I migranti: cittadini del mondo

I migranti: cittadini del mondo

Fagocitata tra le notizie  sulle gravissime conseguenze della  epidemia da covid, con  il suo triste quanto spaventoso  bilancio di milioni di morti in tutto il mondo e  che ha bloccato per ben due anni la vita di città, di persone ed ogni altra attività umana e quelle sulla sanguinosa  guerra in Ucraina, scatenata dalla Russia per  miserabili ragioni di dominio (controllo dei territori ex URSS e loro riannessione alla  Russia putiniana), di  potere e di interessi essenzialmente economico, la  vicenda  dello sbarco dei migranti in Italia è passata in sordina, diventando un problema di second’ordine, di cui ormai si parla ben poco e che sembra non faccia più notizia.

Ovviamente i media ed i social preferiscono dedicare titoloni ai due problemi dianzi  citati  Eppure lo sbarco di migranti, soprattutto lungo le coste della Puglia, provenienti dalla Libia, dalla Somalia ,dalla Nigeria, dalla Tunisia, dal Marocco, e da numerose altre nazioni africane continua , ogni giorno si contano sempre  nuove vittime tra le quali donne e bambini  Anche se ormai siamo nel terzo millennio da quasi un trentennio, la maggior parte della popolazione mondiale si trova ancora a lottare contro la fame, cerca disperatamente un lavoro, la libertà, la salute  o viene perseguitata per motivi politici e cerca di sfuggire alla morte.

Sembra incredibile che in un periodo che dovrebbe essere caratterizzato da un avanzato progresso tecnologico e da una enciclopedica normativa internazionale che tutela la libertà degli individui e ne riconosce il pieno diritto alla mobilità internazionale si verifichino ancora situazioni simili, eppure è così. Da sempre, la soluzione più efficace per l’uomo, è la stessa: immigrare in un paese più ricco o sviluppato, o che comunque presenti un maggior numero di possibilità di lavoro, di vita, di cure sanitarie, aneliti di libertà. I flussi migratori dall’Africa del nord o dal Vicino Oriente, punti di transito per paesi ben più lontani, sono una realtà, peraltro ben conosciuta,  da anni. Quotidianamente si hanno  notizie di sbarchi di migranti per lo più irregolari e nonostante ciò non si è ancora riusciti a trovare una soluzione per arginare i problemi alla base della partenza dei migranti verso l’Europa (e non solo).

Le immigrazioni spaventano la popolazione del paese ospitante, al punto che il fenomeno è conosciuto purtroppo con il nome di xenofobia. Il rifiuto dei migranti è diffuso ovunque: quasi sempre si assume un comportamento del tutto razzista., spesso di repulsione e nel migliore dei casi atteggiamenti tolleranti improntati a carità cristiana ed  accoglienza evangelica Il razzismo, purtroppo, nasce molto spesso dall’ignoranza, nel senso più puro del termine: la gente solitamente non conosce il motivo per cui chi emigra va alla ricerca di una speranza, di un sogno in un paese nuovo fuggendo da paesi devastati da guerre, dittature, conflitti etnici e calamità naturali.

A tal proposito bisogna anche riflettere sul fatto che non è possibile dimenticare l’esito delle imponenti migrazioni di massa del passato, fatte stavolta dai conquistatori europei: non dimentichiamo che tra i fatti più  raccapriccianti vanno annoverati quelli accaduti in America ed in Australia dove furono sterminati o fatti prigionieri tutti gli indigeni del luogo, vittime di un vero e proprio genocidio. Adesso, dunque, la situazione si è capovolta: il migrante si vede spesso vittima di violenze razziste ed abusi, anche quando gli sia stato riconosciuto lo status di rifugiato politico. Non è raro che tra gli immigrati emergano rilevanti figure in ambito politico, nello sport e nelle arti e nel mondo della cultura e che i lavoratori migranti diano un contributo economico e culturale al paese ospitante: nella sola Germania, per fare un esempio, l’immigrazione ha contribuito ad un aumento considerevole del prodotto interno lordo per abitante ed in qualche modo lo stesso risultato si è verificato anche in Italia.

Nonostante ciò, però, nella maggior parte dei casi vengono operate evidenti restrizioni: i poveri sono immediatamente ricacciati nei loro paesi di origine, mentre quando a emigrare sono uomini d’affari stranieri viene riservata loro una “calda accoglienza”: come a dire che l’immigrazione, più che un fatto di necessità, sia una questione di potere. Ma l’immigrazione non ha soltanto riguardato il Nord Africa o l’Europa orientale; noi spesso parliamo di loro ma poi in realtà parliamo anche di noi.   L’immigrazione, infatti, è come uno specchio: più lo guardiamo, più ci rimanda l’immagine della nostra società e della nostra vita.

Paesi come l’Italia sono vittime della cosiddetta immigrazione interna: molti giovani (e non solo)  italiani ancora oggi emigrano dal Sud Italia verso il Nord alla ricerca di un lavoro,, ma anche per motivi di studio o per potersi curare in strutture ospedaliere altamente specializzate ed apprezzate in tutta l’Europa. È da aggiungere poi che gli spostamenti di popoli da una terra ad un’altra hanno caratterizzato la storia umana per migliaia di anni: è stato un fenomeno sempre presente che ha interessato a volte singole famiglie, a volte intere popolazioni. Fin dalla preistoria l’uomo si è spostato da un territorio all’altro in cerca di cibo e di acqua : si pensi, inoltre, alle migrazioni degli ebrei dall’Egitto verso la Terra promessa o a quelle che sono state le imponenti invasioni barbariche che hanno interessato l’Europa del V secolo e che, pian piano, hanno provocato il crollo dell’impero romano d’Occidente.

Tra la fine del XIX secolo e la fine del XX anche milioni di italiani hanno lasciato l’Italia per andare a vivere e lavorare all’ estero: le mete principali sono state l’America Latina e gli Stati Uniti. Oggi l’Italia sembra preoccupata per gli sbarchi di migranti che arrivano nella nostra penisola per cercare lavoro e migliori condizioni di vita. Molti italiani ( non solo del nordest) sono ancora  convinti che la situazione in corso sia un’emergenza: questo perché l’immigrato viene spesso considerato come un delinquente, un poco di buono, un soggetto poco affidabile sul piano sociale.

Purtroppo, però, questa situazione è destinata a continuare fino a quando l’immigrato, il profugo e il rifugiato non verrà universalmente considerato come “cittadino del mondo” in una moderna visione cosmopolita che sembra sempre più caratterizzare il nostro tempo. In Italia, chissà, se su questo tema siamo a buon punto oppure, ancora molto lontani.

Giacomo Marcario

Antonio Peragine

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