Il viaggio di Hubble tra i pianeti ultra-caldi

Il viaggio di Hubble tra i pianeti ultra-caldi

Gli ultimi due studi hanno interessato i mondi lontani battezzati Wasp-178b e Kelt 20b

Sulla Terra abbiamo l’abitudine di consultare le previsioni meteo per organizzare la nostra giornata: se dicono che pioverà o ci sarà il sole, sono di solito molto attendibili. Ma cosa succede quando usciamo dal nostro pianeta? E ancora di più, quando usciamo dal Sistema Solare? Se lo stanno chiedendo gli astronomi che hanno accesso ai dati del telescopio spaziale Hubble, che ha allo studio una classe di esopianeti ultra-caldi. In merito, sono stati pubblicati di recente due articoli scientifici che descrivono le bollenti condizioni di mondi grandi quanto Giove, talmente vicini alla stella intorno a cui orbitano da venire ‘arrostiti’ a  più di 1600 gradi centigradi. Un caldo simile è in grado di far vaporizzare i metalli, titanio compreso. Delle atmosfere così calde non si erano mai osservate prima intorno a nessun pianeta, spiegano dalla Nasa.

Delle condizioni meteorologiche così estreme portano a osservare delle bizzarrie, come, per esempio,  una pioggia di roccia vaporizzata su un pianeta, oppure l’atmosfera superiore surriscaldata di un altro. Quello che interessa agli astronomi non è tanto la compilazione di un catalogo delle stranezze, quanto piuttosto avere una panoramica della chimica dei mondi lontani che popolano le frange più lontane della nostra galassia.

GLI ESOPIANETI SUPERCALDI 

Gli ultimi due studi del team di Hubble hanno interessato i mondi lontani battezzati Wasp-178b e Kelt 20b. Del primo se ne è parlato in un articolo di aprile su Nature, in cui il mondo a 1300 anni luce da noi presenta una posizione tale per cui sempre lo stesso lato è esposto alla luce e al calore della stella, con un’atmosfera priva di nuvole e ricca di monossido di silicio. Sul lato oscuro dell’esopianeta  il monossido di silicio può raffreddarsi abbastanza da condensarsi in roccia che piove dalle nuvole.

Su Astrophysical Journal Letters è invece stato pubblicato uno studio, in gennaio, che prende in esame il ‘Giove supercaldo’ Kelt-20b’, situato a 400 anni luce da noi.  Su questo pianeta un’esplosione di luce ultravioletta dalla sua stella madre sta creando uno strato termico nell’atmosfera, proprio come la stratosfera terrestre.

IL CLIMA SUGLI ESOPIANETI

“Non abbiamo ancora una buona comprensione del tempo in diversi ambienti planetari”, ha commentato David Sing della Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland, coautore dei due studi riportati. “Quando guardi la Terra, tutte le nostre previsioni meteorologiche sono ancora perfettamente sintonizzate su ciò che possiamo misurare. Ma quando vai su un esopianeta distante, hai poteri predittivi limitati perché non hai costruito una teoria generale su come tutto in un’atmosfera va insieme e risponde a condizioni estreme. Anche se conosci la chimica e la fisica di base, non sai come si manifesterà in modi complessi”.

Sebbene i pianeti gioviani super caldi siano inabitabili, questo tipo di ricerca aiuta a spianare la strada a una migliore comprensione delle atmosfere di pianeti simil terrestri potenzialmente abitabili.  “Questo è un test delle nostre tecniche che ci consente di costruire una comprensione generale delle proprietà fisiche come la formazione di nubi e la struttura atmosferica”, ha spiegato Josh Lothringer della Utah Valley University.

IL TELESCOPIO HUBBLE

Il telescopio spaziale Hubble, 32 anni di attività, è nato dalla collaborazione tra le agenzie spaziali statunitense ed europea, la Nasa e l’Esa. Dovrebbe cessare definitivamente la sua attività entro gli anni Trenta, lasciando il testimone al James Webb Space Telescope.

Redazione Radici

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