Sfogliamondo: il duello Macron-Le Pen non scalza la guerra dalle prime pagine

Sfogliamondo: il duello Macron-Le Pen non scalza la guerra dalle prime pagine

Sotto i fari della stampa estera anche il crollo di Netflix in Borsa e il lockdown anti-Covid in Cina

Molta attenzione sulla stampa internazionale per il dibattito televisivo tra Macron e Le Pen. L’Ucraina sulla maggioranza delle prima pagine europee scivola in basso, mentre resta in apertura (con la rilevante eccezione del Wall Street Journal) su quelle americane. Un’altra notizia cui viene dato risalto è il crollo in borsa di Netflix, mentre sulla stampa tedesca tiene ancora banco la polemica politica sui ritardi nelle forniture di armi all’Ucraina. Solo i media cinesi, invece, mettono in primo piano il colloquio telefonico di ieri tra i ministri della Difesa cinese e americano.

Washington Post

Il test del missile intercontinentale Sarmat effettuato ieri dalla Russia è in grande evidenza sul Washington Post, che in apertura titola “Putin agita la minaccia dei missili balistici”. Una mossa, osserva il giornale, giocata “mentre l’Ucraina resiste a Mariupol, città portuale strategica” per l’operazione bellica russa. Il capo del Cremlino non solo ha detto che il vettore “è in grado di superare tutti i sistemi di difesa missilistica” e che “farà pensare due volte coloro che cercano di minacciare il nostro Paese”, ma anche sottolineato che “il missile RS-28 Sarmat con capacità nucleare è stato realizzato utilizzando parti esclusivamente prodotte internamente – un’evidente frecciate sulle sanzioni occidentali, che hanno impedito a Mosca di ottenere componenti critici per altri sistemi d’arma”. Dichiarazioni che suonano, secondo il Post, da un lato come “un promemoria della potenza militare di uno Stato dotato di armi nucleari e della sua potenziale volontà di escalation di una guerra brutale che sembra non essere vicina alla fine”, e dall’altro come una sfida aperta a Washington perché “dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, un lancio di prova di un missile balistico intercontinentale Minuteman III statunitense è stato posticipato perché non si voleva che la Russia fraintendesse una tale dimostrazione di potenza di fuoco o la usasse come giustificazione per intensificare le ostilità in Ucraina”. In rilievo anche le forniture americane di armi a Kiev: gli Usa stanno trasferendo in Ucraina una flotta di elicotteri Mi-17, originariamente acquistati dal governo afgano deposto dai Taliban.

New York Times

I diversi aspetti degli sviluppi militari in Ucraina sono messi in risalto sulla prima pagina del New York Times. Sotto un titolo di apertura sui bombardamenti russi che “cercano di indebolire le difese sul fronte orientale”, due articoli diversi sono dedicati uno alla resistenza ucraina e al dramma dei civili, l’altro al test del missile balistico russo Sarmat sbandierato ieri da Putin con toni minacciosi. Una minaccia la cui effettiva portata è però incerta, evidenzia il Nyt: “Non è ancora chiaro se il missile, che secondo il ministero della Difesa russo potrebbe trasportare più testate nucleari e superare le difese in qualsiasi parte del mondo, possieda effettivamente capacità in grado di capovolgere una situazione”, perché lo stesso ministero “ha  riconosciuto che il missile non è ancora pronto per il dispiegamento attivo e gli Stati Uniti hanno affermato di non essere stati sorpresi dal lancio”, di cui Washington era stata informata in anticipo. Un servizio, impaginato sotto l’apertura, racconta la vicenda di uno sconosciuto disoccupato slovacco, Bohus Garbar, arruolato da Mosca come agente “per spiare e seminare discordia in occidente”. Benché risulti nullatenente, Garbar “è comunque riuscito a donare migliaia di euro ai partiti politici di estrema destra favorevoli al Cremlino in Slovacchia” e “ha anche lavorato gratuitamente come collaboratore di un sito web anti-establishment noto per rilanciare la propaganda russa”. Un video dei servizi segreti slovacchi hanno ripreso suo nipote mentre riceve due biglietti da 500 euro “ritenuti solo una piccola parte di pagamenti per decine di migliaia di euro consegnatigli da un funzionario dei servizi segreti militari russi, che lavora sotto copertura nell’ambasciata russa di Bratislava”.

Wall Street Journal

La guerra in Ucraina ha condizionato il dibattito televisivo tra Macron e Le Pen, secondo il Wall Street Journal, che mette il duello per l’Eliseo in apertura. I due candidati “si sono scambiati colpiti su chi dei due fosse più vicino a Mosca e meglio attrezzato per affrontare le ricadute economiche della guerra”, scrive il giornale che evidenzia anche il sondaggio rapido tra i telespettatori condotto dalla società Elabe secondo cui il 59% ha trovato Macron il più convincente, rispetto al 39% della Le Pen. Macron ha accusato l’avversaria di aver ottenuto un prestito da una banca russa per il suo partito, lei ha replicato sostenendo di averlo fatto perché le banche francesi glielo avevano rifiutato e accusando a sua volta il presidente uscente di essere “intimo” di Putin, tanto da averlo ospitato a Versailles appena eletto cinque anni fa. Di spalla, il crollo di Netflix in Borsa dopo che per la prima volta da 10 anni la società di streaming ha registrato un calo, e consistente, di abbonata. Un crollo, osserva il Wsj, di cui i concorrenti non possono gioire visto che l’ondata di vendite si è allargata a tutto il settore. Ucraina a centro pagina, con la Russia che spinge sul fronte orientale e l’Occidente che invia altre armi a Kiev, e un approfondimento sul re dell’acciaio russo Alexey Mordashov, “l’oligarca che ha più da perdere” con le sanzioni economiche contro Mosca.

Financial Times

Il crollo di Netflix, che ha perso il 40% del suo valore in Borsa (ovvero, quasi 60 miliardi di dollari) dopo aver rilevato che gli abbonamenti sono in calo, è la notizia più importante per il Financial Times, che la impagina in apertura con un grosso titolo. Finisce dopo 10 anni la crescita della società di streaming, mentre 2 milioni di clienti sono pronti ad abbandonarla, sottolinea il giornale, che parla di “saturazione del mercato, specialmente in Usa e Canada, che rende difficile la crescita di abbonamenti”: una valutazione poco ottimistica sulle prospettive della società, fonte di sfiducia per gli investitori. Il terremoto Netflix si è sentito in tutta l’industria mediatica, pesando, ad esempio, sulle azioni di gruppi come Disney, riferisce Ft. In prima pagina c’è solo un altro titolo, ed è per la decisione di Wimbledon di escludere dal torneo i tennisti russi e bielorussi: una nuova ‘sanzione’ nel mondo dello sport per la guerra in Ucraina.

The Times

Interamente dedicata a notizie britanniche la prima pagina del Times, da cui l’Ucraina è assente per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa. In fascia alta il titolo è per la partita parlamentare che Boris Johnson sta giocando dopo essere stato multato per le feste a Downing Street durante il lockdown. “Il premier cercherà di ritardare un danno voto dei Comuni dopo aver preso atto di non poter affossare l’inchiesta per accertare se abbia o meno mentito al Parlamento”, scrive il giornale, secondo cui per evitare che oggi Westminster si pronunci sulla mozione che sollecita un’indagine parlamentare, nel timore di defezioni tra le file dei Tory, il governo proporrà che la votazione si tenga solo dopo che si sarà conclusa l’indagine penale. Fonti del partito conservatore, citate dal quotidiano, prevedono che questa mossa riuscirà a ricompattare i gruppi. Il titolone centrale è sulla proposta del garante per l’infanzia di estendere a tutto il Regno Unito le norme già vigenti in Scozia e Galles che vietano ai genitori di picchiare i loro figli a scopi educativi. Spazio, infine, all’infinita saga della famiglia reale, con Harry che in un’intervista televisiva non risponde alla domanda su quanto gli manchino il padre Carlo e il fratello William dopo il suo trasferimento negli Usa con la moglie Meghan.

Le Monde

Le Monde chiude presto in tipografia e quindi sulla sua prima pagina manca il dibattito televisivo tra Macron e Le Pen, e l’apertura è dedicata a un sondaggio commissionato dallo stesso giornale a Ipsos, che dà il presidente uscente al 56% e la leader del Rassemblement National al 44%. Ma anche se può apparire ampio nei numeri, quello di Macron è un “fragile vantaggio”, dice il titolo del quotidiano, perché “è uno scarto che si regge in parte su un voto di sbarramento, senza entusiasmo da parte dell’elettorato di sinistra”. E questa disaffezione è una variabile che, nel giorno delle urne, potrebbe incidere. Se si vuol sapere come la pensa Le Monde sul confronto tv, non resta che andare sul sito del giornale: qui viene dichiarato vincitore Macron, che ha giocato all’attacco, mentre per Le Pen, che “dopo una falsa partenza non è riuscita a rientrare in gioco”, è stata “un’occasione mancata”. Spazio per l’Ucraina ridotto a un piccolo riquadro che rimanda a un reportage nell’interno, su come i sindaci della regione di Kiev hanno guidato la resistenza all’attacco russo contro la capitale.

Le Figaro

“Macron domina, Le Pen tiene botta”: con questo titolo, che suggerisce un sostanziale pareggio, Le Figaro apre sul duello tv tra il presidente uscente e la leader del Rassemblement National. “Ci sarà un francese che ha cambiato il suo voto?”, si chiede il quotidiano nel suo editoriale, secondo cui “pare che ciascuno dei due campi possa trovare ragioni per essere soddisfatto”. Macron “ha dimostrato, ancora una volta, un’evidente superiorità nel controllo delle questioni economiche, un’intenzione di destabilizzare la sua avversaria, soprattutto sulla Russia, un gusto per la dialettica crescente man mano che si andava avanti”, mentre “Le Pen è riuscita a mantenere un livello tecnico e retorico nettamente superiore al suo precedente dibattito. Tuttavia, non è mai riuscita a imporre un dominio evidente, a ribaltare l’impressione collettiva di una legittimazione acquisita e perdurante di Emmanuel Macron, a rispondere ai ripetuti attacchi del capo dello Stato”. Ma “quel che veramente emerge da questa conversazione vivace, a volte aggressiva, però sempre interessante, è un antagonismo irrimediabile. Due France faccia a faccia e una terza che si è sentita trascurata” mentre i due candidati discutevano “senza sviluppare una visione che potesse mettere ordine nel gran disordine delle loro proposte”. E’ mancata, insomma, la politica, che non è “una tecnocrazia regolamentare”, conclude il quotidiano. Le presidenziali fanno scivolare nella parte inferiore della prima pagina l’Ucraina, con titolo sul Donbass sotto le bombe russe.

El Pais

Il confronto televisivo tra Macron e Le Pen domina la prima pagina di El Pais. “Le Pen vende moderazione per accorciare le distanze con Macron in un teso dibattito elettorale”, dice il titolo del quotidiano, convinto che non ci sia stato un vero vincitore del duello davanti alle telecamere: “Il presidente francese Emmanuel Macron ha dominato il contenuto e la dialettica del dibattito di mercoledì sera contro la sua rivale Marine Le Pen, ma non l’ha messa fuori gioco come cinque anni fa. Le Pen ha resistito. Ha ammorbidito la sua immagine e è più abbronzata. Nonostante sia la candidata di estrema destra, il presidente ha rinunciato a qualificarla così. Ha preferito mettere in discussione la sua competenza a governare”. Ma, secondo El Pais “non c’è stato un momento decisivo durante le 2 ore e 45 minuti di dibattito, né grandi errori che possano far pendere la bilancia. Può essere una piccola vittoria per Le Pen, ma sicuramente non sufficiente: non cambierà quasi nulla in campagna”. Ancora in evidenza, nel colonnino di spalla, il caso dello spionaggio ai danni dei leader della Catalogna, con nuovi particolari sul programma di intercettazioni, inizialmente limitato ma ampliatosi molto dopo l’inizio del processo contro i leader secessionisti per l’autogestito referendum sull’indipendenza. In basso l’Ucraina: “Putin dice che offre un patto a Kiev mentre si vanta dei suoi missili balistici”.

Frankfurter Allgemeine Zeitung

Apre sul perdurante lockdown di Shanghai la Frankfurter Allgemeine Zeitung, con accenti critici sul confinamento “imposto spietatamente alla città” e motivato politicamente perché “l’unica cosa che le autorità tengono in considerazione è Xi Jinping e la sua volontà di dimostrare al mondo intero che solo lui conosce la strada per il post pandemia”. Resta in evidenza sulla prima pagina la polemica tra i partiti tedeschi, anche della maggioranza, sui ritardi nella fornitura di armi all’Ucraina, interpretata, non solo a Berlino ma anche a Kiev e in molte cancellerie europee, come segno di una riluttanza del cancelliere Scholz. Il giornale osserva riflette in un editoriale che la questione segna un’ulteriore e profonda frattura all’interno della coalizione semaforo che sostiene il governo, già divisa sulle vaccinazioni obbligatorie e altri temi interni come i limiti di velocità: “E’ ancora lontana una crisi esistenziale, ma c’è una tremenda crisi nell’alleanza”, rileva la Faz. In fascia alta anche lo scandalo che investe la Linke, il partito di sinistra: la leader Janine Wissler è accusata di aver aggredito sessualmente una giovane compagna di partito e che rischia ora un processo penale. “E’ il più grave caso di violenza sessuale in un partito rappresentato al Bundestag nella storia della Germania”, sottolinea il quotidiano. Ucraina più in basso, con titolo sull’impegno dei Paesi della Nato, Usa in testa, ad aumentare gli aiuti militari per Kiev, consegnando altre e più potenti armi.

China Daily

Attentissima agli equilibri nella regione dell’Asia-Pacifico, Pechino guarda con molto interesse alle elezioni politiche del mese prossimo in Australia, cui il China Daily dedica un lungo focus firmato dall’australiano Digby Wren, analista politico della Deakin University di Melbourne. “Dal 2020, nel tentativo di contenere le ricadute economiche dell’escalation della nuova pandemia di coronavirus e della prima recessione australiana in 30 anni, il Partito Liberale ha iniziato a pubblicizzare la narrativa della ‘minaccia cinese’ e si è unito all’isteria anglo-americana sulla questione di Taiwan, che ha portato alla formalizzazione del dialogo Quad (Giappone, India, Australia e Usa) e infine dell’alleanza Aukus (Australia, Regno Unito e USA)”, afferma Wren, nell’evidenziare la Cina è un tema centrale della campagna elettorale, con i liberali del premier Scott Morrison che ripetono che una vittoria dei laburisti guidata da Anthony Albanese sarebbe gradita a Pechino, e avvertono del pericolo che si saldi “un arco dell’autocrazia” tra Mosca e Pechino, intrecciando la guerra in Ucraina con un potenziale conflitto su Taiwan. I laburisti sono in testa nei sondaggi (55% di intenzioni di voto contro il 45% per i liberali), ricorda l’articolo, e conclude che “se i sondaggi sono una guida, Albanese ha capito che i rapporti con la Cina sono essenziali per realizzare la piattaforma economica del Labour”.

Quotidiano del Popolo

Per bocca del suo ministro della Difesa, Wei Fenghe, la Cina ha avvertito gli Usa di cessare le loro provocazioni navali nel Pacifico e di non tentare di infangare Pechino usando la guerra in Ucraina. E’ il contenuto di una conversazione telefonica che Wei ha avuto ieri con il segretario americano alla Difesa, Lloyd Austin, su richiesta di quest’ultimo, come sottolinea il People’s Daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, che mette in rilievo la notizia del colloquio, il primo tra i due. Taiwan è stata, ovviamente, tra i temi discussi e – riferisce il giornale – Wei ha “solennemente confermato che Taiwan è una parte inalienabile della Cina, e questo è un fatto e uno status quo che nessuno può cambiare”. Quella dell’isola è per Pechino, ha avvertito il ministro, “una questione che, se non verrà gestita bene, avrà un impatto dirompente sulle relazioni Cina-Usa”, perché “l’esercito cinese salvaguarderà risolutamente la sovranità nazionale, la sicurezza e l’integrità territoriale”. Da parte sua, secondo il quotidiano cinese, Austin “ha ribadito che gli Usa restano attestati sulla politica di una sola Cina”. Entrambi hanno poi confermato la volontà di lavorare per un approfondimento degli scambi e della cooperazione militare, secondo le linee guida del consenso raggiunto da Xi Jinping e Biden per “impegnarsi nel rispetto reciproco, coesistere pacificamente ed evitare il confronto”.

AGI

Redazione Radici

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