemia Libro IV,cap, 9.
[6] Platone. Repubblica Z, 521 a. Leggi 88e.
[7] Baudrillard Lo scambio simbolico e la morte. Universale Economica Feltrinelli. 2002, cit, p, 21.
[8] M. Mauss Saggio sul dono. Piccola Biblioteca Einaudi.
[9] J. Baudrillard La trasparenza del male. Sugarco Edizioni, cit, p, 42.

Apostolos Apostolou
Docente di Filosofia.

Redazione Radici

 

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