“E’ una storia incentrata sul dubbio e sulla redenzione – dice il regista – fin da quando ho iniziato a scrivere i miei primi film insieme a Giovanni Veronesi ci siamo subito ripromessi di attribuire dei dubbi ad ogni mio personaggio che immaginavamo a seconda dell’età che aveva: a 30 anni venivo travolto dall’Amore e a 40 ero un Peter Pan che nonostante la sua età non voleva mollare la sua posizione in campo sentimentale, come ad esempio ne “Il paradiso all’improvviso” oppure pensa a “Ti amo in tutte le lingue del mondo” dove ero alle prese con le pene di amore di un uomo lasciato dalla sua donna”.
“Seguendo questa logica – prosegue – a 50 anni ho iniziato a raccontare i rapporti con una figlia (come è avvenuto in “Se son rose”) e i primi veri bilanci in cui ci si chiede se nella vita si sono fatte o meno le cose che si sarebbero dovute fare.
Per “Il sesso degli angeli” la figura di un prete ci sembrava la più adatta per un dubbio supremo: don Simone è sempre stato un buon sacerdote fermo nelle sue convinzioni e nella sua fede oppure no? Questa fede che lo ha accompagnato in tanti anni c’è ancora oppure è finita? Quando arriva nel bordello svizzero si suppone che i punti interrogativi si debbano sciogliere tutti..”.