Viaggio in Transnistria, tra scuole chiuse e check point

Viaggio in Transnistria, tra scuole chiuse e check point
© Vajhan Martirosian - Un lanciarazzi portatile abbandonato dopo l'attacco in Transnistria

A raccontare all’AGI quello che sta accadendo in quella striscia di terra che confina con l’Ucraina, è Vahan Martirosian, un filmaker di origine armena, che ha fatto parte dell’esercito ucraino

 “Hanno appena chiuso tutte le scuole in Transnistria “e stanno posizionando checkpoint militari a Tiraspol”, la capitale della piccola regione auto dichiaratasi indipendente dal ’92, dove ieri ci sono state “tre esplosioni”.

A raccontare all’AGI quello che sta accadendo in quella striscia di terra che confina con l’Ucraina, è Vahan Martirosian, un filmaker di origine armena, che ha fatto parte dell’esercito ucraino, e che per le sue idee non è più ospite gradito in Transnistria, i confini sono chiusi per lui ed è stata aperta una inchiesta.

Ci spiega che le informazioni da quella regione sono controllate ed è difficile avere notizie, lui ci riesce attraverso la sua rete di conoscenze, visto che per diverso tempo ha abitato anche lì.

“Poco fa ho sentito un amico che abita a Tiraspol, mi ha detto che c’è molta gente alla frontiera che sta lasciando la Transnistria, verso la Moldavia, adesso hanno paura. Dopo i razzi lanciati a Tiraspol sul ministero della sicurezza, c’è stata anche una esplosione a Parcani, a 10 km dalla capitale e a 20 dalla frontiera. E una a Mayak dove è stato distrutto un trasmettitore radio”.

A quanto ci dice ci sarebbero state 3 vittime a Tiraspol, ma la notizia non è apparsa sui media. Qualcuno da un’auto avrebbe sparato uccidendo 3 persone. Ma al momento la matrice di questo attacco è sconosciuta. Quanto alle esplosioni, le autorità hanno parlato di “attacco terroristico in corso”.

Ma Vahan non ha dubbi su quanto accaduto: “è stata una provocazione della sicurezza russa. Lo fanno per avere una ragione per attivare l’esercito della Transnistria: 5.500 di soldati più 20 mila riserve”.

Da ricordare che il 90 cento della popolazione è filorussa. “I russi dicono che la gente della Transnistria ha bisogno del loro aiuto. È un territorio che occupano di fatto da 30 anni“. L’importanza di questo piccolo stato si spiega in più modi: “nella città di Kolbasna, si trova il più grande deposito di armi di tutta Europa. E a Tiraspol c’è un aeroporto, che non funziona più dall’indipendenza, ma che stanno sistemando, pulendo le piste, perché è strategico per l’esercito”.

Potrebbe essere usato dalle truppe russe per attaccare Odessa? “Di certo stanno preparando qualcosa, altrimenti perché sistemerebbero le piste di atterraggio? Penso che il Cremlino attiverà tutte le truppe, anche quelle della Transnistria, perché vogliono tutta l’Ucraina. Usano le truppe della Transnistria per arrivare a Odessa, e dopo potrebbero arrivare alla Moldavia. Adesso non hanno abbastanza risorse per attaccare anche noi, hanno avuto molte perdite. Ma in un secondo momento dell’offensiva, questo potrebbe accadere. Il rischio c’è ed è reale. Putin vuole ricreare l’Unione sovietica”.

Non stupisce quindi che territori occupati dell’Ucraina sventoli di nuovo la bandiera dell’Unione sovietica accanto a quella russa. E a Melitopol, tra le prime città occupate a febbraio, è comparsa una statua di Lenin.

AGI

 

Redazione Radici

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