Draghi: “Le sanzioni funzionano ma pronti a inasprirle per raggiungere la pace”

Draghi: “Le sanzioni funzionano ma pronti a inasprirle per raggiungere la pace”

Il premier dopo il vertice Nato e il G7: straordinaria unità contro la Russia, nessuna condanna alla Cina ma ora contribuisca a una soluzione. Il gas in rubli è una violazione contrattuale. Infine ribadisce: nessun coinvolgimento di Nato o Ue per la no fly zone

I vertici sono detto e non detto, occhiate, movimenti del corpo, dettagli che diventano essenza, la prossemica della diplomazia. Il primo colpo d’occhio della giornata arriva con il caloroso saluto e la stretta di mano tra il presidente americano Joe Biden e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan al vertice straordinario della Nato sulla guerra in Ucraina.

I due leader si sono fermati a parlare per qualche minuto prima della foto di gruppo che ha preceduto l’avvio dei lavori. Erdogan ha ascoltato Biden, poi ha fatto un cenno d’assenso, quasi un ringraziamento per la parole del presidente americano. La Turchia rappresenta un elemento fondamentale dello scenario, è il secondo esercito Nato, ha un ruolo di cerniera tra Occidente e Oriente, ha buoni rapporti con Mosca, ha comprato i sistemi di difesa anti-missile russi S-400 che per alcuni analisti militari potrebbero essere “girati” all’Ucraina senza diventare un elemento di prova di un coinvolgimento diretto di un Paese Nato nel conflitto. Sono ipotesi circolate che non si sono mai concretizzate.

Prima ancora che la crisi tra Russia e Ucraina si trasformasse in guerra aperta, la Turchia si è a più riprese proposta come mediatore tra Mosca e Kiev, in virtù dei buoni rapporti con entrambi i Paesi, e nei giorni scorsi Erdogan ha confermato la disponibilità a ospitare i presidenti di Russia e Ucraina a Ankara o a Istanbul.

I rapporti bilaterali sono ottimi, il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu si è incontrato a Mosca con Serghei Lavrov il 16 marzo scorso e ha ribadito che “la guerra deve finire, la gente non deve morire. Oggi sono venuto qui a Mosca con questa convinzione. Abbiamo condiviso le nostre preoccupazioni in modo sincero e fatto la nostra parte per allentare le tensioni e aprire la scena alla diplomazia”, aveva detto il ministro turco sperando di “ospitare questo incontro (Putin-Zelenskiy) quando la situazione arriverà a quel punto… per un cessate il fuoco duraturo”.

“Abbiamo l’obbligo di costruire un mondo di pace, non di guerra”, ha dichiarato Erdogan nei giorni scorsi aprendo il forum diplomatico di Antalya, davanti a una platea composta, tra gli altri, dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Pur avendo condannato, anche in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’invasione della Russia e sostenuto la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, Ankara non ha aderito alle sanzioni economiche occidentali, come del resto non lo aveva fatto in occasione dell’occupazione russa della Crimea nel 2014. Sono elementi che pesano e danno alla Turchia una capacità di proposta e ascolto in più per il futuro negoziato tra Mosca e Kiev.

AGI

Redazione Radici

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