L’Indice FAO dei prezzi dell’olio vegetale è aumentato invece del 23,2%, trainato dalle quotazioni più alte dell’olio di semi di girasole, di cui l’Ucraina è il principale esportatore mondiale. Anche i prezzi dell’olio di palma, soia e colza sono aumentati notevolmente.

Seppur a livelli minori, sono aumentati anche i prezzi di zucchero (6,7%), carne (4,8%, quanto basta per toccare però anche qui il massimo storico) e prodotti lattiero-caseari (2,6%). Ma il bollettino Fao prevede anche un aumento dell’offerta mondiale di grano per il 2022, sbilanciata però dalla parte della Russia: se l’Ucraina il prossimo anno perderà circa il 20 per cento della produzione a causa del mancato raccolto per via della guerra, nella Federazione Russa invece condizioni meteorologiche favorevoli porteranno a un incremento della produzione. Le sanzioni emanate nei confronti di Mosca renderanno quasi inutile per i mercati occidentali il surplus di grano russo, tanto che la Fao ha ridotto le sue previsioni di scambi mondiali di cereali nell’anno commerciale in corso a 469 milioni di tonnellate.

Anche in questo caso, come nell’energia, l’Italia potrebbe essere particolarmente colpita dal mancato import dalla Russia: secondo la Coldiretti infatti, l’Italia negli ultimi 25 anni ha perso un quarto della propria superficie coltivabile per colpa dell’insufficiente riconoscimento economico del lavoro in agricoltura.

Il risultato è che l’Italia è obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche di mais e soia.