Vattani: “Ci sono varie opzioni per la neutralità permanente dell’Ucraina”

Vattani: “Ci sono varie opzioni per la neutralità permanente dell’Ucraina”
© Agf - Umberto Vattani

L’ex segretario generale della Farnesina, tra i più esperti conoscitori italiani della complessa macchina della diplomazia internazionale, spiega all’Agi i vari scenari possibili.

La neutralità permanente dell’Ucraina, fra le condizioni richieste da Mosca per por fine alla guerra nel Paese, potrebbe essere perseguita da Kiev secondo diverse soluzioni e per diverse strade. Lo spiega all’AGI Umberto Vattani, già segretario generale della Farnesina e tra i più esperti conoscitori italiani della complessa macchina della diplomazia internazionale.

“Per stabilire lo status di neutralità permanente”, dice, “l’Ucraina ha varie possibilità: quella di un trattato a due, di un trattato multilaterale o di una iniziativa unilaterale, con l’inserimento di questa condizione nella sua Costituzione a seguito, magari, di un accordo di pace”.

Gli obblighi di condotta che implicherebbe, per Kiev, lo status di neutralità permanente sono precisi: “Tanto in tempo di pace che in una situazione di conflitto il rispetto della neutralità permanente comporta che non si possano stringere alleanze militari né ospitare basi militari altrui. E in caso di conflitto armato – aggiunge Vattani – non si può prendere parte a favore di nessuno né concedere facilitazioni di transito sul proprio territorio (comprese ovviamente le acque) impedendo che sia utilizzato dai belligeranti a scopi ostili”.
Vattani ricorda che, naturalmente, “la neutralità permanente non impedirebbe all’Ucraina di entrare nell’Unione europea nè di partecipare con le sue forze armate a operazioni di peacekeeping”.

Numerosi gli esempi di neutralità permanente

 

Come quella tra Italia e Malta sancita nell’80 da un accordo a due in base al quale l’Italia è obbligata a fornire su richiesta maltese anche l’assistenza militare in caso di minaccia o violazione della sovranità, indipendenza o integrità territoriale per effetto di un attacco armato.

O come quella della Finlandia: sancita nel 1948 da un trattato di amicizia cooperazione e mutua assistenza con l’Urss, prevedeva che nessuno dei due firmatari avrebbe aderito a una coalizione diretta contro l’altro. Il trattato fu rivisto all’inizio degli anni ’90, quando Helsinki volle ridefinire la propria condizione in un non allineamento militare, che consente una difesa indipendente ma non la partecipazione ad alleanze militari.

Tra gli altri esempi quello della Svizzera, la cui neutralità permanente fu sancita nel 1815 e recepita nella Costituzione; dello Stato Città del Vaticano, grazie a un accordo bilaterale con l’Italia (i Patti Lateranensi) del 1929; o ancora il caso dell’Austria, che ha inserito nella Costituzione lo status di Paese neutrale in esecuzione di un protocollo siglato con l’Urss nel ’55 e lo ha fatto di propria iniziativa.

L’ideale sarebbe secondo Vattani, qualora l’Ucraina scelga di assumere lo status di neutralità permanente, “un trattato multilaterale in cui più Paesi da una parte e dall’altra stabiliscano e garantiscano questa neutralità che andrebbe, comunque, inserita nella Costituzione“. Va da sè che lo status di neutralità comporta l’esclusione di qualsiasi ipotesi di adesione futura alla Nato.


(AGI)

Redazione Radici

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